Il ritrovamento di un cadavere nella nevosa riserva indiana di Wind River dà inizio ad un'indagine senza esclusione di colpi.
Il ritrovamento di un cadavere nella nevosa riserva indiana di Wind River dà inizio ad un'indagine senza esclusione di colpi.
Thriller scritto e diretto da Taylor Sheridan, che dopo la sceneggiatura di Sicario (Denis Villeneuve, 2015) torna a raccontare una storia di sangue e di frontiera. Questa volta, però, le distese di sabbia del rovente confine con il Messico cedono il posto alla gelida neve del Wyoming, landa profondamente diversa dal punto di vista paesaggistico, ma altrettanto abbandonata alla peggiore natura dell'uomo. Anche a Wind River, così come ad El Paso, si avverte sin dal principio la lacerante assenza delle istituzioni, troppo disattente ai disagi sempre maggiori delle emergenti periferie americane. È in quest'ottica che è da inquadrare l'arrivo in tacchi a spillo dell'inesperta agente Banner, decisamente impreparata non solo al rigido clima della riserva indiana, ma anche alla fragilità del tessuto sociale che la abita. Infatti, quello che all'apparenza potrebbe apparire come un locus amoenus incontaminato, distante anni luce dal caos cittadino, si rivela ben presto un posto infernale, il cui profondo silenzio lacera una popolazione abbandonata all'alcol, alla droga e al crimine.
Il movente di tutti i misfatti commessi a Wind River consisterebbe secondo Sheridan proprio nell'enorme disagio sociale dei suoi abitanti, discendenti dei nobili e valenti pellerossa, ma ormai irrimediabilmente corrotti nel corpo e nell'animo, incapaci di reagire alla desolazione che li circonda.
La sceneggiatura del film complessivamente funziona, risultando semplice e scorrevole, ma ha il limite di presentare un ritmo narrativo spesso incostante, poco adeguato a suscitare il climax emotivo che accompagna lo spettatore al finale. Inoltre, sebbene i personaggi siano ben costruiti e dotati di una soddisfacente introspezione psicologica, la scrittura dei dialoghi lascia talvolta qualche perplessità, sfiorando il patetico nei momenti in cui si affronta l'elaborazione del lutto o il pregiudizio verso i nativi americani (la domanda “perché ogni volta che voi dite di volerci aiutare ci insultate?” ne è un esempio). L'architettura dell'intreccio narrativo si rivela comunque di buon livello per il genere e garantisce un buon intrattenimento nonostante l'assenza di colpi di scena. Particolarmente efficace si dimostra in tal senso il ricorso improvviso al flashback rivelatore, astutamente anteposto alla sparatoria finale.
Dal punto di vista strettamente tecnico il film è discreto. La regia, soprattutto all'inizio, non è sempre pulitissima nelle inquadrature, ma si risolleva con alcune soggettive di tutto rispetto (come quelle dell'agente accecata dallo spray o dell'inseguimento finale). Buona anche la fotografia, che sfrutta bene il bianco della scenografia posto in contrasto con il rosso del sangue, in pieno stile Fargo (Joel Cohen, 1996), evidente punto di riferimento del film. In armonia con la desolazione paesaggistica e l'inquietudine delle vicende dei protagonisti sono inoltre le musiche, che calano d'intensità solo nei pochi momenti deboli del film, di cui si è già detto in precedenza. Convincenti infine le interpretazioni del cast; Jeremy Renner ed Elizabeth Olsen si dimostrano una coppia affiatata, reiterando la buona chimica già instaurata nel corso della saga degli Avengers. Il primo interpreta senza troppe difficoltà il ruolo del padre di famiglia divorziato in cerca di riscatto per la morte di sua figlia, mentre la seconda si dimostra particolarmente convincente nel vestire i panni dell'agente FBI giovane e inesperta, ma che svolge il suo lavoro con dedizione e passione, un po' come la Clarice Starling di Jodie Foster de Il Silenzio degli innocenti (1991).
In definitiva, I Segreti di Wind River si rivela un buon thriller, capace non solo di intrattenere, ma anche di porre l'attenzione sul crescente problema delle periferie americane, sempre più abbandonate ad uno stato di natura ogni giorno più pericoloso.
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