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Alex Garland

Ex Machina | Recensione | Unpolitical Reviews

Scheda:

poster di Ex Machina
Titolo Originale:
Ex Machina
Regia:
Alex Garland
Uscita:
23 marzo 2015
(prima: 21/01/2015)
Lingua Originale:
en
Durata:
108 minuti
Genere:
Dramma
Fantascienza
Soggetto:
Sceneggiatura:
Alex Garland
Fotografia:
Rob Hardy
Montaggio:
Mark Day
Scenografia:
Michelle Day
Musica:
Geoff Barrow
Ben Salisbury
Produzione:
Andrew Macdonald
Allon Reich
Produzione Esecutiva:
Tessa Ross
Scott Rudin
Eli Bush
Casa di Produzione:
DNA Films
Film4 Productions
IAC Films
Scott Rudin Productions
Universal Pictures
Budget:
$15 milioni
Botteghino:
$36 milioni
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Redazione

9-

Pubblico

Redazione
Pubblico

Cast:

Caleb Smith
Domhnall Gleeson
Ava
Alicia Vikander
Nathan Bateman
Oscar Isaac
Kyoko
Sonoya Mizuno
Jay
Corey Johnson
Lily
Claire Selby
Jasmine
Symara A. Templeman
Jade
Gana Bayarsaikhan
Katya
Tiffany Pisani
Amber
Elina Alminas
Office Girl (uncredited)
Chelsea Li
Office Worker (uncredited)
Dan Pappaspanos

Trama:

Anticipazione

Trama Completa

Un giovane informatico viene chiamato dal brillante CEO della società per cui lavora a verificare le abilità della prima intelligenza artificiale mai creata.

Recensione:

Esordio alla regia per Alex Garland (Annientamento, 2018), che scrive e dirige il suo primo lungometraggio basandosi su un'idea avuta per la prima volta intorno ai 12 anni: mentre si divertiva facendo codifica di base e sperimentazioni informatiche varie su un computer che i suoi genitori gli avevano regalato, il piccolo Garland aveva avuto la sensazione che talvolta il sistema operativo fosse dotato di una sua mente. Di qui, la sua passione per le neuroscienze applicate alle nuove tecnologie, che combinata all'influenza di romanzi e film fantascientifici (su tutti 2001: Odissea nello Spazio, 1968; Blade Runner, 1982) ha reso possibile la realizzazione Ex Machina. Lapalissiano appare in tal senso un doppio parallelismo: il primo è quello tra Ava e Hal 9000, due intelligenze artificiali che, prendendosi gioco dell'uomo, riescono ad assumere il controllo della situazione ai suoi danni; il secondo è quello tra Caleb e Rick Deckard, entrambi così immersi nelle relazioni con entità robotiche al punto da dubitare della propria natura umana. Mentre però in Ex Machina Caleb riesce a sciogliere tramite una cruenta scena le sue riserve cartesiane, né in Blade Runner, né in Blade Runner 2049 (Denis Villeneuve, 2017) può essere accertata l'ambivalente essenza di Rick.

Nonostante il soggetto, lo si è appena visto, sia stato ampiamente trattato dalla cinematografia (recente e non), Ex Machina ha il pregio di riuscire a risultare tutt'altro che scontato, intrigando lo spettatore fino alla fine (efficace in tal senso l'espediente del doppio colpo di scena, con Caleb che libera Ava dopo essere stato smascherato da Nathan) e modernizzando la trattazione dell'I.A., inserendo nella sceneggiatura un tema di stringente attualità come quello dei big data, risultati indispensabili sia per la creazione di Ava, sia per reclutare Caleb. Affascinante risulta anche la scelta di accostare l'uomo al divino, introducendo vari riferimenti biblici: alcuni espliciti (sono i personaggi stessi a definirsi divinità), altri più nascosti (come il rimando ai 6 giorni necessari per la creazione o la scelta del nome Ava, molto simile a quello di Eva, l'ultima creatura di Dio). Inoltre, i dialoghi tra i protagonisti non sono mai banali e il ritmo della narrazione risulta estremamente fluido, procedendo senza momenti morti, né cali di tensione.

Dal punto di vista visivo il film è magnifico. La regia ricorre a carrellate lente e pulite, senz'altro di ottima fattura, sebbene non particolarmente innovative. Per l'illuminazione invece sono state impiegate circa 15.000 lampadine Standard Edison, installate sul set allo scopo di evitare la luce fluorescente normalmente utilizzata nelle pellicole di fantascienza.


La fotografia riesce quindi a valorizzare con grande naturalezza la bellezza scenografica, vero valore aggiunto del lungometraggio: ogni ambiente risulta pulito ed elegante, in netta contrapposizione rispetto allo stereotipo sci-fi che ricorre spesso a schermi e cavi per rappresentare il progresso.


L'alternanza di claustrofobici spazi minimal grigi con il rigoglioso verde della natura esterna crea un contrasto visivamente formidabile e semanticamente rilevante. Particolarmente degni di nota risultano inoltre gli effetti speciali, non a caso premiati con l'Oscar di categoria del 2016. Le riprese sono avvenute senza l'utilizzo di Green Screen o Motion Capture e la CGI è stata inserita solo in fase di post-produzione. Questa è risultata decisiva ai fini dell'introspezione di Ava, che emerge soprattutto quando l'androide si interfaccia con il proprio corpo meccanico. Di ottimo livello risultano infine le musiche, il sonoro e il missaggio: nello specifico, viene prestata molta attenzione ai singoli suoni, quasi estranianti rispetto all'azione svolta, in modo tale da accentuare il livello distopico del film. Dal punto di vista interpretativo non convincono a pieno gli attori maschili, senz'altro credibili, ma non all'altezza della performance di Alicia Vikander, che soltanto tramite le espressioni facciali è riuscita a simulare una tenerezza in grado di ingannare non solo la buona fede del povero Caleb, ma anche quella dello spettatore, sconvolto dal travolgente finale.

In definitiva, Ex Machina rappresenta un brillante esordio alla regia per Garland, che oltre ad aver dimostrato la sua abilità con la macchina da presa, è stato in grado di rivitalizzare un diffuso soggetto fantascientifico, attualizzandolo e rendendolo fruibile a qualsiasi tipo di pubblico.

A cura di Mattia Liberatore.
Pubblicato il 24 maggio 2020.

Pro:

  • Sceneggiatura godibile e semanticamente pregnante.
  • Magnificenza visiva ottenuta da fotografia e scenografia.
  • Utilizzo di effetti speciali.

Contro:

  • Interpretazioni maschili credibili, ma non all'altezza di Alicia Vikander.

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