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Thomas Vinterberg

Il sospetto | Recensione | Unpolitical Reviews

Scheda:

poster di Il sospetto
Titolo Originale:
Jagten
Regia:
Thomas Vinterberg
Uscita:
22 novembre 2012
(prima: 25/10/2012)
Lingua Originale:
da
Durata:
115 minuti
Genere:
Dramma
Soggetto:
Sceneggiatura:
Thomas Vinterberg
Tobias Lindholm
Fotografia:
Charlotte Bruus Christensen
Montaggio:
Janus Billeskov Jansen
Anne Østerud
Scenografia:
Rasmus Balslev-Olesen
Musica:
Nikolaj Egelund
Produzione:
Sisse Graum Jørgensen
Morten Kaufmann
Thomas Vinterberg
Produzione Esecutiva:
Casa di Produzione:
Zentropa Entertainments
Det Danske Filminstitut
DR
Eurimages
MEDIA Programme of the European Union
Svenska Filminstitutet
SVT
Film i Väst
Nordisk Film & TV Fond
Budget:
$3 milioni
Botteghino:
$18 milioni
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Redazione

8+

Pubblico

Redazione
Pubblico

Cast:

Lucas
Mads Mikkelsen
Theo
Thomas Bo Larsen
Klara
Annika Wedderkopp
Marcus
Lasse Fogelstrøm
Grethe
Susse Wold
Agnes
Anne Louise Hassing
Bruun
Lars Ranthe
Nadja
Alexandra Rapaport
Torsten
Sebastian Bull Sarning
Lars T
Steen Ordell Guldbrandsen
Johan
Daniel Engstrup
Bent
Troels Thorsen
Big Carsten
Søren Rønholt
Tiny
Hana Shuan
Inger
Jytte Kvinesdal
Teacher
Josefine Gråbøl
Ole
Bjarne Henriksen
Convenience Store Manager
Nicolai Dahl Hamilton
Butcher
Øyvind Hagen-Traberg
Butcher's Assistant
Allan Wibor Christensen

Trama:

Anticipazione

Trama Completa

Lucas è un maestro d'asilo che, dopo la confessione di una bambina, viene indagato per pedofilia. La diffusione della notizia porterà tutti gli abitanti del paese, compresi i suoi amici più stretti, ad allontanarsi da lui e a sottoporlo all'isteria collettiva.

Recensione:

Dopo essere stato presentato a Cannes e aver vinto il premio per la migliore interpretazione maschile, andato a Mads Mikkelsen, in Italia viene distribuito il settimo film del regista danese con il titolo italiano de Il sospetto. Anche se il titolo nostrano risulta coerente con lo sviluppo della vicenda, il titolo originale, ovvero Jagten, in italiano La caccia, è sicuramente più calzante con il sottotesto che si cela nel film. La caccia, oltre a essere una pratica abitudinaria degli uomini del paese, fa riferimento alla condizione di Lucas: prima cacciatore e poi preda dei suoi stessi compagni. Andando avanti con la trama, il fulcro del film diventa appunto la caccia al capro espiatorio necessaria per sfogare la violenza repressa della collettività. La violenza che si scatena contro Lucas è infatti una forza già presente, anche se non riconosciuta, negli abitanti della comunità, che trovano una parossistica soddisfazione nel sentirsi autorizzati a odiare e ad avere il diritto di dare la caccia a un uomo e non “solo” a un animale.

Vinterberg (Festen – Festa in famiglia, 1998; Dear Wendy, 2005; Riunione di famiglia, 2007) presenta una storia sicuramente drammatica, ma che va a elidere tutte quelle componenti che potrebbero distrarre lo spettatore da una drammaticità patetica ed eccessiva. Di fatto, è molto importante il minimalismo della sceneggiatura e della messa in scena e l'essenzialità dell'intreccio e delle situazioni. Il film non cerca il sensazionalismo a tutti i costi, ad eccezione della scena del pestaggio al supermercato, forse leggermente sopra le righe. L'essenzialismo del film dona grande ritmo e grande forza alla narrazione, delineando delle scene e delle sequenze veramente eccezionali, come quella nella chiesa. Sulla base di questi elementi, il film ricorda lo stile del Dogma 95, movimento cinematografico fondato dallo stesso Vinterberg e da Lars von Trier (Dogville, 2003; Antichrist, 2009; Melancholia, 2011), anche se non tutti i dettami del movimento vengono rispettati. A questo proposito, la regia di Vinterberg non ha una coerenza precisa dall'inizio alla fine: l'alternanza tra macchina fissa e macchina a mano rende la regia leggermente discordante. Una spinta ulteriore sulla macchina a mano avrebbe reso il film molto più armonico e più vicino al realismo affine dal cinema di Vinterberg. D'altro canto, la mobilità della macchina da presa, l'utilizzo dei primi piani, la sensazione di una camera che sembra spiare il protagonista, quasi con sospetto, richiamano a quel filone del Dogma 95.

