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Christopher Nolan

Inception | Recensione | Unpolitical Reviews

Scheda:

poster di Inception
Titolo Originale:
Inception
Regia:
Christopher Nolan
Uscita:
24 settembre 2010
(prima: 15/07/2010)
Lingua Originale:
en
Durata:
148 minuti
Genere:
Azione
Fantascienza
Avventura
Soggetto:
Sceneggiatura:
Christopher Nolan
Fotografia:
Wally Pfister
Montaggio:
Lee Smith
Scenografia:
Douglas A. Mowat
Larry Dias
Lisa Chugg
Hélène Dubreuil
Paul Healy
Musica:
Hans Zimmer
Produzione:
Christopher Nolan
Emma Thomas
Kanjirô Sakura
Yoshikuni Taki
Produzione Esecutiva:
Chris Brigham
Thomas Tull
Casa di Produzione:
Legendary Pictures
Syncopy
Warner Bros. Pictures
Budget:
$160 milioni
Botteghino:
$825 milioni
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Redazione

8+

Pubblico

Redazione
Pubblico

Cast:

Dom Cobb
Leonardo DiCaprio
Arthur
Joseph Gordon-Levitt
Saito
Ken Watanabe
Eames
Tom Hardy
Ariadne
Elliot Page
Yusuf
Dileep Rao
Robert Fischer, Jr.
Cillian Murphy
Peter Browning
Tom Berenger
Mal Cobb
Marion Cotillard
Maurice Fischer
Pete Postlethwaite
Stephen Miles
Michael Caine
Nash
Lukas Haas
Blonde
Talulah Riley
Japanese Security Guard
Tohoru Masamune
Phillipa (5 years)
Taylor Geare
Phillipa (3 years)
Claire Geare
James (3 years)
Johnathan Geare
Saito's Attendant
Yuji Okumoto
Elderly Bald Man
Earl Cameron
Lawyer
Ryan Hayward

Trama:

Anticipazione

Trama Completa

Dom Cobb ha il potere, tramite un marchingegno e una squadra di professionisti, di intromettersi nei sogni degli individui. Si troverà davanti alla missione più pericolosa della propria carriera, durante la quale dovrà fare i conti con un passato personale oscuro.

Recensione:

Christopher Nolan, regista, autore e sceneggiatore, ha un modo assolutamente razionale di trattare il sogno. Lo fa ricorrendo a nozioni che, quando non realmente scientifiche, lo sono narrativamente. Se Luis Bunuel era l'alchimista dei sogni nel cinema, e David Lynch il mistico, Nolan ne è l'illuminista.

Questa particolarità è un'arma a doppio taglio: a seconda dei punti di vista, Inception può essere visto come una macchina narrativa complessa e impeccabile, un labirinto che porta alla psiche umana o un thriller con la particolarità di essere ambientato in un sogno che non si discosta troppo dal mondo reale. Probabilmente, sono vere tutte e tre le interpretazioni: rendono infatti conto di quali sono gli elementi della storia e dello stile di Nolan in generale.

La struttura a scatole cinesi, in primis, narrata con una perfetta gestione di tempo e spazio, con un opportuno riferimento costante alla circolarità (la trottola) e al labirinto di Jorge Luis Borges. La tecnologia che gioca con l'immaginario, come in Interstellar (2014). Infine, il gusto di Nolan, regista non a caso di The Prestige (2006) nel fare giochi di prestigio, gettando lo spettatore in un turbinio di inganni che si dimostrano funzionali allo stupore.

Chi critica Nolan potrebbe dire che il suo è un ritorno al cosiddetto film delle attrazioni mostrative, quella fase primordiale del cinema che più che raccontare storie si occupava di intrattenere lo spettatore come al circo, con effetti speciali e sorprese. Chi lo esalta, invece, potrebbe dire che sì, il suo cinema non è autoriale nel senso filosofico del termine, ma è comunque un prodotto confezionato alla perfezione. Lo scopo di chi vede il film non è indagare la psiche umana come vedendo Lynch, leggendo Borges o recuperando Neon Genesis Evangelion (anime degli anni ‘90, che già un decennio prima tratta della connessione fra psiche e tecnologia).


Ma per due ore e mezza, verremo catapultati in un universo scritto e immaginato per intrattenerci: che è poi una delle matrici del cinema popolare.


Senza contare che proprio a Nolan va riconosciuto il coraggio di aver scritto uno dei finali più emblematici e discussi della storia del cinema, che ancora oggi ci fa rimanere sospesi con qualche domanda a riguardo.

La logica della sceneggiatura, come si è detto, è ineccepibile, risente però di un'eccessiva speranza della compresione dello spettatore, secondo la quale molti particolari vengono ignorati o trattati solo superficialmente.

Il visivo è davvero una delle priorità del cinema di Nolan. Dei quattro Oscar vinti da Inception, due riguardano la fotografia e gli effetti speciali. La prima è curata da Wally Psifster (collaboratore di Nolan da Memento, 2000, in poi), i secondi dalla squadra di Chris Corbould (dal 2015 addetto alla terza trilogia di Star Wars) e Andres Lockley, che in meno di vent'anni di carriera ha toccato alcune delle saghe più significative del cinema di oggi, da Harry Potter a James Bond.

Questo incredibile “dipinto” cinematografico del film risente peró della regia troppo accademica, sufficiente nel suo obiettivo di narrazione ma che cala nell'aspetto artistico ed estetico.

La colonna sonora, che ricordiamo aver vinto l'oscar nel 2011, curata da Hans Zimmer (L'ultimo dei Samurai, 2003; Pirati dei Caraibi: la maledizione della prima luna, 2006), dona alla pellicola la perfetta amalgamazione tra il mondo onirico e quello fisico, oramai entrata nella cultura popolare e riconosciuta immediatamente anche in diversi contesti.

La resa del mondo del sogno, con la propria spettacolarità, è paradossalmente plausibile: più che di onirismo, si tratta di realismo applicato in un mondo con leggi fisiche diverse.

A cura di Michele Piatti e Linda Giulio.
Pubblicato il 27 giugno 2019.

Pro:

  • Logica del racconto ineccepibile.
  • Resa visiva da Oscar, per quanto realista.
  • Ottimo il reparto audio e musicale.

Contro:

  • Sceneggiatura a tratti superficiale.
  • Regia senza aspetti artistici ed estetici.

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