Cyrano, affetto da nanismo e disperatamente innamorato di Rossana, aiuta il giovane Christian a scriverle lettere d'amore.
Cyrano, affetto da nanismo e disperatamente innamorato di Rossana, aiuta il giovane Christian a scriverle lettere d'amore.
Opera in assoluto più nota del drammaturgo francese Edmond Rostand, Cyrano de Bergerac (1897) è probabilmente fra le più celeri riflessioni sulla connessione fra amore e poesia come unica forza in grado di superare le barriere e resistere persino alla morte. Cyrano stesso è la maschera perfetta dell'ideale romantico: dotato di un naso tanto sproporzionato quanto iconico, il personaggio condensa in sé la forza di volontà, l'orgoglio e al contempo la limpida lealtà tipica dell'artista. Assieme al parallelismo fra le sue abilità di spadaccino e quelle di poeta, è la sua fedeltà a Rossana a renderlo disposto al sacrificio e all'attesa. Oggetto di innumerevoli trasposizioni, dall'omonima e struggente reinterpretazione musicale di Francesco Guccini fino alla parodia dissacrante del trio comico di Aldo, Giovanni e Giacomo in Chiedimi se sono felice (200), Cyrano viene riproposto in questa versione di Joe Wright (L'ora più buia, 2017) con lo stigma fisico riadattato: in luogo del naso grottesco e ridicolo, il protagonista è affetto da nanismo.
Il rischio che da una storia così universalmente celebre se ne traesse un adattamento che, per citare lo stesso testo di Rostand, «fu tutto e non fu niente» era concreto, eppure il risultato si distingue per brio ed eleganza sotto molti aspetti. Il merito è senza dubbio dell'apporto di Erica Schmidt, sceneggiatrice del musical di cui il film è diretto adattamento: il racconto segue fedelmente l'originale evidenziandone soprattutto gli spunti tragici principali, scadendo forse nell'ultima sezione in cui il ritmo narrativo si fa eccessivamente sintetico, quasi a smorzare il climax drammatico. Aspetto meno riuscito è però, paradossalmente, la componente musicale a cura dei The National, che risente soprattutto di due difetti. In primis vi è un organico strumentale non all'altezza del pathos della vicenda, fatta eccezione per il brano che accompagna l'entrata in guerra delle truppe, caratterizzato da un ottimo uso delle percussioni. In secondo luogo, le coreografie e le prove canore degli interpreti principali, evidentemente non cantanti professionisti.
È chiaro come il film si regga principalmente su quegli aspetti capaci di renderlo ottimo dal punto di vista della resa in costume.
Spiccano innanzitutto i costumi di Massimo Cantini Parrini (Pinocchio, 2019) e del doppio premio Oscar Jacqueline Durran (1917, 2019; The Batman, 2022): la cura del dettaglio, nonché la capacità di cogliere gli stilemi estetici dell'epoca, è maniacale. Ottime anche le scenografie di Sarah Greenwood e Katie Spencer, che si avvalgono di eleganti location barocche, mai eccessivamente esotiche, site soprattutto a Noto e in altre località Patrimonio Unesco della Sicilia. L'ulteriore elemento di volta del film, malgrado la dubbia adeguatezza in un musical, è poi la scelta di Peter Dinklage quale interprete principale: impegnato a distaccarsi dal ruolo che l'ha reso celebre nella serie televisiva Il Trono di Spade, Dinklage offre il proprio volto e la propria fisicità in una versione del personaggio inedita e in grado di esaltarne i contrasti interiori.
Non si può dire altrettanto della fotografia di Seamus McGarvey (Animali notturni, 2016), che appare poco autentica e sfocia, più di una volta, nel patinato. La regia di Wright, entro cui si colloca la sapiente direzione degli interpreti, è invece briosa ed elegante. In definitiva, Cyrano risulta un discreto film in costume, non esente da difetti ma capace di intrattenere con intelligenza malgrado il difficile e inevitabile confronto con la portata letteraria dell'originale.
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