I gatti del quartiere di Jellicle si riuniscono per scegliere chi di loro potrà accedere al paradiso, in modo tale da poter ottenere una nuova vita.
I gatti del quartiere di Jellicle si riuniscono per scegliere chi di loro potrà accedere al paradiso, in modo tale da poter ottenere una nuova vita.
Dopo il controverso The Danish Girl (2015), il premio Oscar 2011 Tom Hooper (Il Discorso del Re, 2010) torna alla regia di un lungometraggio, di livello sotto tutti gli aspetti ben inferiore rispetto ai precedenti. Cats è un film orribile.
Le uniche cose salvabili sono le performance di Taylor Swift e Jennifer Hudson, che però prendono parte solo a quindici minuti di una pellicola che ne dura ben cento. Tutto il resto risulta ben lontano dalla sufficienza.
La sceneggiatura di fatto è assente. Ogni personaggio è appena abbozzato e ha solo una decina di minuti per provare a definirsi senza riuscirci. I dialoghi cedono il passo ad una serie infinita di canzoni che, per quanto orecchiabili e giustificate dal genere del film, si dimostrano il più delle volte senza senso e non portano ad una reale evoluzione narrativa. In aggiunta si può notare come davanti alla scelta di realizzare composizioni conformi al musical originale o snaturalizzare e riarrangiare i brani, si è scelto di non decidere: troppo diverse dallo spirito delle originali e troppo poco caratteristiche per essere considerate una nuova opera; rimangono inespressive e senza una vera e propria anima.
A peggiorare le cose, coreografie imbarazzanti, immerse in una scenografia artificiale, improbabile e visibilmente sproporzionata, capace di violare continuamente ogni legge fisica e metafisica. I gatti (definiti in questa sede come tali solo perché così suggeritoci dal titolo) raramente mantengono le proporzioni con ciò che li circonda, risultando rispetto a un medesimo oggetto ora più alti, ora più bassi, in base al variare delle scene. Pessima in tal senso anche la regia, ben al di sotto del livello che era lecito attendersi da Tom Hooper: se lo scopo di un musical è quello di rappresentare le imprese canore e di danza, si può dire tutto tranne che la regia sia focalizzata sulla valorizzazione di quest'ultima, con soggetti quasi sempre fuori scena ed un montaggio frenetico e frettoloso.
La cosa più agghiacciante della pellicola resta però la realizzazione dei gatti. La scelta della loro caratterizzazione umana, per quanto tecnicamente costosa e non così mal realizzata, si rivela sconcertante. Visto il risultato, la cosa migliore sarebbe stata girare un film d'animazione, che, per quanto comunque mediocre, non avrebbe mai potuto destare tanto scandalo.
Per tutta la durata del film lo spettatore non può fare a meno di chiedersi cosa stia guardando e perché. Ma ciò che resta più inspiegabile è per quale ragione tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo circo osceno abbiano deciso di far apparire il loro nome nei titoli di coda. Mai come in questo caso, l'anonimato sarebbe stata la scelta per loro più saggia. Chapeau per il coraggio.
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