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David Yates

Animali fantastici - I segreti di Silente | Recensione | Unpolitical Reviews

Scheda:

poster di Animali fantastici - I segreti di Silente
Titolo Originale:
Fantastic Beasts: The Secrets of Dumbledore
Regia:
David Yates
Uscita:
13 aprile 2022
(prima: 6/04/2022)
Lingua Originale:
en
Durata:
142 minuti
Genere:
Fantasy
Avventura
Famiglia
Soggetto:
Sceneggiatura:
J.K. Rowling
Steve Kloves
Fotografia:
George Richmond
Montaggio:
Mark Day
Scenografia:
Anna Pinnock
Musica:
James Newton Howard
Produzione:
J.K. Rowling
Steve Kloves
David Heyman
Tim Lewis
Lionel Wigram
Produzione Esecutiva:
Danny Cohen
Neil Blair
Courtenay Valenti
Michael Sharp
Josh Berger
Casa di Produzione:
Warner Bros. Pictures
Heyday Films
Brazil Production Services
Budget:
$200 milioni
Botteghino:
$406 milioni
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Redazione

5.5

Pubblico

Redazione
Pubblico

Cast:

Newt Scamander
Eddie Redmayne
Albus Dumbledore
Jude Law
Gellert Grindelwald
Mads Mikkelsen
Credence Barebone / Aurelius Dumbledore
Ezra Miller
Jacob Kowalski
Dan Fogler
Queenie Goldstein / Queenie Kowalski
Alison Sudol
Theseus Scamander
Callum Turner
Eulalie 'Lally' Hicks
Jessica Williams
Porpentina 'Tina' Goldstein
Katherine Waterston
Anton Vogel
Oliver Masucci
Aberforth Dumbledore
Richard Coyle
Yusuf Kama
William Nadylam
Vicência Santos
Maria Fernanda Cândido
Vinda Rosier
Poppy Corby-Tuech
Bunty
Victoria Yeates
Helmut
Aleksandr Kuznetsov
Liu Tao
Dave Wong
Minerva McGonagall
Fiona Glascott
Waitress
Cara Mahoney
Carrow
Maja Bloom

Trama:

Anticipazione

Trama Completa

La squadra di Albus Silente tenta di sventare il piano del mago oscuro Gellert Grindelwald per ascendere a capo della Confederazione Internazionale dei Maghi.

Recensione:

Dopo il parzialmente riuscito Animali fantastici e dove trovarli del 2016 e il disastroso I crimini di Grindelwald del 2018, David Yates torna alla regia di un nuovo capitolo della saga spin-off di Harry Potter particolarmente devastato da contingenze extra-filmiche: sulla produzione, al di là delle difficoltà dovute alla pandemia da Covid-19, hanno pesato la sostituzione di Johnny Depp per le personali vicende legali e le numerose uscite pubbliche controverse, non afferenti a temi letterari, dell’autrice J.K. Rowling. Ne risulta un terzo episodio complessivamente insufficiente, ma più riuscito del secondo sotto svariati punti di vista: l’impressione è di trovarsi di fronte a un ennesimo film di transizione che perlomeno ha il pregio di rimediare agli errori de I crimini di Grindelwald, reinserendo alcune linee narrative al proprio posto e tentando collegamenti meno maldestri con l’universo narrativo di riferimento e con la storia del mondo babbano.

