Una cometa distruttrice si abbatte contro l'umanità e una famiglia intraprende un insidioso viaggio nel tentativo di mettersi in salvo.
Una cometa distruttrice si abbatte contro l'umanità e una famiglia intraprende un insidioso viaggio nel tentativo di mettersi in salvo.
Pellicola diretta dall'ex stuntman Ric Roman Waugh, che tenta – senza troppo successo – di dare nuova linfa ai film di genere apocalittico, troppo spesso monocordi e privi dell'alta tensione che sarebbe da loro lecito attendersi. A differenza della maggior parte dei disaster movie, infatti, Greenland prova a spostare l'attenzione dal mero evento catastrofico alle conseguenze umane che esso comporta. Sin dal principio, il film non sembra concentrarsi tanto sulla cometa che sta per travolgere la Terra, quanto piuttosto sui rapporti interpersonali dei protagonisti; quando poi il primo frammento della meteora rade al suolo la città di Tampa, lo spettatore non assiste all'intero evento distruttivo (di cui vi è solo un rapidissimo resoconto tramite immagini televisive), ma è concentrato sulle diverse reazioni delle famiglie presenti in casa Garrity. Ciò nonostante, il voler utilizzare la catastrofe per approfondire le dinamiche umane e non semplicemente per intrattenere il pubblico è un obiettivo che se da un lato nobilita il film, dall'altro lo rende più ambizioso, alzando notevolmente l'asticella della difficoltà.
Ebbene, a dispetto delle lodevoli intenzioni, Greenland non riesce ad elevarsi rispetto al marasma dei disaster movie prodotti negli ultimi anni, finendo per restarne inghiottito. La sceneggiatura, seppur abile nel tenere relativamente alta la tensione dello spettatore, risulta nel complesso banale e priva di una semantica convincente. Se da una parte la pellicola riesce a far emergere con efficacia la violenza e l'egoismo tipici della natura umana, catapultando i protagonisti in quello che a tutti gli effetti potrebbe essere accostato ad uno stato di natura hobbesiano, dall'altra finisce per vanificare ogni cosa mostrando comportamenti fin troppo caritatevoli, del tutto improbabili ed estranei al predetto contesto di bellum omnia contra omnes (solo a titolo esemplificativo, si pensi ad Allison che ritrova il figlio grazie ad un autostop non richiesto, ad un militare zelante e ad un'infermiera misericordiosamente pia e disponibile). Inoltre, la storia della crisi di matrimonio che si risolve da sola in seguito all'Apocalisse lascia il tempo che trova, dimostrandosi debole e poco adatta a sorreggere un soggetto intenzionato ad andare oltre il mero film di genere catastrofico.
Dal punto di vista strettamente tecnico, la pellicola non presenta particolari pregi. Regia e montaggio risultano piuttosto ordinari e la fotografia non entusiasma, dimostrandosi troppo artificiosa:
a partire dalla riunione di famiglia in casa del padre di Allison, infatti, viene impostato un filtro giallo dilagante, non solo negli ambienti esterni (dove la luce sarebbe verosimilmente alterata dall'Apocalisse in corso), ma anche negli interni, senza la minima variazione luminosa. Complessivamente soddisfacenti invece gli effetti speciali, soprattutto per quanto attiene la realizzazione grafica del “cielo infuocato”; meno riuscita invece la resa dei proiettili infuocati e delle fiamme in generale, con ogni evidenza artefatte. Poco brillante anche il cast: Gerard Butler sembra ormai intrappolato nei panni dell'uomo coinvolto da attentati o cataclismi (vedi la saga Attacco al Potere, 2013-2018 o Geostorm, 2017), mentre Morena Baccarin offre una performance piatta, per lo più patetica e mai in parte.
Per tutti questi motivi, nonostante l'evidente tentativo di rinnovamento del genere, Greenland finisce per rivelarsi il classico disaster movie semplice e senza pretese, distante anni luce da chi, come Lars von Trier, è stato in grado di utilizzare l'Apocalisse per veicolare un messaggio intimamente umano e profondamente diverso (Melancholia, 2011).
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