Adattamento cinematografico della storia illustrata di Helen Aberson, il film è il remake in live action di “Dumbo – l'elefante volante”, film d'animazione del 1941.
Adattamento cinematografico della storia illustrata di Helen Aberson, il film è il remake in live action di “Dumbo – l'elefante volante”, film d'animazione del 1941.
Dopo tre lunghi anni di assenza dalle scene Tim Burton torna alla regia e alla produzione con Dumbo. Per i grandi nostalgici dello stile del regista il progetto rappresentava una speranza di un ritorno in grande stile e la realizzazione di una fiaba dark che finalmente si sarebbe potuta distinguere dalla piattezza del mercato cinematografico degli ultimi anni.
Dumbo però non solo delude queste aspettative ma, si presenta come un film Disney diretto da Tim Burton con tanto Disney e poco Burton, la regia si sarebbe potuta affidare a qualsiasi altro regista in quanto di stile Burtoniano si percepisce ben poco.
Nel corso del film vengono introdotti molti personaggi, forse con l'intento di differenziarsi dalla produzione precedente, ma che risultano banali e quasi inutili al fine della narrazione. L'idea di rappresentare il circo e i suoi ‘Freaks' poteva risultare con una buona base per gettare le fondamenta per qualcosa di creepy e per il tema della diversità che invece viene affrontato quasi marginalmente, eppure Dumbo è Dumbo in quanto rappresenta un'anomalia e questo viene invece usato quasi come una sottotrama.
Il cast, che su carta promette molto, rimane vittima di una scarsa caratterizzazione che non conferisce nessun entusiasmo alle interpretazioni.
Eva Green sembra l'unica che riesce a brillare, metaforicamente e fisicamente, grazie alla sua bellezza eterea incorniciata dai costumi sublimi della quattro volte premio Oscar Collen Atwood.
Nota negativa per Colin Farell che non riesce a portare al suo personaggio né fascino né spessore emotivo, malgrado la storyline del padre, vedovo ed ex soldato mutilato; l'unica scelta discutibile in fatto di casting in quanto non rappresenta in alcun modo le caratteristiche che predilige Burton nella scelta dei suoi personaggi, non sarò banale e non dirò che Jhonny Depp sarebbe stata la scelta perfetta ma mi limiterò a dire che Helena Bonham Carter con la barba e senza un braccio avrebbe potuto portare al personaggio più charme.
Grazie alle musiche di Danny Elfman riusciamo ad assaporare un po' di quella malinconia che circondava il film d'animazione ed è attraverso Elfman e ad alcune scene, tra cui quella degli elefanti rosa e quella degli animali truccati e chiusi in gabbia, che riusciamo ad assaporare lo stile della vecchia scuola di Burton.
La scenografia riesce a conferire alla pellicola l'effetto fiabesco e disneyano, in particolare quando la narrazione si sposta a Dreamland che richiama in modo pittoresco Disneyland.
Il punto di forza del film è l'accuratezza dell'atmosfera creata tutt'intorno alla narrazione, che riesce ad avvolgere totalmente lo spettatore e a teletrasportarlo direttamente nel mondo fiabesco di Dumbo.
CGI ottimi e in linea agli standard che avevano creato con Alice nel Paese delle Meraviglie, gli animali del circo infondono umanità senza però perdere la loro realisticità.
Menzione speciale all'elefantino, che riesce a fare suscitare un po' di tenerezza a ogni inquadratura dei suoi dolci e incredibilmente espressivi occhioni azzurri che insieme ai suoi tratti da cucciolo riescono a diffondere empatia, senza risultare una caricatura dello stesso Dumbo.
In generale, la pellicola risulta un live action riuscito, sicuramente apprezzato più dalle nuove generazioni, abituati a prodotti Disney come Frozen o InsideOut. E per chi invece è cresciuto a pane e vecchi Disney può comunque portare a casa un po' di quell'atmosfera malinconica e suggestiva del film, che riporta alla memoria tutti quei pomeriggi passati a vedere la videocassetta di quel piccolo, adorabile, elefantino volante.
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