Un demone evocato dai nazisti e convertito alla giustizia si trova a fronteggiarsi con antichi nemici soprannaturali per scongiurare l'apocalisse, in un turbinio di eventi che riportano ai tempi mitici di re Artù.
Un demone evocato dai nazisti e convertito alla giustizia si trova a fronteggiarsi con antichi nemici soprannaturali per scongiurare l'apocalisse, in un turbinio di eventi che riportano ai tempi mitici di re Artù.
La prima reazione, una volta usciti dalla sala, è chiedersi spontaneamente se fosse davvero necessario un reboot del dittico (2004-2008) di Guillermo del Toro.
Chi si occupa di adattamenti cinematografici dovrebbe sapere che più è alto il modello, più sono alte le responsabilità. Anche volendo creare un'opera del tutto originale, e non è certo il caso di questo Hellboy.
Certo, il mondo presentato è pieno di materiale potenzialmente interessante, forse troppo. Il tentativo di sintetizzare i fumetti di Mick Mignola in un unico film, mischiando elementi di interi cicli narrativi, leggende artusiane comprese, non lascia modo allo spettatore di provare la benché minima empatia per i personaggi.
La sceneggiatura di Andrew Cosby (Cani sciolti, 2013) si lancia in salti di contestualizzazione troppo arditi e senza sviluppo: a risentirne è pure il montaggio di Martin Benferld, frettoloso e caotico. I dialoghi talvolta producono un fastidioso effetto comico involontario, non richiesto dal soggetto di carattere epico.
La regia di Nei Marshall (The Descent, 2005) è discreta ma nel momento in cui tenta di valorizzare alcune sequenze, come quelle in cui è presente Baba Yaga o i flashback riguardanti Artù, si rivela accademica e a malapena nella media qualitativa.
La fotografia di Lorenzo Senatore (Il quarto tipo, 2009) e gli effetti in GCI sono forse l'unico aspetto parzialmente salvabile del film, con una buona resa dell'effetto splatter e delle creature apocalittiche, ma si tratta di momenti passeggeri che non salvano un prodotto basato quasi esclusivamente sul visivo.
Si ha sempre l'impressione che un impegno maggiore avrebbe quantomeno portato a una spettacolarizzazione che valesse il prezzo del biglietto: un film che presenta un universo sovrannaturale, contemporaneo e medievale allo stesso tempo, avrebbe richiesto di più.
La recitazione è fortemente vincolata alla pessima caratterizzazione dei personaggi in sceneggiatura: Harbour sembra almeno mettercela tutta a rendere il suo Hellboy un personaggio di spessore, ma i suoi comprimari (specie Alice) risultano senz'anima. Il loro passato non viene esplorato a sufficienza e le battute al limite della volgarità non sono di alcuna utilità: dispiace soprattutto che il rapporto fra Hellboy e il suo padre adottivo sia così malamente accennato.
Ci si può aspettare mancanze del genere in un action movie volutamente comico come Shazam, qui invece si sente solo la mancanza dei film di del Toro e delle graphic novel. Che, in quanto fumetti, hanno modalità e ritmi narrativi totalmente diversi da quelli richiesti per il grande schermo, ma sembra davvero che i produttori se ne siano dimenticati.
È generalmente scorretto valutare un film in base alle aspettative e agli illustri antenati, in questo caso però a sentirsi tradito è proprio lo spettatore.
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