Rowling viene qui affiancata, in sceneggiatura, da Steve Kloves, storico adattatore per il cinema dei precedenti film di Harry Potter: ciò non basta a farne scaturire un racconto sensato, ma gli elementi di interesse non mancano. Per quanto forzata, la scoperta che Credence sia il figlio di Aberforth consente di scomodare un personaggio poco ingombrante nella saga principale e allo stesso tempo di creare un parallelismo, nel triello finale fra i due fratelli Silente e Grindelwald, con quello storico che aveva portato alla morte di Ariana. Risulta opportuna la scelta di non sciogliere il mistero su chi abbia ucciso la sorella Silente, in quanto si tratta di uno dei punti più controversi della saga, così come astuta quella di affidare ad Aberfoth una battuta (“Sempre”) che rimanda alla più famosa sotto-trama del mondo di Harry Potter riguardante il dramma interiore di Severus Piton. Il ritorno della Stanza delle Necessità, la spiegazione sul perché la bacchetta del babbano Jacob non sia veramente in funzione e il brevissimo accenno al Quidditch sono facili espedienti per i più affezionati, ma funzionano. Si aggiunga che finalmente, in una saga che fin dal titolo ha gli animali fantastici come protagonisti, qui è effettivamente una creatura magica il motore della trama: interessante inoltre il parallelismo fra Grindelwald che sgozza il qilin e Voldemorto intento a bere il sangue di unicorno, nella sua prima storica apparizione ne La pietra filosofale. Il tono magico della storia ben si accosta a quello politico e quasi spionistico: se nel precedente film la trasferta a Parigi dei protagonisti sembrava più un pretesto per cambiare location, la presenza di Grindelwald a Berlino nel 1932, a ridosso dell’elezione nel mondo babbano di Adolf Hitler a cancelliere, offre un interessante confronto fra le due figure. Si tratta di un film particolarmente politico, come lo fu ai tempi il romanzo Harry Potter e l’Ordine della Fenice. Sono infine molto meglio sfruttate le sotto-trame comiche, che culminano nella sequenza della moltiplicazione di valigie che richiama, da I doni della morte, l’episodio della Battaglia dei Sette Potter.


Qui purtroppo si esauriscono i lati positivi della sceneggiatura: l’edificio portante del racconto rimane infatti fragile, non autosufficiente, costellato di contraddizioni interne ed esterne.


I cambi repentini di casacca di personaggi quali Queenie e Credence avvengono con troppa immotivata rapidità, e non stupirebbe scoprire che la scelta di fare di Credence un malato terminale sia un modo per ridimensionare la sua importanza nella saga, avendone realizzato la sostanziale inconsistenza come ruolo. Totalmente illogico appare invece il ridimensionamento di Tina, salvo poi farla ricomparire nel lieto fine più pilotato e inutilmente sentimentale di sempre. Le caratterizzazioni di Albus e Grindelwald hanno qui più spazio, anche grazie al nuovo interprete Mikkelsen decisamente più adeguato nel ruolo: tuttavia la promessa di svelare maggiori dettagli del loro passato, e di vederli duellare per più di due minuti sul finale, non viene mantenuta. Rimane tuttavia discreta la scelta di mostrare, in conclusione, la solitudine che affligge il personaggio di Silente. Del tutto offensive verso la logica ferrea del Mondo Magico appaiono infine l’introduzione di una mai troppo esplicata Confederazione Internazionale dei Maghi, il cui funzionamento viene lasciato alla fantasia dello spettatore, e soprattutto la rottura del patto di sangue: proprio quell’incantesimo che non solo aveva condizionato gli eventi del precedente Il Principe Mezzosangue, ma era stato presentato fin dal precedente capitolo come vincolante per il ruolo di Silente nella sconfitta di Grindelwald, viene qui liquidato con motivazioni banali e vaghe.

I segreti di Silente inganna a partire dal titolo: il Silente cui si fa riferimento non è Albus ma Credence. Se nel film il piano dichiarato della squadra di maghi è confondere Grindelwald, pare che l’obiettivo raggiunto sia stato quello di confondere lo spettatore: la sensazione di chi lascia la sala alla fine della visione è di avere nuovamente visto troppi elementi accavallati e troppi pochi destinati a rimanere, con la promessa di rimandare a un successivo capitolo una maggiore solidità di trama. Il problema dei film tratti dai libri di Harry Potter era stata la compressione di molti elementi validi in poco spazio: qui al contrario lo story-telling sa di brodo, anzi di pozione, fin troppo diluita. I segreti di Silente, nel suo parziale fallimento, riesce tuttavia a risollevare la saga dopo il tracollo dello scorso capitolo e a lasciare seminato qualche elemento potenziale per un prossimo, si spera non più transitorio, capitolo.

A cura di Michele Piatti.
Pubblicato il 20 aprile 2022.

Pro:

  • Migliore gestione dei collegamenti fra saga di Harry Potter, mondo reale e spin-off.
  • Parziale risoluzione di controversie nate dal precedente capitolo.
  • Riuscita caratterizzazione di Grindelwald, anche grazie a un interprete più adeguato.

Contro:

  • Struttura portante del racconto non autosufficiente.
  • Scrittura dei personaggi e di numerose svolte narrative priva di logica.
  • Ruolo minoritario e ininfluente della colonna sonora.

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