Una giovane recluta dell'FBI deve convincere il dottor Hannibal Lecter (cannibale detenuto) a collaborare con la polizia per catturare un pericoloso serial killer.
Una giovane recluta dell'FBI deve convincere il dottor Hannibal Lecter (cannibale detenuto) a collaborare con la polizia per catturare un pericoloso serial killer.
Diretto da Jonathan Demme (Philadelphia, 1993 – Rachel sta per sposarsi, 2008) e tratto dall'omonimo romanzo di Thomas Harris (1988), Il Silenzio degli Innocenti è il secondo film incentrato su Hannibal Lecter, l'inquietante psichiatra antropofago già apparso in Manhunter – Frammenti di un omicidio (Michael Mann, 1986), a sua volta tratto da un libro di Harris (Il Delitto della Terza Luna, 1981). La pellicola in esame è stata particolarmente apprezzata dalla critica, risultando la terza nella storia, dopo Accadde una notte (Frank Capra, 1934) e Qualcuno volò sul nido del cuculo (Milos Forman, 1975) ad aggiudicarsi i cinque premi Oscar più importanti: miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale, miglior attore protagonista (Anthony Hopkins) e miglior attrice protagonista (Jodie Foster). Fu proprio il il grande successo riscontrato da critica e pubblico che spinse Dino De Laurentiis a produrre un sequel (Hannibal, di Ridley Scott, 2001) e un prequel (Red Dragon, di Brett Ratner, 2002), con il medesimo Anthony Hopkins nei panni del dott. Lecter.
Con Il Silenzio degli Innocenti, Jonathan Demme tenta di reinventare il genere thriller, alzando l'asticella della violenza e della tensione e attribuendo a un ordinario film poliziesco delle inquietanti sfumature orrorifiche.
Ciò che sconvolge e al tempo stesso conquista è la costruzione del personaggio di Hannibal Lecter, lo psichiatra psicopatico che fagocita letteralmente le proprie vittime; prima ancora di assaporare le loro carni però, egli si nutre delle loro paure e dei loro pensieri più reconditi, accuratamente psicanalizzati prima della morte. Particolarmente efficaci in tal senso risultano regia e fotografia, entrambe sopra la media, le quali, mediante l'utilizzo di primissimi piani e luci frontali, pongono lo spettatore a tu per tu con il glaciale sguardo dell'assassino. Ad incutere suspense è invece soprattutto il montaggio, estremamente efficace nel dare ritmo alle scene finali, creando ad esempio l'equivoco del citofono: solo quando lo spettatore vedrà il volto di Clarice capirà che la polizia si trova nel posto sbagliato e che la recluta FBI è entrata a sua insaputa nella pericolosa tana del lupo. Poco entusiasmanti le musiche, coerenti con la messa in scena ma nel complesso dimenticabili.
Ad impreziosire la solida sceneggiatura è senza alcun dubbio l'interpretazione dei due protagonisti, che sin dal loro primo incontro instaurano un'incredibile sinergia artistica. Jodie Foster si rivela particolarmente adeguata nel vestire i panni della giovane donna all'apparenza indifesa e costantemente circondata dal pregiudizio maschile, costretta a guadagnarsi sul campo il rispetto di chi l'ha sempre sottovalutata; Anthony Hopkins, invece, riesce ad interpretare alla perfezione uno degli antieroi più riusciti della narrativa contemporanea, facendolo entrare di diritto tra i migliori cattivi della storia del cinema. Occorre inoltre precisare che l'attore ha introdotto di sua iniziativa alcuni particolari aspetti del suo personaggio, tra cui il sinistro risucchio fatto a denti stretti dopo che ha detto a Clarice di aver mangiato il fegato dell'addetto ai censimenti o la battuta in cui chiede alla giovane recluta delle sue origini contadine, originariamente non prevista dal copione. Di buon impatto visivo sono infine risultati il trucco e i costumi: il primo, molto espressivo nelle scene più macabre; i secondi, nel complesso irrilevanti, divengono invece iconici quando vestono Hannibal, soprattutto durante il trasferimento, in cui lo si vede indossare una vera e propria museruola, eloquente nell'infondere allo spettatore tutta la pericolosità del cannibale.
È dunque per tutti questi motivi che Il Silenzio degli Innocenti è giustamente da annoverare tra i più importanti thriller cult, essendo riuscito a conquistare quasi unanimamente critica e pubblico. L'unico limite risiede forse nel fatto che non è stato in grado di resistere alla prova del tempo come ci si sarebbe legittimamente potuto aspettare dal lauto numero di riconoscimenti conseguiti. A quasi trent'anni dalla sua uscita, infatti, le dinamiche, per quanto ben intrecciate, possono apparire piuttosto prevedibili e la mancanza di un adeguato coinvolgimento auditivo si fa sentire molto più oggi che in passato. Il valore cinematografico della pellicola resta comunque autentico e indiscusso.
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