La vera storia del potente narcotrafficante Frank Lucas, della sua scalata ai massimi sistemi della criminalità organizzata e di come la sua carriera incrocierà quella del detective Richie Roberts.
La vera storia del potente narcotrafficante Frank Lucas, della sua scalata ai massimi sistemi della criminalità organizzata e di come la sua carriera incrocierà quella del detective Richie Roberts.
Ridley Scott (Blade Runner, 1982; Il gladiatore, 2000) dirige una solida epopea, storica romanzata, di ambientazione gangster. Il critico Morando Morandini scrisse impietosamente del regista che «ormai ha più mestiere che talento, una maniera più che uno stile», e in American gangster, ben girato ma sotto i suoi standard, si nota.
Pure il montaggio di Pietro Scalia, collaboratore abituale di Scott e due volte premio Oscar (per JFK – Un caso ancora aperto, 1991, e Black Hawk Down, 2001), non spicca per particolari originalità, mantenendosi a un livello di buona fattura ma accademico. Sullo stesso livello, non indimenticabile ma nemmeno fuori luogo, la colonna sonora di Marc Streitenfeld, che ha collaborato ai medesimi film coi due summenzionati. In sintesi, la squadra artistica di Scott è stabile, discretamente funzionante e di qualità nella media.
Molto più interessante è il soggetto del giornalista e sceneggiatore Mark Jacobson (The Believer, 2001), che non vuole essere uno stereotipato film sul narcotraffico americano ma esige una linea narrativa più sofisticata.
La duplice attenzione del detective protagonista su malavita e corruzione interna alla polizia e il particolare rapporto a tutto tondo che instaura con Lucas consentono infatti anche ai non amanti del genere di apprezzare il film.
La sceneggiatura di Steven Zaillian, altro premio Oscar per Schindler's list (1993) e nominato per Gangs of New York (2002) cattura bene le caratterizzazioni dei due personaggi principali. Anche con qualche particolare che sa di già visto, come il background da padre di famiglia di Roberts, il chiasmo che si instaura fra il buono che scende a patti col crimine e il cattivo che accetta di collaborare con la giustizia rende la storia particolarmente efficace. Ciò è evidente in una delle scene più sottili del film, l'interrogatorio durante il quale Roberts e Lucas si studiano a vicenda. Purtroppo, al di là della loro dinamica psicologica e narrativa, le due ore e mezza di durata si fanno sentire e risultano eccessive per una trama che, in fin dei conti, copre solo sette anni di avvenimenti.
Ai pregi della sceneggiatura fanno degnamente onore Denzel Washington e soprattutto Russell Crowe, che riescono a caratterizzare i propri personaggi in modo definito e allo stesso tempo a relazionarsi in modo ottimale l'un l'altro. Il resto del cast, eccetto la parte minore di Ruby Dee (candidata agli Oscar), non spicca pur restando in linea con la qualità complessiva del film.
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