Uno scrittore, distrutto dalla delusione di aver perso l'amore della sua vita, cerca nelle altre donne brandelli della donna che non avrà mai più.
Uno scrittore, distrutto dalla delusione di aver perso l'amore della sua vita, cerca nelle altre donne brandelli della donna che non avrà mai più.
Quattro anni dopo la realizzazione di In the mood for love (2000), il regista cinese Wong Kar-wai torna a dirigere un lungometraggio ancora una volta incentrato sulle tormentate vicende erotiche e sentimentali di Chow, affascinante scrittore alle prese con la delusione amorosa incassata nel film precedente. Tuttavia, sebbene 2046 si presenti a tutti gli effetti come un sequel di In the mood for love, occorre precisare che tra i due film non intercorre una propedeuticità in senso stretto: la pellicola in questione, infatti, può essere compresa e apprezzata anche dallo spettatore che non sappia con precisione cosa sia accaduto nel capitolo precedente. È proprio per rendere il più possibile indipendente il film in esame che nella sceneggiatura, tramite l'espediente dei flashback, ricorrono vari ricordi della Su Li-Zhen di In the mood for love, così da fornire al pubblico tutti gli elementi necessari per la piena godibilità dell'opera.
2046 presenta una sceneggiatura piuttosto complessa. Il film è diviso in quattro archi narrativi principali, presentati in modo cronologicamente disordinato: i primi tre sono dedicati ad ognuna delle tre donne che Chow incontra (rispettivamente Wang, Bai e Su Li-Zhen), mentre l'ultimo si svolge nel fantascientifico universo parallelo immaginato dallo scrittore, fittiziamente autore di un romanzo in cui riversa le sue esperienze e fantasie erotiche. Dal momento che questo tipo di struttura narrativa finisce per mettere a dura prova la pazienza dello spettatore (soprattutto di quello occidentale), nei primi minuti inevitabilmente confuso dalla caotica successione degli eventi, Wong Kar-wai inserisce una voce fuori campo, indispensabile fil rouge utile a legare i pensieri del protagonista con le intime vicende che lo riguardano.
La pellicola può essere considerata a tutti gli effetti un trattato sul non-amore, di cui vengono mostrate tutte le sue sfaccettature: dapprima la passione fisica e carnale riversata su Bai, sedotta e abbandonata; poi l'affinità intellettuale, mostrata nei confronti di Wang; infine l'amore surrogato, in cui Chow finisce per proiettare su Su Li-Zhen il ricordo dell'amata perduta.
Nonostante dal punto di vista del protagonista ciascuno di questi aspetti finisca per indicare l'impossibilità di raggiungimento di un amore diverso da quello provato per la Su Li-Zhen di In the mood for love, lo stesso non può dirsi se si osservano le vicende dalla prospettiva delle donne, tutte e tre profondamente innamorate (Bai e Su Li-Zhen di Chow, mentre Wang del ragazzo giapponese). Di qui, tutto il senso di amarezza e mestizia che circonda lo scrittore, destinato a vagare in perenne solitudine, continuamente incompleto e inappagato.
Dal punto di vista tecnico ed estetico il film risulta di alto livello. Wong Kar-wai si riconferma uno dei migliori registi del ventennio, proponendo una regia elegantissima, in grado di muoversi con sinuose carrellate e onirici rallenty e fast motion, a seconda del tipo di scena girata. Autoriali e semanticamente significative si dimostrano le frequenti inquadrature di sbieco, dalle quali sembra voler sbirciare i personaggi, spesso decentrati e ben mimetizzati nelle claustrofobiche scenografie che li circondano. In tal senso, risulta particolarmente evidente la continuità stilistica mantenuta rispetto al precedente In the mood for love. Di buona fattura è anche la fotografia, in grado di giocare con la saturazione dei colori e di sfruttare al meglio un'illuminazione artificiale che inonda di rosso ogni scena. Notevoli risultano anche il montaggio e i brani musicali, da soli in grado di emanare profondo erotismo, grazie a stacchi frenetici al ritmo di tango e diegetiche arie d'opera. Ultime, ma non meno importanti, sono le interpretazioni del cast, ciascuna delle quali incrementa la seduzione di fondo dell'opera. Particolarmente degne di nota risultano in tal senso le prove della magnetica Zhang Ziyi e dell'affascinante Tony Leung, magistrale nel vestire i panni di un personaggio emotivamente tanto complesso.
Per tutti questi motivi, nonostante Wong Kar-wai non riesca a superare l'elevatissimo valore tecnico e semantico precedentemente raggiunto in In the mood for love, non si può non ritenere 2046 un ottimo film, forse più complesso da comprendere, ma non per questo da disdegnare.
Caricamento modulo