Un impiegato della rivista Life deve recuperare il negativo di una preziosa fotografia per non essere licenziato. Tra sogni e realtà, intraprende un disperato viaggio per trovarlo.
Un impiegato della rivista Life deve recuperare il negativo di una preziosa fotografia per non essere licenziato. Tra sogni e realtà, intraprende un disperato viaggio per trovarlo.
Commedia diretta e interpretata da Ben Stiller, che torna alla regia di un lungometraggio dopo Zoolander (2001) e Tropic Thunder (2008). Il film è un remake che attualizza e alleggerisce le atmosfere noir di Sogni Proibiti (1947), prodotto da Samuel Goldwyn e diretto da Norman Z. McLeod. La pellicola mira (senza troppo successo) ad offrire un prodotto introspettivo, in grado di andare oltre la semplice commedia demenziale, genere cardine nella filmografia di Ben Stiller.
Il problema maggiore risiede tuttavia in un soggetto esile, estremamente prevedibile, combinato ad una sceneggiatura per lo più banale e semplicistica. L'idea dell'American Dream, incarnata da un uomo che da zero riesce (in questo caso letteralmente) a realizzare i propri sogni diventando il mito che desiderava essere, risulta estremamente inflazionata in questo secolo; tanto più se la trasformazione da outsider a eroe avviene in modo tanto improvviso quanto ingiustificato.
Walter Mitty è un impiegato senza alcuna abilità particolare: non è intelligente, non è coraggioso, non è brillante, non è ambizioso. Sa fare il suo lavoro ed è apprezzato perché, con dedizione, si limita a questo. Ebbene, forse per celebrare nel modo migliore questa piccola grande qualità, sarebbe stato opportuno evitare di farlo evolvere in qualcosa che non è e che non potrebbe mai essere al di fuori dei suoi sogni.
E invece ecco come d'improvviso, da dipendente grigio e stralunato qual è, riesce a saltare giù da un elicottero in volo sul Mar di Groenlandia, a sopravvivere all'attacco di uno squalo, a percorrere mezza Islanda prima in bici e poi a piedi evitando l'eruzione di un vulcano, a scalare l'Himalaya e, dulcis in fundo, a conquistare la donna dei suoi sogni. Uno sviluppo davvero non necessario per veicolare il messaggio di fondo del film, senz'altro lodevole, ma cinematograficamente fin troppo ridondante. La storia sembra dunque essere più un pretesto per varie gag, ora comiche, ora più agrodolci, ma mai veramente efficaci o per filmare ambienti mozzafiato, come le lande disabitate dei già citati Paesi nordici.
Ciò nonostante, il film non è tecnicamente disastroso. La fotografia, seppur coadiuvata dalla bellezza scenografica, riesce a risultare piuttosto gradevole e il montaggio si contraddistingue per un'ottima gestione delle transizioni e del tempo in senso stretto; particolarmente efficace si dimostra in tal senso anche l'espediente dei testi sparsi nelle varie ambientazioni, sempre chiari ed evidenti ma comunque ben mimetizzati. Non entusiasma invece l'interpretazione di Ben Stiller, in quest'occasione più bravo alla regia che ad incarnare Walter Mitty. L'attore offre una performance piuttosto piatta, senza riuscire mai a dare la giusta profondità al suo personaggio. Infatti, nonostante questi vada incontro ad un evidente (seppur immotivato) cambiamento, l'interpretazione di Stiller rimane sempre uguale, risultando tutt'altro che dinamica. Gradevoli infine le musiche, seppur talvolta inappropriate rispetto alla semantica della pellicola; a tal riguardo, basti pensare all'interpretazione piuttosto semplicistica che viene fornita per il Major Tom di Space Oditty (David Bowie, 1969), inopportunamente accostato al buon Walter Mitty.
Insomma, il film in questione si pone come una commedia senza troppe pretese, tecnicamente discreta, ma che commette il paradossale errore di celebrare la semplicità con l'artificio.
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