Riggan Thomson, attore oramai sulla via del tramonto, cerca di riacquistare fama e prestigio con una nuova produzione teatrale.
Riggan Thomson, attore oramai sulla via del tramonto, cerca di riacquistare fama e prestigio con una nuova produzione teatrale.
Vincitore di quattro premi oscar tra cui miglior film e miglior regia, Birdman o (l'imprevedibile virtù dell'ignoranza) ha segnato a tutti gli effetti la consacrazione a livello mondiale del regista Alejandro González Iñárritu (21 grammi, 2006; Revenant – Redivivo, 2015).
Sin dai primi minuti lo spettatore viene trasportato in un'altra dimensione, la dimensione del teatro.
La teatralità, così come la creazione di un palcoscenico, reale ma anche metafisico, sono dei velati protagonisti che fanno sentire la loro presenza. La bravura degli attori risiede anche nel sapere modificare la loro recitazione per il film e per l'opera che stanno mettendo in scena, distinguendo e facendo distinguere chiaramente le due dimensioni recitative.
La profonda immersione dello spettatore nella pellicola è dovuta anche a un ottimo lavoro effettuato sul montaggio sonoro, donando al film un audio perfetto a livello di intensità. Basta pensare alla scena in cui Riggan riceva la telefonata via skype, dove il suono arriva alla sua sinistra, così come si percepisce in sala e, quando la macchina gira e il computer si sposta invece sulla destra dello schermo, lo stesso movimento segue anche all'orecchio dello spettatore; aumentando l'idea della personificazione della telecamera con gli occhi (e le orecchie) dello spettatore.
La sceneggiatura, studiata nei minimi dettagli, entra nel merito della costruzione tecnica eseguita magistralmente a 360°; un lavoro di scrittura che compie alla perfezione un arco narrativo che nei tempi effettivi è breve, ma che agisce sui personaggi con un'evoluzione a tutto tondo.
La definizione di alcuni aspetti macroscopici non fa altro che aumentare il livello di precisione del film, come la piuma tatuata di Sam, che richiama la figura dell'uomo uccello o la questione della pistola, in cui Riggan si lamenta della palese falsità dell'oggetto e si spara proprio con l'arma funzionante.
L'inventiva di Iñárritu non si limita solo al livello stilistico di regia, ma anche a un più profondo piano di progettazione del film, come già accennato curato nei minimi dettagli, come la ritmica di sola batteria che accompagna quasi tutta la narrazione o l'idea di girare il film in modo che risulti come un lunghissimo long take, e qui è doveroso citare anche un lavoro di montaggio ottimo in quanto le riprese non hanno seguito l'effettiva narrazione temporale del film.
L'unica nota dolente del film sembrerebbe proprio arrivare con il suo epilogo, il finale infatti risulta forse eccessivamente aperto e basato su un astrattismo che stona con il perfetto tecnicismo e realismo utilizzati invece per il resto della narrazione.
Caricamento modulo