Le modalità con le quali viene presentata la condizione di Lucas ricordano quelli utilizzate dallo stesso Lars von Trier nella Trilogia del cuore d'oro, in particolar modo Dancer in the dark, del 2000.


Lucas è un tipico idiota vontieriano: buono con tutti e intento a fare del bene, ma la risposta da parte della collettività è ben diversa.


La sua maniera cordiale di approcciarsi ai bambini viene stravolta e fraintesa. Questa distorsione della realtà proviene da una comunità di adulti che ha completamente perso il contatto con i bambini. I genitori di Klara litigano spesso e si dimenticano della bambina. In questi casi, l'unico a essersi preso cura di lei è stato proprio Lucas, il quale la accompagnava spesso a casa dopo la scuola, tenendole la mano: da qui la cotta per il maestro, la delusione e, infine, la vendetta ingenua da parte di Klara. Nella costruzione del personaggio di Lucas, Vinterberg è stato molto perspicace nel costruirgli un background travagliato, a causa del quale la sua accusa di pedofilia è risultata, agli occhi della comunità, plausibile: il divorzio, la lontananza dal figlio, il suo apparente disinteresse iniziale nei confronti di Nadja sono elementi che hanno contribuito a instaurare il sospetto nella gente. In questo, Mads Mikkelsen è stato eccezionale nell'interpretare un personaggio succube di un decadimento e di una segregazione tipicamente kafkiani: l'allontanamento dal lavoro, dagli affetti, dalle istituzioni e dalla sfera sociale portano il personaggio alla nevrosi e al collasso. Il declino del suo personaggio si accompagna anche ai luoghi che lo circondano, come la strada. Lucas viene spesso inquadrato mentre percorre la strada di casa e la visione che noi abbiamo di essa cambia nel corso del film: all'inizio, la strada è un semplice scenario dove vediamo camminare il maestro, a volte in compagnia di altre persone; col passare del tempo, ogni qual volta si vede Lucas passeggiare per strada, temiamo per la sua integrità. Diventa un campo di battaglia nel quale Lucas si espone disarmato, circondato da nemici col coltello fra i denti.

La risoluzione della vicenda lascia nello spettatore, che non ha mai dubitato dell'innocenza di Lucas, un amaro in bocca inverosimile. Alla festa di celebrazione di Marcus, vedere gli amici di Lucas salutarlo come se niente fosse provoca un senso di frustrazione nello spettatore per la consapevolezza dell'inesistenza della giustizia: Lucas, innocente fin dall'inizio, ha pagato con la vergogna e l'onore, mentre i suoi amici, i veri carnefici, continuano a condurre la loro vita con serenità. La costruzione meticolosa di questa scena porta al brillante finale. Durante la prima battuta di caccia di Marcus, Lucas viene puntato da un cecchino e mancato di poco. Lo spettatore e Lucas non sono in grado di capire chi sia stato, lasciando un dubbio non da poco per la conclusione del film. La risposta potrebbe celarsi nella precedente scena della festa. Durante i festeggiamenti, Lucas incontra Klara, intenzionata ad attraversare una stanza con il pavimento tappezzato di righe molto fitte; fin dall'inizio del film, sappiamo che Klara cammina con lo sguardo chino per non calpestare le righe per terra. Lucas, conscio di questo, si avvicina a Klara, la prende in braccio e la porta dall'altro lato della stanza. Questo gesto fa storcere il naso allo spettatore, facendolo dubitare dell'onestà di Lucas, pur avendo la certezza della sua innocenza. In quel momento lo spettatore è titubante e si comporta esattamente come gli amici di Lucas che lo hanno abbandonato. Alla luce di ciò, a sparare a Lucas potrebbe essere stato proprio lo spettatore da casa, l'ultimo ad aver avuto il sospetto nei confronti del maestro.

A cura di Paolo Neri.
Pubblicato il 28 gennaio 2021.

Pro:

  • Essenzialità della sceneggiatura e della messa in scena che allontana il film da una drammaticità eccessiva.
  • Costruzione del personaggio di Lucas calibrata perfettamente dall'inizio alla fine.

Contro:

  • Regia talvolta incoerente.

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