Scheda:
Titolo Originale:
Once Upon a Time in America
Uscita:
2 settembre 1984
(prima: 23/05/1984)
Sceneggiatura:
Sergio Leone
Franco Ferrini
Leonardo Benvenuti
Franco Arcalli
Enrico Medioli
Piero De Bernardi
Fotografia:
Tonino Delli Colli
Scenografia:
Gretchen Rau
Bruno Cesari
Osvaldo Desideri
Produzione:
Arnon Milchan
Produzione Esecutiva:
Claudio Mancini
Casa di Produzione:
The Ladd Company
Embassy International Pictures
Rafran Cinematografica
Warner Bros. Pictures
PSO
Carica Altro
Cast:
Trama:
Anticipazione
Trama Completa
Il film narra la vita del criminale Noodles e della sua banda in un arco di tempo che va dagli anni '20 agli anni '60.
A New York, nel 1933, quattro sicari sono alla ricerca del gangster David "Noodles" Aaronson (Scott Tiler da giovane, Robert De Niro da adulto). Dopo aver assassinano la fidanzata Eve (Darlanne Fluegel) e picchiato a sangue "Fat" Moe Gelly (Mike Monetti da giovane, Larry Rapp da adulto), proprietario del bar dove Noodles risiede, i sicari si recano a una fumeria d'oppio cinese. Noodles è lì per dimenticare la morte dei suoi tre amici e compari, Patsy (Brian Bloom da giovane, James Hayden da adulto), Cockeye (Adrian Curran da giovane, William Forsythe da adulto) e Max (Rusty Jacobs da giovane, James Woods da adulto). Noodles riesce a fuggire in tempo da un'uscita secondaria. Si reca a una stazione ferroviaria e decide di salire sul primo treno in partenza, diretto a Buffalo. Dopo oltre trent'anni, nel 1968, Noodles torna a New York per occuparsi del trasferimento delle salme dei suoi tre amici sotto invito di un rabbino locale. Qui incontra Moe, che continua a gestire il bar. Fat Moe lo ospita per la notte nell'appartamento sopra il locale, dove gli affiorano alla mente antichi ricordi. Nel 1920, un adolescente Noodles spia la bella Deborah Gelly (Jennifer Connelly da giovane, Elizabeth McGoven da adulta), sorella di Moe della quale è segretamente innamorato, mentre si esercita, aspirando a diventare una ballerina. Un giorno, si imbatte in un suo coetaneo, Max Bercovicz che si è appena trasferito dal Bronx. I due costituiscono con gli amici Patsy, Cockeye e Dominic (Noah Moazezi) una propria gang indipendente, iniziativa per la quale si inimicano il piccolo boss locale Bugsy (James Russo).
Noodles e soci, nonostante le intimidazioni, continuano le loro attività in proprio. Ottengono ingenti guadagni e inaugurano un fondo comune, custodito in una valigia depositata presso una cassetta di sicurezza di una stazione. Bugsy tenta di eliminare la gang una volta per tutte e a farne le spese è il giovanissimo Dominic, ucciso con un colpo di pistola alle spalle. Noodles si vendica uccidendo Bugsy, ma viene colto in flagrante da due poliziotti e nel tentativo di difendersi dall'arresto accoltella uno degli agenti di polizia per cui viene condannato a scontare una pena detentiva di dodici anni. Nel 1968, Noodles si reca nella monumentale cappella dove riposano i suoi amici defunti. All'interno trova una chiave, che riconosce essere quella della cassetta di sicurezza usata tanti anni prima, con il suo nome sopra. Una volta sul luogo, trova una valigia con una cospicua somma e un messaggio: "Pagamento anticipato per il tuo prossimo lavoro". Nel 1932 Noodles esce di prigione e trova ad attenderlo Max, il quale lo informa che nel frattempo la banda ha ingrandito le proprie attività, trasformando l'esercizio di Fat Moe in un bar dove si distribuiscono clandestinamente alcolici in piena epoca proibizionista. Noodles scopre che i suoi tre amici iniziano a compiere dei lavori importanti al soldo di organizzazioni molto potenti. Un lavoro consiste in una rapina a una gioielleria di Detroit per conto di un potente boss italo-americano di nome Frankie Monaldi (Joe Pesci) e del suo referente Joe (Burt Young). Il colpo assume risvolti grotteschi: Noodles, provocato da una commessa di nome Carol (Tuesday Weld), arriva a violentarla sebbene ella dimostri compiacenza. Al momento della consegna della refurtiva, Max e i suoi compari si sbarazzano di Joe e della sua banda, perché Max si era segretamente accordato con Monaldi per eliminare la concorrenza di Detroit. Noodles, visibilmente contrariato, redarguisce Max per averlo tenuto all'oscuro. In questo periodo imperversano le lotte del movimento operaio, così la banda riceve vari incarici da Sharkey (Robert Harper), un politico vicino al Sindacato Trasporti. Diviene così sempre più chiara la commistione tra la malavita, il sindacato, la politica e le forze dell'ordine, tanto che Sharkey propone a Noodles e soci dei nuovi affari nell'imminenza della fine del Proibizionismo; Max, sempre più ambizioso, accetterebbe di buon grado, mentre Noodles ancora una volta manifesta tutta la propria disapprovazione.
