Una bizzarra famiglia americana, alle prese con i classici conflitti fra genitori e figli, si trova a salvare l'umanità dalla ribellione delle intelligenze artificiali.
Una bizzarra famiglia americana, alle prese con i classici conflitti fra genitori e figli, si trova a salvare l'umanità dalla ribellione delle intelligenze artificiali.
Commedia fantascientifica animata prodotta da Sony e Columbia Pictures, I Mitchell contro le macchine si propone come riscrittura, in chiave decisamente sopra le righe, delle classiche dinamiche da prodotto mediale americano per famiglie. Dai conflitti cifra genitori e figli al passaggio fra adolescenza a college, dall'isolamento dei nerd al topos del padre fanatico della natura, fino all'ironia sui rapporti di vicinato, il film passa in rassegna con leggerezza un patrimonio di immagini, stereotipi e situazioni narrative che le teen-comedy e le sitcom statunitensi hanno in passato contribuito a rendere diffuse, e spesso fin troppo abusate, nell'immaginario di tutto il mondo. Completa il quadro una declinazione fantascientifica che su fa forte di un continuo gioco di rimandi e parodie: dalla ribellione delle macchine di 2001 – Odissea nello spazio (1968) all'intelligenza artificiale femminile di Lei (2013), fino al travestimento in soldato nemico di Star Wars – Una nuova speranza (1977).
Malgrado ciò lo sviluppo della trama, ad opera dei registi Mike Rianda e Jeff Rowe, e la scrittura dei personaggi non prendono mai il volo. I punti di svolta narrativi, così come le premesse, sanno di già visto e la profondità psicologica è annacquata dal ritmo di racconto roboante. Proprio questa leggerezza a tratti demenziale e illogica permette al film di risollevarsi quando lo si vede unicamente come parodia e miscellanea di generi. I Mitchell contro le macchine non va preso troppo sul serio e allora risulta pure divertente in più di un passaggio. Rimangono comunque una sostanziale banalità delle descrizioni dei rapporti, con relativo appiattimento dei conflitti, e soprattutto una mancanza di originalità disarmante nella componente fantascientifica.
La critica alle tecnologie e la linea più distopica del racconto, per quanto gradevoli, non brillano certamente quanto a spunti di riflessione. La lunghezza del film porta inoltre a una ridondanza delle suddette tematiche.
Il target si restringe così a tal punto che giusto il pubblico più giovane può trarne qualche insegnamento: adulti e adolescenti, oltre all'intrattenimento dato dal gioco di rimandi alla cultura nerd, ne ricavano poco. I nati a metà degli anni Novanta potrebbero ritrovare le tematiche del rapporto fra padri, figli e natura, meglio approfondite, in un piccolo classico d'animazione di addirittura venticinque anni precedente, il disneyano In viaggio con Pippo (1996) di Kevin Lima.
Decisamente più valido, anche se non perfetto, l'aspetto visivo e registico. Gli effetti grafici e le animazioni, per quanto ben lontane dall'essere innovative, risultano gradevoli e, nella scelta di alcuni scenari immaginifici, anche di buona fattura. Suscitano inoltre simpatia la componente slapstick e action di certe sequenze, oltre alla descrizione visiva dei personaggi. In generale, la promessa innovativa che sembrava essere alla base del film non viene mantenuta: anche L'espediente del collage visivo, oltre a essere fin troppo utilizzato, sa di già visto. Buone le musiche di Carter Burwell (Il grande Lebowski, 1998; Anomalisa, 2015) e anche il montaggio audio, per quanto alle volte disturbato dal ritmo frenetico delle azioni. Si segnala infine, fra i doppiatori, Olivia Colman nella parte della malvagia intelligenza artificiale PAL.
I Mitchell contro le macchine, in un periodo come quello attuale di decisa accelerazione per la cinematografia animata, finisce inevitabilmente in secondo piano. Non possiede la perizia tecnica di Soul (2020) e non riesce a creare nuovi modi e mondi narrativi come l'ormai classico di fantascienza Wall-E (2008). Numerosi ormai sono anche le animazioni nel catalogo Netflix che lo superano in buona riuscita e qualità. Riesce tuttavia a essere un buon prodotto di intrattenimento e, fatte salve le premesse, discreto.
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