Il film narra la storia di Vers, abitante di Hala, che viene addestrata dal colonnello Yonn – Rogg con l'intento di insegnarle a controllare i suoi poteri e le sue emozioni.
Il film narra la storia di Vers, abitante di Hala, che viene addestrata dal colonnello Yonn – Rogg con l'intento di insegnarle a controllare i suoi poteri e le sue emozioni.
Captain Marvel è il ventunesimo film del Marvel Cinematic Universe e il primo standalone con protagonista femminile Carol Denvers (Brie Larson), personaggio che viene introdotto nella scena post credits di Avengers: Infinity War (2018) quando l'agente Nick Fury, consapevole del pericolo imminente causato dallo ‘schiocco', usa il suo cercapersone per mandare un segnale d'aiuto a Captain Marvel, facendo intuire che sarà una delle protagoniste dell'ultimo (o almeno così pare) capitolo dedicato ai vendicatori.
Un film necessario sia dal punto di vista narrativo che dal punto di vista culturale moderno: nel 2019 la Marvel è stata in grado di portare sul grande schermo una protagonista femminile e non l'ennesimo personaggio maschile esteticamente perfetto, tanto affascinante quanto muscoloso. Niente tutine succinte di pelle e nessuna scollatura vertiginosa per Carol che per tutto il film indossa un paio di jeans e una maglietta degli NIN, capelli spettinati e una bella dose di sarcasmo che tanto ci era mancato negli ultimi prodotti cinematografici della Marvel.
L'unico aspetto che differenzia Carol Denvers dagli altri protagonisti della MCU è però solo l'esser donna, non le viene dato nessuno spessore all'interno dell'arco narrativo: spiritosa come Tony Stark, d'onore come Steve Rogers, schietta e sicura come Natasha Romanoff.
Si è persa l'opportunità di costruire un personaggio multidimensionale, come era riuscita la DC con Wonder Woman (2017), in grado di far spiccare il film e non renderlo l'ennesimo prodotto sui supereroi con tutti i cliché annessi.
La trama presenta una dinamica già vista in altri cinecomics: l'eroe, in crisi d'identità sconfigge il cattivo, ritrova il suo vero Io e parte per un'altra missione; potrebbe trattarsi di Thor come potrebbe trattarsi Captain Marvel.
Se dieci anni fa questa impostazione della trama poteva funzionare e intrattenere, tra una battuta e l'altra, dopo venti film risulta noiosa e scontata.
Eppure le premesse per qualcosa di nuovo e innovativo c'erano, al di là della protagonista donna, il film esplora un periodo temporale che non si era ancora visto nei film precedenti, gli anni '90.
Brie Larson risulta essere convincente nei panni della supereroina: a tratti sarcastica, a tratti impulsiva, ma sempre concentrata sul fare la cosa giusta e fortemente convinta nel portare a termine le sue missioni.
Degno di nota anche la sua sintonia sullo schermo con Samuel L. Jackson che riesce a regalarci una versione dell'agente Fury diversa rispetto a quella a cui eravamo abituati e riesce a strappare qualche risata nel corso della narrazione.
Jude Law che nel film interpreta il colonnello Yon – Rogg risulta a tratti forzato nel ruolo dell'antagonista in un film che prevede tante scene d'azione e minimo range emozionale, probabilmente dovuto al poco sviluppo della background story del suo personaggio.
Il film gioca molto sull'aspetto nostalgico temporale, a partire dalla scena all'interno del Blockbuster, alla colonna sonora arricchita di hit del passato, ma anche per quel che riguarda il rimando alla prima fase della MCU: l'agente Coulson, Fury, la scelta del nome per il progetto ‘Avengers' e il ritorno della storyline del Tesseract che avevamo già visto come punto saldo in film come Thor (2011) , Captain America: Il Primo Vendicatore (2011) e The Avengers (2012).
La regia, a cura di Anna Boden e Ryan Fleck, risulta efficace nella sua semplicità, anche se potrebbe risultare sottotono rispetto alle opere precedenti della MCU; nettamente inferiore ai precedenti lavori della Marvel è anche la fotografia, eppure le possibilità c'erano: nuovi pianeti, voli su cieli azzurri e perfino lo spazio. Effetti speciali che non stupiscono ma che riescono a conferire al film un effetto più fumettistico. Menzione speciale allo splendido ringiovanimento su Samuel L. Jackson che sembra appena uscito da un barbiere subito dopo aver finito di girare Pulp Fiction. Il make up eseguito sugli alieni, completamente realizzato in analogico, non riesce a essere all'altezza dei cinecomics (e non solo) degli ultimi anni.
Nella speranza che sia solo un punto di partenza per tutte le altre supereroine dei fumetti Marvel, le cui storie meritano di essere raccontate, non semplicemente perché sono necessarie all'arco narrativo, ma perché si potrebbero rivelare qualcosa di innovativo per la prossima fase della MCU.
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