Per conquistare Deborah, rincontrata dopo tredici anni, Noodles organizza una splendida serata in un ristorante, durante la quale le chiede di sposarlo. Lei, pur ricambiandolo, declina la proposta.
Deborah è in procinto di partire per Hollywood e Noodles, profondamente deluso, la riaccompagna a casa e la violenta brutalmente in automobile. Carol, la commessa della gioielleria di Detroit, diviene la donna di Max e Noodles ripiega con Eve, una ragazza conosciuta la notte in cui ha perso Deborah. Viene annunciata ufficialmente la data della fine del proibizionismo. Max, in un crescendo di ambizione, confida a Noodles il piano per rapinare la Federal Reserve Bank, con lo scopo di garantirsi definitivamente ricchezza e potere. Giudicando il piano un'ennesima follia, Noodles medita di sventarlo e informa telefonicamente la Polizia di un imminente trasporto di alcolici ancora proibiti a cui partecipano i suoi amici. L'esito sarà una sparatoria mortale.
Nel 1968, Noodles riceve un invito a un ricevimento presso la residenza del senatore Bailey a Long Island. Per cautelarsi, fa visita dapprima a Carol in una casa di riposo, e da lei apprende dell'amicizia di Deborah con il politico, probabilmente suo amante. Noodles raggiunge Deborah a Broadway e le fa visita in camerino. Alquanto scossa, Deborah gli racconta delle vicissitudini di Bailey. Entrato in politica da cinque anni, è però ora coinvolto in un'intricatissima inchiesta giudiziaria. La visita inaspettata di David, figlio del senatore, incredibilmente somigliante a Max giovane, chiarisce il sospetto di Noodles sull'identità del politico, ovvero il suo vecchio amico fattosi credere morto nel 1933. Noodles viene ricevuto in privato da Max che lo mette al corrente della sua tragica situazione, delle minacce di morte dei suoi ex alleati che vogliono impedirgli di comparire al processo. L'uomo prega Noodles di ucciderlo con un colpo di pistola, per avere una morte onorevole. Ma Noodles declina. Noodles esce in strada e sta per andarsene, quando vede avvicinarsi un camion della nettezza urbana. Scorge poco dopo la sagoma di Max mentre avanza verso il mezzo appena partito. Max sembra sparire misteriosamente dietro di esso. Noodles osserva il camion allontanarsi fino a scomparire nel buio. Nel 1933, Una volta arrivato alla fumeria cinese, Noodles giace sul letto sorridendo, inebriato dall'oppio.
Recensione:
Cercare di parlare di C'era una volta in America senza risultare riduttivi o svilenti è un'impresa quasi impossibile, anche solo approcciandosi a una singola inquadratura curata dal dop Tonino Delli Colli (Accattone, 1961; Il Decameron, 1971). Il capitolo finale della Trilogia del Tempo del 1984, firmata da Sergio Leone e composta dai film C'era una volta il West (1968) e Giù la testa (1971), rappresenta il testamento artistico del regista romano e un vero e proprio spartiacque per il gangster movie. Leone, così come in C'era una volta il West, nel quale ha fatto morire l'epopea western con la scena finale del fischio del treno, che annuncia il progresso e l'America che sta cambiando, in C'era una volta in America fa lo stesso con il gangster movie, genere che ha raggiunto l'apice con i primi due capitoli della saga Il padrino. In ogni film della trilogia, Leone sfrutta il genere per raccontare un'epoca nascente, nel caso di C'era una volta in America quella del proibizionismo americano, presentarne il periodo più prosperoso e mostrarne il crepuscolo. In concomitanza ai quarant'anni di storia americana, vengono seguiti e raccontati dei personaggi, che sono allo stesso tempo amici, colleghi e rivali, nel loro arco vitale, seguendo dubbi, traumi e fatti della crescita.
