Scheda:
Titolo Originale:
The Grand Budapest Hotel
Uscita:
10 aprile 2014
(prima: 26/02/2014)
Soggetto:
Wes Anderson
Stefan Zweig
Hugo Guinness
Sceneggiatura:
Wes Anderson
Fotografia:
Robert D. Yeoman
Montaggio:
Barney Pilling
Scenografia:
Anna Pinnock
Musica:
Alexandre Desplat
Produzione:
Scott Rudin
Wes Anderson
Jeremy Dawson
Steven M. Rales
Produzione Esecutiva:
Henning Molfenter
Charlie Woebcken
Christoph Fisser
Molly Cooper
Casa di Produzione:
Fox Searchlight Pictures
Scott Rudin Productions
Studio Babelsberg
Indian Paintbrush
TSG Entertainment
American Empirical Pictures
Carica Altro
Cast:
Trama:
Anticipazione
Trama Completa
Primi decenni del: il concierge di un lussuoso hotel riceve in eredità un quadro di inestimabile valore. Sarà trascinato, assieme al proprio grazone, in una serie di intrighi e complotti.
Un anziano romanziere di successo (Tom Wilkinson) racconta di come scrisse il proprio romanzo Grand Budapest Hotel. Nel 1968, da giovane (Jude Law), aveva alloggiato infatti nell'eponimo albergo, sulle montagne della Repubblica di Zubrowka, nell'Europa orientale. Qui conosce il solitario padrone Zero Moustafa (F. Murray Abraham) che gli narra il proprio inizio come garzone presso il Grand Budapest. Ai tempi, nel 1932, il concierge era il carismatico e affascinante Monsieur Gustave (Ralph Finnies), aduso a flirtare con le anziane e ricche clienti. La più affezionata di queste, Madame D. (Tilda Swinton), muore in circostanze misteriose lasciandogli in eredità il prezioso dipinto fiammingo Ragazzo con mela: ciò attira le ire degli altri avidi eredi, in particolare dell'irascibile figlio Dmitri (Adrien Brody).
Gustave viene inaspettatamente arrestato con l'accusa di aver assassinato l'anziana; contemporaneamente scompare il maggiordomo Serge X. (Mathieu Amalric), unico testimone delle ultime ore della nobildonna. Il giovane Zero (Tony Revolori), che ha preso temporaneamente le redini dello staff alberghiero, intrattiene intanto una relazione con la pasticciera Agatha (Saoirse Ronan): assieme a lei predispone delle lime nei dolci che invia a Gustave, favorendo l'evasione sua e dei compagni di cella.
Gustave e Zero, tramite una rete segreta di concierge, raggiunge Serge latitante in un convento. Questi rivela loro l'esistenza di un secondo testamento, lasciato da Madame D. in caso fosse stata assassinata.
Appare chiaro che il responsabile dell'omicidio è proprio il figlio Dmitri, desideroso della ricca eredità.
Serge viene però strangolato dal tirapiedi di Dmitri, il sadico Jopling (Willem Defoe), prima di rivelare ubicazione e contenuto del documento. Alla fine di un estenuante inseguimento sulla neve, Zero salva la vita a Gustave e scaraventa Jopling da un dirupo. I due fanno ritorno al Grand Budapest, ora occupato dai militari in vista della guerra appena scoppiata, e affrontano Dimitri in uno scontro a fuoco. Agatha è in possesso del dipinto, ricercato da Dmitri, dietro alla tela del quale viene finalmente rinvenuto il testamento. Gustave è designato erede unico e totale della Madame, che si scopre essere anche la misteriosa proprietaria dell'hotel, e Zero ne diventa concierge. Sposerà Agatha e avrà un figlio da lei, ma entrambi moriranno prematuramente per malattia. Gustave invece passerà la propria vita nel lusso tipico delle sue vecchie clienti. Da questo racconto lo scrittore trarrà la trama del proprio romanzo di successo.
Recensione:
Grand Budapest Hotel è un film che sembra una cartolina di inizio secolo. Una rappresentazione di ambienti tanto lussuosi quanto colorati, gustosamente vintage e intrisi di velata nostalgia. Merito della fotografia di Robert Yeoman (I Tenenbaum, 2001; Love & Mercy, 2014) e delle scenografie di Adam Stockhausen (Il ponte delle spie, 2015; L'isola dei cani, 2018).
Notevoli anche i costumi fantasiosi e quasi cartooneschi di Milena Canonero (Arancia meccanica, 1971; Il treno per il Darjeeling, 2007).
Tutti collaboratori abituali, come si evince dai film, del regista Wes Anderson che dà al film il proprio tocco inconfondibile:
il gusto estetico, piacevole per gli occhi, e fiabesco si intreccia alla perfezione con la trama che unisce comico e drammatico, avventura e tiepida satira sociale, disimpegno e suggerita critica antimilitarista.
La sceneggiatura, tratta dalle opere di Stefan Zweig e basata su un soggetto di Hugo Guinness e dello stesso Anderson, viene sviluppata dal regista proprio con il gusto della contaminazione raffinata. Nonostante i diversi piani narrativi, fra analessi e scatole cinesi, la storia si svolge in modo cristallino e si rifà ora alla commedia sofisticata degli anni 30, ora alle comiche del cinema muto slapstick (in particolare la sequenza dell'inseguimento sulla neve). Anderson è, come si diceva, un grande narratore di fiabe contemporanee: il rischio è quello di appiattire le parabole dei personaggi, laddove i cattivi restano cattivi puniti e i meno buoni diventano buoni, ma ciò non intacca la piacevolezza complessiva del prodotto che, pur rivolgendosi alle famiglie, non manca di deliziare anche con battute e allusioni più piccanti.
Ad accompagnare la trama avventurosa sono infine le musiche di Alexandre Desplat, altro collaboratore abituale di Anderson e vincitore di due premi Oscar, uno dei quali per La forma dell'acqua nel 2018.
Anderson, più che come regista, lavora come gioielliere. Le sue creazioni sono delicate e preziose, è la punta di diamante come sempre è il cast. Nella vera e propria sfilata di celebrità, dai grandi o piccoli ruoli, spicca il mattatore Finnies, elegante e scanzonato, e Willem Defoe che fa la parodia di se stesso in una parte insolitamente comica. Tutto il cast in realtà è perfettamente calibrato nel dare spessore ai personaggi e non prendersi troppo sul serio allo stesso tempo. Il cinema è arte che gioca con se stessa, e Anderson riesce sempre a ricordarcelo nel più grazioso dei modi.
A cura di Michele Piatti.
Pubblicato il 13 giugno 2019.
Pro:
- Reparto visivo perfetto.
- Ottima commistione di generi.
- Musiche appropriate.
Contro:
- Sviluppo limitato della scrittura, ma adeguato al tono fiabesco del film.
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