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Mike Flanagan

Doctor Sleep | Recensione | Unpolitical Reviews

Scheda:

poster di Doctor Sleep
Titolo Originale:
Doctor Sleep
Regia:
Mike Flanagan
Uscita:
31 ottobre 2019
(prima: 30/10/2019)
Lingua Originale:
en
Durata:
153 minuti
Genere:
Horror
Thriller
Fantasy
Soggetto:
Sceneggiatura:
Mike Flanagan
Fotografia:
Michael Fimognari
Montaggio:
Mike Flanagan
Scenografia:
Gene Serdena
Musica:
Andrew Grush
Taylor Stewart
Produzione:
Trevor Macy
Jon Berg
Produzione Esecutiva:
Stephen King
Akiva Goldsman
Roy Lee
Kevin McCormick
D. Scott Lumpkin
Casa di Produzione:
Vertigo Entertainment
Intrepid Pictures
Budget:
$45 milioni
Botteghino:
$72 milioni
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Redazione

5

Pubblico

Redazione
Pubblico

Cast:

Danny Torrance
Ewan McGregor
Abra Stone
Kyliegh Curran
Rose the Hat
Rebecca Ferguson
Billy Freeman
Cliff Curtis
Crow Daddy
Zahn McClarnon
Snakebite Andi
Emily Alyn Lind
Apron Annie
Selena Anduze
Barry the Chunk
Robert Longstreet
Grampa Flick
Carel Struycken
Silent Sarey
Katie Parker
Diesel Doug
Jamie Flanagan
Short Eddie
Met Clark
David Stone
Zackary Momoh
Lucy Stone
Jocelin Donahue
Young Abra
Dakota Hickman
Dick Halloran
Carl Lumbly
The Bartender
Henry Thomas
Dr. John Dalton
Bruce Greenwood
Mrs. Massey
Sallye Hooks
Wendy Torrance
Alex Essoe

Trama:

Anticipazione

Trama Completa

Quarant'anni dopo gli eventi di Shining, Dan Torrance è un uomo alcolizzato, che sembra aver messo da parte i fantasmi del suo passato. L'incontro con la giovane Abra, dotata della “Luccicanza” e in pericolo perché braccata da un misterioso gruppo di cacciatori che si nutre di quel potere, farà tuttavia riemergere gli incubi della sua infanzia.

Recensione:

Dopo essersi alternato alla direzione di opere estremamente interessanti (Hill House, Oculus, Il Gioco di Gerald) ed altre piuttosto dimenticabili (Hush, Somnia), Mike Flanagan, con la regia di Doctor Sleep, sembrava chiamato a compiere un definitivo salto di qualità che lo consacrasse una volta per tutte sul grande schermo. Guardando il film però, è di tutta evidenza che le cose non siano andate per il verso giusto. Cerchiamo di capire il perché.

Innanzitutto, va riconosciuta l'elevata difficoltà del lavoro. Dirigere un film che fosse al contempo il sequel cinematografico di Shining (Stanley Kubrick, 1980) e l'adattamento dell'omonimo romanzo di Stephen King, non sarebbe stata impresa facile per nessuno. Tanto più se il prequel del film in questione si presenta radicalmente diverso rispetto al libro da cui è tratto. Flanagan era quindi chiamato a prendere una posizione e a decidere quale delle due strade – tra loro rigorosamente incompatibili – percorrere: essere fedele al soggetto di Stephen King, limitandosi magari ad omaggiare lo Shining di Kubrick con qualche dettaglio (musicale, scenografico, fotografico o di qualsivoglia altro genere) o proseguire il racconto del regista, ispirandosi al romanzo dello scrittore (un po' come fece lo stesso Kubrick nel 1980).

A tale proposito, occorre sottolineare come il titolo completo del film sia “Stephen King's Doctor Sleep”, quasi a voler suggerire al pubblico che si appresta a visionare la pellicola di dimenticare l'opera kubrickiana per far posto a qualcosa di diverso. Ciò nonostante, la legittima aspettativa dello spettatore viene tradita già dalla primissima scena, che tenta goffamente di riprodurre l'iconico giretto in triciclo del piccolo Danny tra le moquette dei corridori dell'Overlook Hotel. Impossibile per il pubblico non tornare con la mente all'indimenticata pellicola kubrickiana, che Flanagan sembra quindi non mettere da parte. Anzi, tutt'altro. Nel corso del film, infatti, il regista non si limita a riprodurre un remake delle più iconiche scene di Shining, ma si spinge oltre, arrivando addirittura a inserirle in modo forzato e del tutto decontestualizzato in una trama paradossalmente fedele al romanzo di King. In altre parole, Flanagan decide di non decidere.


Tra la fedeltà a Kubrick e quella allo scrittore, il regista preferisce tentare di conciliare due strade tra loro inconciliabili, finendo per scontentare tutti. Doctor Sleep oltre a non essere un buon adattamento del romanzo di King, a causa dei continui e insensati inserimenti dello Shining di Kubrick, non è nemmeno un degno sequel del film di cui ambisce a proseguire la storia, essendo questa nel suo impianto troppo vicina al romanzo dello scrittore.


Insomma, un disastro. A tutto ciò va aggiunto che i riferimenti a Shining sono talmente maldestri da risultare troppo spesso più vicini ad oltraggiose parodie che a rispettosi omaggi.

In base a quanto appena detto, è evidente che non ci sono i presupposti per poter valutare Doctor Sleep come opera a sé. Ciò nonostante, se si escludono i rimandi di cui si è detto sino qui, rimane una storia mediocre, piuttosto scontata, addirittura difficilmente inquadrabile nel genere horror. La narrazione si sviluppa con estrema lentezza e sono rari i momenti in cui v'è traccia di inquietudine. La fotografia è discreta, sebbene lontana dalle virtuose inquadrature che era lecito attendersi dalle capacità di Flanagan, specie nel sequel di un capolavoro fotografico come Shining. Ottimo invece l'audio; ogni canale è infatti sfruttato nel migliore dei modi per ricreare un ottimo ambiente. Da apprezzare sono infine le performance di Ewan McGregor e Rebecca Ferguson: il primo tenta di salvare la pellicola interpretando un Dan Torrance maturo, credibile e coerente con il piccolo Danny di Shining; la seconda conferisce invece personalità a un villain scritto male, in concreto mai veramente pericoloso, che esce frantumato dall'impietoso confronto con il Jack Torrance di Jack Nicholson. Insomma, nonostante gli sforzi, il risultato complessivo della pellicola è decisamente mediocre. Soprattutto se si considera la presunzione con cui regista e produzione hanno avuto l'ardire di accostarsi al capolavoro di Kubrick.

A cura di Mattia Liberatore.
Pubblicato il 4 novembre 2019.

Pro:

  • L'interpretazione di Ewan McGregor e Rebecca Ferguson.
  • Audio e musiche.

Contro:

  • Mancanza di autonomia rispetto al prequel, con cui non regge il confronto.
  • Resa parodica delle scene cult di Shining.
  • Sceneggiatura mediocre, difficilmente inquadrabile nel genere horror.

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