Sviluppare una sceneggiatura, che ha richiesto un lavoro di circa tredici anni, e concepire visivamente un'epopea come questa non sarebbe stato possibile senza la centralizzazione del tema del tempo.
Qualsiasi elemento possibile all'interno della pellicola rimanda inevitabilmente al tema del tempo. Sotto questo punto di vista, le citazioni a La Recherche di Marcel Proust sono numerose, a partire da una delle battute più famose del film e dell'intera storia del cinema: sono andato a letto presto, incipit del romanzo proustiano. La struttura narrativa, fatta di continui flashback e flashforward, le modalità con cui essi si susseguono e le scelte compiute su quali lassi temporali mostrare fanno percepire perfettamente nello spettatore lo scorrere e la perdita del tempo. I salti temporali con cui sono legati il presente, l'analessi e la prolessi sono fra i più audaci, poetici e geniali della storia del cinema, il cui merito va sicuramente attribuito al grandissimo montatore Nino Baragli (Il buono, il brutto e il cattivo, 1966; Salò o le 120 giornate di Sodoma, 1975). Il più famoso è quello nel quale Noodles, in procinto di lasciare New York nel 1933 per dirigersi a Buffalo, si guarda allo specchio e il suo riflesso è invecchiato di trent'anni, portando automaticamente la narrazione nel 1968, anno del ritorno di Noodles nella sua città natale. Per fare da soundtrack in questa scena, viene impiantato un pezzo pop, ovvero una versione strumentale Yesterday dei Beatles, generando un anacronismo totale, ribadendo la dimensione generale dell'intera pellicola in bilico tra sogno e realtà. Oltre a questo, un altro salto temporale degno di nota è un passaggio da flashforward a flashback: nel 1968, quando Noodles si stanzia nel locale di Fat Moe guarda dentro la feritoia attraverso la quale, da ragazzo, spiava la giovane Deborah danzare; nell'inquadratura successiva, si passa al 1920 e al ricordo di Noodles. L'eleganza con la quale è stato eseguito il salto temporale non ha eguali. L'ennesimo legame con il tempo si ha con le maestose scenografie a cura di Carlo Simi (Per un pugno di dollari, 1964; Per qualche dollaro in più, 1965). I luoghi della memoria nei quali si svolge gran parte della vicenda, in particolar modo il Fat Moe Club, attraversano tutti i cambiamenti dell'America, e cambiano anche insieme all'America, ma nell'intimo mantengono i ricordi persistenti e fissi nella memoria dei personaggi.
Inserire tutto ciò in un solo film è un'impresa quasi titanica, anche per una pellicola come questa che vanta una durata di oltre quattro ore. Ciò non sarebbe stato possibile se non fosse stato per altre due componenti filmiche non ancora trattate: la recitazione e la colonna sonora di Ennio Morricone. Con questo film, Sergio Leone ha confermato ancora una volta di essere, forse, il miglior regista della storia del cinema nella valorizzazione degli occhi e dello sguardo. A discapito delle quattro ore, i personaggi non pronunciato un numero cospicuo di battute poiché, quello che non viene detto con le parole, viene esplicitato dallo sguardo degli attori, ognuno dei quali ha raggiunto l'apice della propria carriera con questo film, in particolar modo Robert De Niro, James Woods e Jennifer Connelly. Gli sguardi, oltre a manifestare i sentimenti dei personaggi, portano il fardello di una storia personale fatta di dolori, passione, ricordi, morte e sofferenza. La carica emotiva della recitazione viene enfatizzata magistralmente dalla colonna sonora di Ennio Morricone. Ogni brano è di una bellezza indescrivibile, sia gli arrangiamenti, come Yesterday o God Bless America, che nei pezzi originali dedicati ai singoli personaggi, come Deborah's theme e Cockeye's Song. La personalizzazione dei brani accentua maggiormente la carica emotiva durante il loro utilizzo.
In conclusione, C'era una volta in America è un capolavoro assoluto e una delle più grandi opere d'arte mai realizzate nella storia dell'uomo. È un film che ha saputo sfruttare i canoni tipici del genere gangster movie, sia strutturali, immaginifici e di immaginario comune, per poi smontarli e riscriverli da capo, generando qualcosa di unicamente originale.
A cura di Paolo Neri.
Pubblicato il 5 giugno 2021.
Pro:
- La tematica del tempo viene enfatizzata magistralmente da parte di tutte le componenti filmiche.
- Gli attori, in stato di grazia, danno il meglio di sé con le poche ma coincise battute e gli sguardi.
- Tecnicamente il film è perfetto e raggiunge forse la vetta più alta nel cinema di Sergio Leone.
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