Stati Uniti, alla fine del diciannovesimo secolo è in corso la cosiddetta “Guerra delle correnti” che vede rivali gli inventori e imprenditori Thomas Edison e George Westinghouse.
Stati Uniti, alla fine del diciannovesimo secolo è in corso la cosiddetta “Guerra delle correnti” che vede rivali gli inventori e imprenditori Thomas Edison e George Westinghouse.
Arrivato nelle sale Italiane con un ritardo di ben due anni rispetto alla prima USA, dovuto allo scandalo che investì Harvey Weinstein che portò alla chiusura della sua Weinstein Company, Edison: l'uomo che illuminò il mondo si presenta come un progetto ambizioso, che vuole portare sullo schermo le vicende di tre grandi figure che si intrecciano tra loro: Thomas Alva Edison, George Westinghouse e Nikola Tesla; tanto che il titolo originale (The current war) dà una effettiva giustizia e rilievi a tutti e tre i protagonisti, piuttosto che al solo Edison.
Il regista Alfonso Gomez -Rejon (Quel fantastico peggior anno della mia vita, 2015) sembra avere le idee molto chiare sull'impronta stilistica che vuole adottare per la pellicola, utilizzando brevi ma sinuosi movimenti di camera, senza perdersi in virtuosismi, riesce a rendere il suo lavoro registico l'effettiva attrazione del film. Giocando spesso con il dualismo del chiaro e dello scuro, della luce e dell'oscurità, conferisce drammaticità alle sue inquadrature, in particolare sul volto dei protagonisti, illuminati fievolmente dalle fonti di luce del tempo.
L'efficacia della regia soffre però di un montaggio approssimativo, che fallisce a donare al film i giusti tempi e le giuste pause, anche se, paradossalmente, alcune scene che utilizzano il montaggio alternato funzionano molto su un piano sia stilistico che funzionale; basta pensare alle scene che seguono le vicende della grande fiera a Chicago, dove vediamo affiancate alcune successioni di immagini, prima l'assemblaggio delle lampadine, poi un primo piano di Tesla, poi la prima esecuzione sulla sedia elettrica e via dicendo, come se potessimo vedere le vicende tramite un kinetoscopio.
Seguendo la scia del Grande Gatsby (Baz Luhrmann, 2013), la scelta della colonna sonora ricade su tracce pop e volutamente anacronistiche, che donano alla narrazione i ritmi e i tempi che non riesce a dare il montaggio e trionfa, proprio come la regia, laddove la sceneggiatura fallisce: a dare carattere alla pellicola.
La sceneggiatura, a cura di Micheal Mitnick (The Giver, 2014; Vynil, 2016), come precedentemente accennato, è forse il punto più debole dell'intero progetto. Malgrado sia da apprezzare la volontà di voler portare sullo schermo un susseguirsi di vicende che vede tra i protagonisti grandi menti che hanno contribuito a rendere il mondo ciò che è oggi, è palese che non sia stato in grado di dare un giusto tono alla narrazione.
Personaggi primari spogliati di qualsiasi caratteristica del “genio”, proprio della loro figura, ma lasciando spazio solo a guerre di mercato e discorsi sul denaro, senza nessun approfondimento psicologico e interiore, se non per brevi (quasi nulli) accenni come la tragica morte della signora Edison, per la quale il marito soffre per mezza scena, alcuni riferimenti del passato del signor Westinghouse e lo scisma interno di Edison, dapprima presentato come contro a qualsivoglia forma di violenza e morte, ma poi complice della realizzazione della sedia elettrica. Dopo tutto, oltre alla narrazione storica, l'obiettivo dei Biopic dovrebbe essere proprio quello di farti conoscere fino alle viscere quei personaggi che sembrano così lontani e irraggiungibili.
Personaggi secondari, allo stesso modo, piccole virgole in una sceneggiatura già troppo vuota e confusa.
È interessante come l'aspetto più affascinante e interessante, sia il tema della morte, che fa da filo conduttore dalla sedia elettrica fino alla preservazione di immagini e suoni di persone amate; e seguendo la teoria del Complesso di Frankestein, ideata da Burch nel secolo scorso, la volontà di avere un ricordo, di vincere in qualche modo la morte è proprio il motore che fa nascere il cinema, che ancora tutt'oggi riesce nel suo intento di raccontarci storie (e immagini) di persone oramai lontane.
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