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Martin McDonagh

Gli spiriti dell’isola | Recensione | Unpolitical Reviews

Scheda:

poster di Gli spiriti dell’isola
Titolo Originale:
The Banshees of Inisherin
Regia:
Martin McDonagh
Uscita:
5 settembre 2022
(prima: 20/10/2022)
Lingua Originale:
en
Durata:
109 minuti
Genere:
Dramma
Commedia
Soggetto:
Sceneggiatura:
Martin McDonagh
Fotografia:
Ben Davis
Montaggio:
Mikkel E.G. Nielsen
Scenografia:
Michael Standish
Musica:
Carter Burwell
Produzione:
Graham Broadbent
Martin McDonagh
Peter Czernin
Produzione Esecutiva:
Ollie Madden
Diarmuid McKeown
Daniel Battsek
Ben Knight
Casa di Produzione:
Searchlight Pictures
Blueprint Pictures
Film4 Productions
Metropolitan Films International
TSG Entertainment
Budget:
$0
Botteghino:
$41 milioni
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Redazione

8

Pubblico

Redazione
Pubblico

Cast:

Pádraic Súilleabháin
Colin Farrell
Colm Doherty
Brendan Gleeson
Siobhán Súilleabháin
Kerry Condon
Dominic Kearney
Barry Keoghan
Peadar Kearney
Gary Lydon
Jonjo Devine
Pat Shortt
Gerry
Jon Kenny
Mrs. McCormick
Sheila Flitton
Priest
David Pearse
Mrs. O'Riordan
Bríd Ní Neachtain
Declan
Aaron Monaghan
Female Singer
Lasairfhíona Ní Chonaola
Student Musician #1
James Eugene Carty
Student Musician #2
Conor Connolly
Student Musician #3
Ryan Owens
Older Musician #1
John Carty
Older Musician #2
Oliver Farrelly

Trama:

Anticipazione

Trama Completa

Irlanda, 1923: Colm rompe bruscamente l'amicizia con Pàdriac. Questo gesto porterà conseguenze inaspettate per tutti gli abitanti dell'isola.

Recensione:

Dopo il fantastico Tre Manifesti a Ebbing, Missouri (2017), Martin McDonagh torna con una pellicola drammatica e particolare, “Gli Spiriti dell’isola”, che ha conquistato ben 9 candidature agli Oscar.


Grottesco, sentimenti e sopra le righe si mescolano e danno vita a una fiaba oscura, vera, brutale, semplice ma ricca di metafore.


È meglio essere ricordati o apprezzati? Fin dove si può spingere chi ha paura di essere abbandonato?

Ed ecco che la sceneggiatura di McDonagh, coraggiosa, pura e intima, racconta l’improvvisa fine di un’amicizia che ha assurde ripercussioni sull’equilibrio di tutti gli abitanti della piccola isola irlandese. Una scrittura mai banale, a tratti teatrale, che coinvolge, fa riflettere, intrattiene.

I protagonisti sono caratterizzati per simboleggiare due opposti: Colm è pervaso dalla paura della morte, dalla noia e dal vuoto della vita, ha l’ambizione di creare un’opera immortale che sopravviva al tempo; Pàdriac è un ingenuo mandriano, gentile, testardo, abitudinario. Due uomini soli, su un’isola remota, con una guerra vicinissima di cui si sentono solo spari e resoconti epistolari.

La stasi e la passività si scontrano con il tormento e l’insoddisfazione, generando aggressività, violenza, autolesionismo. Una guerra tra principi universali che attraversa lo specchio umano delle emozioni in maniera vivida, drammatica e comica allo stesso tempo.

Anche gli animali hanno un forte ruolo simbolico e sono collegati ai loro padroni: il cane, animale sveglio e intelligente, e l’asino, creatura goffa e associata alla caparbietà. Quando Pàdriac perde la sua asinella, perde anche la sua ingenuità e la sua parte docile e fa scatenare la sua rabbia più profonda. Gli animali sono rispettati e sempre intoccabili: Pàdriac, infatti, porta in salvo il cane di Colm.

Il giovane Dominic rappresenta un animo indifeso, sottomesso agli abusi di un padre violento e di un potere più grande di lui, Siobhàn è la donna che dice basta, scappa dalla mentalità ristretta dell’isola e si emancipa. La vecchia signora McCormick, la “banshee”, che si aggira per l’isola vestita di nero, porta presagi di morte e di disgrazie, viene spesso evitata dagli isolani, come si evitano gli avvenimenti che non si vogliono affrontare.

La regia di McDonagh è posata e valorizza le atmosfere ancestrali, gli sguardi, i silenzi e l’ironia cupa e tagliente dei dialoghi. I paesaggi irlandesi sono risaltati da una fotografia naturale, non troppo impreziosita dal color grading, che lascia trasparire l’opacità e l’ostilità del clima, delle montagne, delle coste e della brughiera.

Colin Farrell delizia con un’ottima interpretazione: accentua la sua ingenuità e tristezza in modo da entrare davvero in empatia con il suo personaggio. Bravi anche Brendan Gleeson, che aveva già recitato in coppia con Farrell in In Bruges (McDonagh, 2008) e Barry Keoghan, nel suo personaggio disturbato ma dal cuore puro.

Gli spiriti dell'isola è una pellicola tanto semplice quanto complessa: se con una prima visione si percepisce la, seppur intimissima, semplice storia di un'amicizia in declino, con una seconda, o una visione più attenta, si riescono a cogliere le motivazioni che smuovono i personaggi nelle vicende, impreziosite da numerosi simbolismi. Quest’ultimi hanno uno spazio importante nel racconto, che poteva essere arricchito da maggiori dettagli, linee narrative, descrizioni dei personaggi secondari. Si ha la sensazione che il regista non abbia saputo cosa scegliere tra le due rappresentazioni che a tratti sembrano scontrarsi: la parte simbolica e la dark, seppur “light”, comedy.

Un film brillante, che ci porta in un’ Irlanda bucolica e ci trasporta fino a teatro, con la sua narrazione esistenzialista.

A cura di Giulia Belvedere.
Pubblicato il 14 febbraio 2023.

Pro:

  • Regia che sa valorizzare atmosfere e dialoghi.
  • Sceneggiatura profonda e mai scontata.
  • Interpretazioni fantastiche di Farrell e Gleeson.

Contro:

  • Molti simbolismi, difficili da carpire subito.

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