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Wes Anderson

Grand Budapest Hotel | Recensione | Unpolitical Reviews

Scheda:

poster di Grand Budapest Hotel
Titolo Originale:
The Grand Budapest Hotel
Regia:
Wes Anderson
Uscita:
10 aprile 2014
(prima: 26/02/2014)
Lingua Originale:
en
Durata:
99 minuti
Genere:
Commedia
Dramma
Soggetto:
Wes Anderson
Stefan Zweig
Hugo Guinness
Sceneggiatura:
Wes Anderson
Fotografia:
Robert D. Yeoman
Montaggio:
Barney Pilling
Scenografia:
Anna Pinnock
Musica:
Alexandre Desplat
Produzione:
Scott Rudin
Wes Anderson
Jeremy Dawson
Steven M. Rales
Produzione Esecutiva:
Henning Molfenter
Charlie Woebcken
Christoph Fisser
Molly Cooper
Casa di Produzione:
Fox Searchlight Pictures
Scott Rudin Productions
Studio Babelsberg
Indian Paintbrush
TSG Entertainment
American Empirical Pictures
Budget:
$30 milioni
Botteghino:
$174 milioni
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Redazione

9-

Pubblico

Redazione
Pubblico

Cast:

Monsieur Gustave H.
Ralph Fiennes
Young Zero Moustafa
Tony Revolori
Dmitri Desgoffe-und-Taxis
Adrien Brody
J.G. Jopling
Willem Dafoe
Agatha
Saoirse Ronan
Deputy Vilmos Kovacs
Jeff Goldblum
Monsieur Chuck
Owen Wilson
Inspector Albert Henckels
Edward Norton
Old Zero Moustafa
F. Murray Abraham
Young Writer
Jude Law
Monsieur Ivan
Bill Murray
Clotilde
Léa Seydoux
Madame Céline Villeneuve Desgoffe-und-Taxis
Tilda Swinton
Ludwig
Harvey Keitel
Old Author
Tom Wilkinson
Serge X.
Mathieu Amalric
Monsieur Jean
Jason Schwartzman
Pinky
Florian Lukas
Monsieur Martin
Bob Balaban
Monsieur Robin
Fisher Stevens

Trama:

Anticipazione

Trama Completa

Primi decenni del: il concierge di un lussuoso hotel riceve in eredità un quadro di inestimabile valore. Sarà trascinato, assieme al proprio grazone, in una serie di intrighi e complotti.

Recensione:

Grand Budapest Hotel è un film che sembra una cartolina di inizio secolo. Una rappresentazione di ambienti tanto lussuosi quanto colorati, gustosamente vintage e intrisi di velata nostalgia. Merito della fotografia di Robert Yeoman (I Tenenbaum, 2001; Love & Mercy, 2014) e delle scenografie di Adam Stockhausen (Il ponte delle spie, 2015; L'isola dei cani, 2018).

Notevoli anche i costumi fantasiosi e quasi cartooneschi di Milena Canonero (Arancia meccanica, 1971; Il treno per il Darjeeling, 2007).

Tutti collaboratori abituali, come si evince dai film, del regista Wes Anderson che dà al film il proprio tocco inconfondibile:


il gusto estetico, piacevole per gli occhi, e fiabesco si intreccia alla perfezione con la trama che unisce comico e drammatico, avventura e tiepida satira sociale, disimpegno e suggerita critica antimilitarista.


La sceneggiatura, tratta dalle opere di Stefan Zweig e basata su un soggetto di Hugo Guinness e dello stesso Anderson, viene sviluppata dal regista proprio con il gusto della contaminazione raffinata. Nonostante i diversi piani narrativi, fra analessi e scatole cinesi, la storia si svolge in modo cristallino e si rifà ora alla commedia sofisticata degli anni 30, ora alle comiche del cinema muto slapstick (in particolare la sequenza dell'inseguimento sulla neve). Anderson è, come si diceva, un grande narratore di fiabe contemporanee: il rischio è quello di appiattire le parabole dei personaggi, laddove i cattivi restano cattivi puniti e i meno buoni diventano buoni, ma ciò non intacca la piacevolezza complessiva del prodotto che, pur rivolgendosi alle famiglie, non manca di deliziare anche con battute e allusioni più piccanti.

Ad accompagnare la trama avventurosa sono infine le musiche di Alexandre Desplat, altro collaboratore abituale di Anderson e vincitore di due premi Oscar, uno dei quali per La forma dell'acqua nel 2018.

Anderson, più che come regista, lavora come gioielliere. Le sue creazioni sono delicate e preziose, è la punta di diamante come sempre è il cast. Nella vera e propria sfilata di celebrità, dai grandi o piccoli ruoli, spicca il mattatore Finnies, elegante e scanzonato, e Willem Defoe che fa la parodia di se stesso in una parte insolitamente comica. Tutto il cast in realtà è perfettamente calibrato nel dare spessore ai personaggi e non prendersi troppo sul serio allo stesso tempo. Il cinema è arte che gioca con se stessa, e Anderson riesce sempre a ricordarcelo nel più grazioso dei modi.

A cura di Michele Piatti.
Pubblicato il 13 giugno 2019.

Pro:

  • Reparto visivo perfetto.
  • Ottima commistione di generi.
  • Musiche appropriate.

Contro:

  • Sviluppo limitato della scrittura, ma adeguato al tono fiabesco del film.

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