Tratta dall'omonimo manga di Yukito Kishiro, la pellicola racconta la scoperta interiore della protagonista Alita in un ambiente fantasy nel quale si dovrà scontrare con chi lo governa ingiustamente.
Tratta dall'omonimo manga di Yukito Kishiro, la pellicola racconta la scoperta interiore della protagonista Alita in un ambiente fantasy nel quale si dovrà scontrare con chi lo governa ingiustamente.
La pellicola, tratta dall'omonimo manga scritto e illustrato da Yukito Kishiro nel 1990, si pone l'obiettivo di intrattenere lo spettatore con qualcosa di nuovo rispetto al panorama di questi ultimi anni dove gli “eroi” sono esclusivamente formati e sviluppati dall'universo Marvel e DC. Non abbiamo “supercattivi” o scontri epocali, bensì una storia per certi versi più umana nonostante la natura della protagonista, con sfumature ed elementi fantasy profumati d'oriente.
Alla regia troviamo Robert Rodriguez (Spy Kids, Sin City), mentre alla produzione e alla sceneggiatura James Cameron (Titanic, Avatar). Due modi di fare film diversi anche se non del tutto: da un lato un esperto del combattimento e dei movimenti in senso lato, dall'altro un esperto di emotività umana. Il film, quindi, trova la perfetta armonia tra la giusta dose di azione e di romanticismo.
Lo stesso romanticismo fa da padrone per tutta la durata del film: abbiamo un'Alita alle prese con la conoscenza del proprio corpo, i primi segnali d'amore e i primi bisticci col padre adottivo. Probabilmente è stata data più attenzione ad Alita rispetto agli altri personaggi della pellicola, che mancano un po' di personalità: il padre inizialmente troppo apprensivo nei suoi confronti arriva a comprenderla interamente e a lasciarle le libertà da lei desiderate, senza sviluppare di per sé una trasformazione durante le scene della pellicola, ma piuttosto da una scena all'altra. L'amico Hugo viene descritto in modo a tratti confusionario: talvolta non si riesce a capire se sia effettivamente dei “buoni” o dei “cattivi”. I nemici Zapan e Vector vengono ridicolizzati e messi in penombra sotto cattivi più grandi (Edward Norton a fine film) senza, quindi, sviluppare un vero e proprio antagonista credibile.
Non è di certo una delle migliori sceneggiature per James Cameron: nonostante le oltre due ore di film, la pellicola non riesce a raccontare in maniera ottimale la storia, attraverso scene accennate o troppo affrettate.
Probabilmente il film sarebbe uscito meglio se la saga fosse stata divisa in ulteriori capitoli (oltre a quelli già dichiarati da Cameron).
Nonostante il budget inferiore rispetto alle opere più blasonate del produttore, Alita – Angelo della Battaglia vanta un reparto tecnico perfetto: se con Avatar, Cameron aveva ridefinito gli standard della CGI, con la nuova pellicola il produttore riconferma la qualità tecnica dei propri film, grazie anche ad uno splendido motion capture recitato da una brillantissima Rosa Salazar (Maze Runner). Altro punto focale della CGI riuscito risulta essere la differenziazione dei lineamenti facciali tra il popolo terrestre e quello marziano.
Il resto del cast ricopre i ruoli interpretando i propri personaggi in modo più che sufficiente, in un'atmosfera creata perfettamente grazie ad un'ottima scenografia, che strizza l'occhio ad interpretazioni scenografiche già viste nelle opere dell'universo asiatico (Final Fantasy). L'unica “macchia grigia” del cast risulta forse essere Mahershala Ali (Green Book, Moonlight) che non dimostra essere all'altezza in un ruolo da “cattivo”.
In generale Alita – Angelo della Battaglia è un film che intrattiene; Cameron e Rodriguez, d'altronde, sanno bene quel che fanno. Forse sviluppato troppo frettolosamente per ciò che concerne il trattamento e la sceneggiatura. Nel complesso una pellicola da un potenziale sottovalutato sia dal pubblico che da parte del cast tecnico e artistico.
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