Un poliziotto si trasferisce vicino Parigi per unirsi alla squadra anticrimine di Montfermeil, un luogo nel quale regnano violenza e povertà.
Un poliziotto si trasferisce vicino Parigi per unirsi alla squadra anticrimine di Montfermeil, un luogo nel quale regnano violenza e povertà.
Lungometraggio esordio alla regia di Ladj Ly, Les Misérables è una pellicola fortemente drammatica, che rilegge in chiave contemporanea l'omonimo romanzo di Victor Hugo. A cornice del racconto vi è la banlieu francese di Montfermeil, un dipinto autentico di contesti di povertà e violenza ingiustificata.
Se nel romanzo di Hugo vi era un contorno storico dato dalla Restaurazione postnapoleonica di inizio Ottocento, nel film, il carattere sociale (rivolto a tutta la Nazione) è ben esplicitato dallo splendido prologo “patriottico”. È nella sceneggiatura infatti, assai godibile, che si evidenziano le maggiori qualità della pellicola.
La narrazione, fluida e asciutta, mette in luce le difficoltà e le contraddizioni sociali con uno stile crudo e audace, attualizzando ottimamente, a ben due secoli di distanza, il romanzo da cui il film è parzialmente ispirato.
La criminalità e la polizia (lo stato) non sono altro che due facce della stessa medaglia. In questo senso traspare, da una parte, la santificazione di una plebe perseguitata, intimamente innocente e avvilita, dall'altra invece la legge che, teoricamente combatte il male, ma che spesso incarna quella stessa malvagità contro cui originariamente avrebbe dovuto lottare.
Proprio come nel romanzo di Hugo, il film cerca di esprimere la quotidianità nella sua più cruda concretezza, negli aspetti più squallidi, e ciò che plasma il comportamento della gente è questo realismo atmosferico di base, per cui l'ambiente, e in questo caso anche e soprattutto il contesto socioculturale nel quale ti identifichi (fin da giovanissimo, come nel personaggio di Issa), condiziona, ostacola e determina l'agire del proprio io. In generale il messaggio del film, e qui sta la sua potenza, è molto esplicito; forse troppo, vista la sostanziale ridondanza della didascalia finale.
A delineare questo magnifico documentario sociale vi è una regia fresca, dotata di un taglio quasi amatoriale (in alcune sequenze con macchina a mano/zoom), discreta nella sua correttezza formale complessiva, ma che non eccelle particolarmente in termini di stile. Interessanti le riprese degli sguardi dei personaggi interpellati, che giocano maggiormente sulle reazioni di questi rispetto agli eventi stessi; tuttavia, il resto delle inquadrature, salvo poche eccezioni, risultano spesso poco attraenti, e la mano di un novizio si riconosce.
A questo proposito viene in aiuto la fotografia, che in alcune scene, tra tutte la sequenza finale all'interno del palazzo, alimenta la componente tensiva nello spettatore. Il viso di Issa, illuminato solo per metà dalla fiamma ardente, allude nuovamente a questa dualità caratteriale (adolescente-malvagio) di cui tutto sommato il ragazzo ne è solo una vittima.
Scenografie e costumi giocano sul melting pot del quartiere rappresentato; sono difatti affascinanti le contrapposizioni fra gli esterni caotici e squallidi delle strade e gli interni (associati spesso a personaggi femminili) dotati di dignità e serenità.
Grazie anche all'ottima scrittura, le interpretazioni sono di buon livello, e la gestione attoriale, di protagonisti e comparse, è ben riuscita sia in termini narrativi, sia di mera performance.
Nonostante un finale aperto forse troppo forzato, o fuori luogo, e una predisposizione tecnica visiva leggermente dilettantesca, la pellicola offre sicuramente abbastanza spunti interessanti per essere elogiata, opera prima di Ladj Ly, e augurarsi, nel breve, di assistere quanto prima a un altro progetto di questo tipo.
Caricamento modulo