Il film narra le vicende di Estella, una brillante aspirante stilista con un caotico alter ego: Cruella.
Il film narra le vicende di Estella, una brillante aspirante stilista con un caotico alter ego: Cruella.
Prima ancora della temibile Miranda Priestly (Il Diavolo Veste Prada, 2006), nel mondo della moda c'era un'ancora più terrificante figura: Crudelia De Mon.
Rivisitando la sua storia, il suo nome (che ora nella versione italiana diventa Crudelia de Vil), la Disney porta sul grande schermo le origini di una delle villan più cattive della storia. A metà strada tra il sopraccitato Il Diavolo Veste Prada e una sfilata di Vivienne Westwood, Cruella è una storia magistralmente interpretata, con una patina irresistibilmente punk, capace di far dimenticare qualche inconsistenza nella trama.
Partendo proprio dalle interpretazioni, il cast è capitanato dalla sempre magnetica Emma Stone (La La Land, 2016; La favorita, 2018) che si destreggia abilmente tra la sognante e malinconica Estella e la caotica e decisamente sopra le righe Cruella in un dualismo perfettamente interpretato.
Al suo fianco, la vera super cattiva della storia, Emma Thompson, glaciale e impenetrabile, conferisce al suo personaggio un fascino indiscutibile che il pubblico amerà odiare. Anche il cast secondario, per quanto oscurato dalle interpretazione delle due Emma, funziona, soprattutto per la chiave comica del film casa Disney che (purtroppo o per fortuna) non poteva non mancare.
Il successo della pellicola gravita principalmente sull'incredibile comparto visivo e artistico.
Gli splendidi costumi, curati da Jenny Beavan (Camera con vista, 1986; Mad Max: Fury Road, 2016), includono stile diversi tra loro (dal più classico haute couture, tra Dior e Chanel, della Baronessa, fino allo stile più punk e glam rock di Cruella e Artie) che rubano, letteralmente, la scena. La musica, che riprende alcuni dei più grandi brani rock della storia, sposa la vena trasgressiva di Cruella e aggiunge alla narrazione ritmo e carattere mixandosi in un ottimo montaggio.
Spogliandosi però di musiche, trucco, costumi e del talento delle protagoniste, la sceneggiatura presenta qualche ingenuità e vicende a tratti forzate, che dalla penna di Tony McNamara (La Favorita, 2018) e Aline Brosh McKenna (Il Diavolo Veste Prada, 2016) sono poco perdonabili. La complessità psicologica, che doveva essere la radice della follia e della trasformazione da Estella a Cruella è pressochè inesistente, prima dell'epifania sulla morte della madre adottiva, di Cruella non ce n'è mai stata traccia, eccetto per qualche comune scorribanda infantile; questa mancanza di approfondimento ha reso la follia di Cruella inizialmente molto forzata.
Nota negativa anche per la CGI, a cui la Disney sembra sempre faticare a staccarsi, che si è resa chiaramente (e inutilmente) visibile nelle scene con i cani, stonando notevolmente con il susseguirsi delle vicende.
In conclusione, Cruella si può considerare un buon film, capace di stupire e intrattenere. Un film che voleva essere un anti-disney e ci riesce, ma solo fino a un certo punto; si potrebbe bene concretizzare quanto appena scritto facendo l'esempio lampante dei dalmata: Cruella che serissima e freddissima ammette di volerci fare delle pellicce ma poi smentisce tutto ironicamente, ritornando nelle regole corrette imposte dalla Disney, che ha perfino proibito l'uso dell'iconica imboccatura di sigaretta presente nel cartone e nella versione cinematografica del 1991.
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