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David Lynch

Dune | Recensione | Unpolitical Reviews

Trailer non disponibile

Scheda:

poster di Dune
Titolo Originale:
Dune
Regia:
David Lynch
Uscita:
21 dicembre 1984
(prima: 14/12/1984)
Lingua Originale:
en
Durata:
137 minuti
Genere:
Azione
Fantascienza
Avventura
Soggetto:
Sceneggiatura:
David Lynch
Fotografia:
Freddie Francis
Montaggio:
Antony Gibbs
Scenografia:
Giorgio Desideri
Jorge Sainz
Musica:
Produzione:
Dino De Laurentiis
Raffaella De Laurentiis
Produzione Esecutiva:
Dino De Laurentiis
Casa di Produzione:
Dino De Laurentiis Company
Budget:
$40 milioni
Botteghino:
$30 milioni
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Redazione

6-

Pubblico

Redazione
Pubblico

Cast:

Paul Atreides
Kyle MacLachlan
Lady Jessica
Francesca Annis
Gurney Halleck
Patrick Stewart
Shadout Mapes
Linda Hunt
Padisha Emperor Shaddam IV
José Ferrer
The Baron's Doctor
Leonardo Cimino
Thufir Hawat
Freddie Jones
Piter De Vries
Brad Dourif
Duncan Idaho
Richard Jordan
Princess Irulan
Virginia Madsen
Reverend Mother Ramallo
Silvana Mangano
Stilgar
Everett McGill
Feyd Rautha
Sting
Baron Vladimir Harkonnen
Kenneth McMillan
Nefud
Jack Nance
Reverend Mother Gaius Helen Mohiam
Siân Phillips
Duke Leto Atreides
Jürgen Prochnow
The Beast Rabban
Paul L. Smith
Doctor Wellington Yueh
Dean Stockwell
Doctor Kynes
Max von Sydow

Trama:

Anticipazione

Trama Completa

In un universo retto dal controllo della miracolosa Spezia, estratta dal pianeta desertico Dune, si scontrano le casate degli Atreides e degli Harkonnen.

Recensione:

Ripudiato dallo stesso regista David Lynch (Velluto Blu, 1986; Mulholland Drive, 2001), Dune rappresenta innanzitutto un monumento alle difficoltà nell'adattare il complesso romanzo di Frank Herbert del 1965, capostipite di una saga fantascientifica la cui influenza è stata determinante per tutta la letteratura e la cinematografia di fantascienza a venire. Prima di Lynch, è nota e immortalata in un documentario del 2013 l'odissea produttiva di Alejandro Jodorowsky che, dopo aver coinvolto nel progetto artisti del calibro dei Pink Floyd, Orson Welles, Salvador Dalì e Moebius, si vide rifiutati i finanziamenti da Hollywood. La tesi di Jodorowsky's Dune è che i copiosi appunti di Jodorowsky, senza mai vedere la luce, siano stati saccheggiati dalle produzioni di alcuni dei più importanti film di fantascienza della storia, primo fra tutti Guerre stellari del 1977. Ad ogni modo, da allora Dune di Herbert si è conquistato la fama di romanzo inadattabile per il grande schermo e il film di Lynch sembra confermarlo.

Il difetto più evidente dell'opera, eccessivamente opulenta e mastodontica per l'allora giovane regista che mai aveva diretto un kolossal, risiede nel montaggio a cura di Anthony Gibbs. È noto che Lynch si vide rifiutato dal produttore Dino de Laurentiis il controllo sul final cut e pertanto il film risulta, nella sua forma definitiva, poco comprensibile e confuso. La scarsa chiarezza della trama, appesantita da una sceneggiatura dello stesso Lynch che tenta di condensare l'immensa complessità del romanzo, rende il film a tratti inguardabile se non per puro spirito filologico.


Dune è anche la tragica rappresentazione delle conseguenze di una produzione che non riesce a tenere assieme i diversi comparti di realizzazione.


Al totale disastro del montaggio e della narrazione si contrappongo infatti degli effetti visivi e speciali di sicura suggestione (per quanto, visti con gli occhi di oggi, al limite del ridicolo) e, nel caso della realizzazione dei vermi della sabbia, addirittura all'avanguardia. Le creature meccaniche sono peraltro opera di Carlo Rambaldi, tre volte premio Oscar noto per classici di genere quali Profondo Rosso (1975) di Dario Argento e E.T. – L'extraterrestre (1982). Anche la suggestiva colonna sonora, perfettamente in bilico fra le sonorità dell'epoca e quelle fantascientifiche, è affidata a due nomi non secondari della scena rock ed elettronica internazionale: i Toto e Brian Eno. L'unica candidatura agli Oscar del film, peraltro, fu proprio per il sonoro.

Di particolare impatto risulta anche la fotografia di Freddie Francis, due volte premio Oscar che già aveva collaborato con Lynch per il precedente The Elephant Man (1980). La regia di Lynch appare stavolta confusa in più punti: Dune è sicuramente il film più atipico della sua carriera e la mano d'autore si nota soprattutto nelle scene oniriche e meno epiche, confermando la poca dimestichezza del regista con le grandi produzioni. Il cast infine appare sicuramente più curioso che riuscito, fra scelte adeguate soprattutto nei ruoli minori (Silvana Mangano, Max von Sydow), curiose trovate che ne avrebbero potuto fare un film cult (Sting) e scritturazioni assolutamente fuori luogo. Prima fra tutte, purtroppo, è quella che vede l'ottimo Kyle MacLachlan in una parte totalmente inadeguata: l'unico aspetto positivo della sua presenza nel film è l'aver sancito l'inizio di una fortunata collaborazione con Lynch, culminata nella terza stagione di Twin Peaks (2017).

In definitiva, Dune è un'opera che riesce a disperdere tutti i presupposti positivi di partenza e a nascondere i suoi pregi in un caotico groviglio di errori strategici. Diventato con il tempo un cult anche in virtù delle sue stranezze e degli aneddoti legati alla disastrosa produzione, è un film che richiede allo spettatore una buona dose di pazienza e, involontariamente, senso dell'umorismo.

A cura di Michele Piatti.
Pubblicato il 16 settembre 2021.

Pro:

  • Comparto visivo di sicura suggestione
  • Effetti speciali di Rambaldi riusciti
  • Ottima colonna sonora affidata a Toto e Brian Eno

Contro:

  • Montaggio e produzione confusi, al punto da rendere il film incomprensibile
  • Evidente difficoltà di resa del romanzo in sceneggiatura
  • Regia incerta da parte di Lynch

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