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Sam Mendes

Empire of Light | Recensione | Unpolitical Reviews

Scheda:

poster di Empire of Light
Titolo Originale:
Empire of Light
Regia:
Sam Mendes
Uscita:

(prima: 9/12/2022)
Lingua Originale:
en
Durata:
115 minuti
Genere:
Dramma
Romance
Soggetto:
Sceneggiatura:
Sam Mendes
Fotografia:
Roger Deakins
Montaggio:
Lee Smith
Scenografia:
Philippa Bruges
Kamlan Man
Musica:
Trent Reznor
Atticus Ross
Produzione:
Sam Mendes
Pippa Harris
Produzione Esecutiva:
Michael Lerman
Julie Pastor
Casa di Produzione:
Searchlight Pictures
Neal Street Productions
Budget:
$0
Botteghino:
$5 milioni
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Redazione

6

Pubblico

Redazione
Pubblico

Cast:

Hilary
Olivia Colman
Stephen
Micheal Ward
Norman
Toby Jones
Donald Ellis
Colin Firth
Neil
Tom Brooke
Delia
Tanya Moodie
Janine
Hannah Onslow
Ruby
Crystal Clarke
Rosemary Bates
Monica Dolan
Mr. Cooper
Ron Cook
Brenda Ellis
Sara Stewart
Jim Booth
Justin Edwards
Frankie
Roman Hayeck-Green
Brian
Brian Fletcher
Finn
Dougie Boyall
Doctor Laird
William Chubb
Mikey
Spike Leighton
Colin
Jacob Avery
Sean
Jamie Whitlow
Pogo
Dylan Blore

Trama:

Anticipazione

Trama Completa

Al cinema Empire viene assunto il giovane Stephen (Micheal Ward), il suo entusiasmo sconvolgerà le dinamiche del cinema e soprattutto quelle della direttrice Hilary (Olivia Colman.

Recensione:

Dopo Quentin Tarantino con la sua C’era una volta … a Hollywood (2019), il più recente Fabelsman (2023) di Steven Spielberg e il controverso Babylon (2022) di Damien Chazelle anche Sam Mandes porta sul grande schermo il suo amore per il cinema.


Mantenendo ben le distanze da una cifra autobiografica, Empire of the Light tratta di sì di cinema, ma più inteso come luogo fisico ed ermetico. All’interno dell’Empire lavorano i due protagonisti e dentro le sale e le mura dell’edificio vivono in una sorta di realtà parallela, che tiene lontano tutte le bruttezze e cattiverie del mondo al di fuori.


Quando i due provano a portare le loro esistenze condivise in un altro luogo, all’aperto e più lontano dal loro habitat lavorativo, l'idillio si rompe e la realtà torna - letteralmente - a bussare alle loro porte.

Il periodo storico di Empire of the Light corrisponde ai primi anni Ottanta, quelli che in Inghilterra sono rinomati come i primi anni thatcheriani, periodo che avrebbe portato importanti agitazioni sociali ed economiche. Per quanto questa peculiarità periodica si palese in un determinato contesto - ciò quello degli skinheads e del razzismo - l’impronta storica rimane molto sottile e di contorno, almeno fino a che la cinepresa rimane sul cinema.

La poca caratterizzazione però si espande fino ai personaggi, sia quelli primari, che vivono la loro vita in una normalità flemmatica che genera anche poca emozione, che quelli secondari che per altro vantano nomi come Colin Firth (Il diario di Bridget Jones, 2001; Il discorso del Re, 2010) e Toby Jones (Harry Potter e la Camera dei segreti, 2002; Il racconto dei racconti, 2015).

A dare una spinta visiva al debole soggetto è la fotografia dei sedici volte candidato al premio oscar Roger Deakins (Fargo, 1996; Prisoners, 2013) che dona alla luce un ruolo di prima importanza, facendola protagonista del cinema, colei che illumina gli schermi e scalda i cuori.

Dalla regia di Sam Mendes, invece, che ci aveva donato American Beauty (1999) e 1947 (2019) il risultato è decisamente sottotono e quasi anonima, incapace di spezzare la monotonia della sceneggiatura.

In conclusione, Empire of the Light è un film per i nostalgici della sala cinematografica, ma l’impronta emozionale inizia e finisce in qualche minuto o poco più. Meravigliosa rimane l’interpretazione di Olivia Colman (La Favorita; 2018; La figlia Oscura, 2021) che dona alla pellicola un range dal comico al drammatico, interpretando alla perfezione gli alti e i bassi di una malattia mentale.

A cura di Linda Giulio.
Pubblicato il 10 marzo 2023.

Pro:

  • Fotografia di Roger Deakins.
  • Interpretazione di Olivia Colman.

Contro:

  • Personaggi poco caratterizzati. .
  • Regia di Mendes decisamente sottotono.

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