Ventisette anni dopo il loro ultimo incontro, il club dei perdenti deve riaffrontare il diabolico Pennywise.
Ventisette anni dopo il loro ultimo incontro, il club dei perdenti deve riaffrontare il diabolico Pennywise.
Due anni dopo il primo capitolo, Andrès Muschietti (La madre, 2013; It, 2017) torna a dirigere il club dei perdenti nel secondo film dedicato alla diabolica creatura nata dalla penna di Stephen King.
Seguendo l'onda del successo del prequel, il nuovo capitolo di It cerca di essere un prodotto tecnicamente buono ma per un pubblico prevalentemente mainstream; e se per un certo senso, strettamente tecnico, ci riesce, dall'altro fallisce.
Tra gli aspetti meglio riusciti vi è sicuramente un ottimo lavoro di montaggio, molto raro (e ben apprezzato) vedere una tale attenzione in film di grandi produzioni.
La scena del cielo stellato che diventa il puzzle sul tavolo del soggiorno di Stan e la transizione di Eddie in farmacia, da ragazzino ad adulto, sono delle piccole perle che stupiscono anche l'occhio meno attento.
Il lavoro registico rimane degno del precedente capitolo, riuscendo a spezzare la credenza secondo la quale i sequel sono (quasi) sempre peggio dei predecessori; soprattutto nel genere horror, dove i sequel, così come i remake, sono delle vere e proprie macchine per gli incassi, che lasciano spesso e volentieri da parte l'attenzione e la cura dei vari reparti tecnici.
Dal punto di vista della narrazione invece ci sono vari problemi di cui è doveroso discutere.
Primo tra tutti, il lavoro di scrittura non è tra i migliori: i dialoghi sono abbastanza banali e vengono intervallati da alcuni siparietti comici, per di più di competenza di Richie. Richie inoltre risulta a essere uno dei personaggi migliori, a livello di caratterizzazione, tra il club dei perdenti. Sebbene nel primo capitolo la caratterizzazione e la psicologia dei vari personaggi sia stata ottima, in questo secondo film la si perde quasi totalmente, lasciando spazio a una superficialità nel trattamento dei personaggi da adulti, creando zero chimica, se non per qualche scena finale, come quella in cui sconfiggono per sempre Pennywise e la scena in cui si abbracciano nel lago, che risulta comunque un po' forzata.
Del club dei perdenti nella versione adulta sappiamo ben poco, e ancora una volta, per quel che riguarda gli adattamenti ai romanzi, si lascia perdere l'intrigata psiche umana che è la vera ragion d'essere della narrazione, per alcuni jump scare, in questo caso ripresi (e già visti nel capitolo precedente) e con una CGI che sfiora leggermente il trash. Della psicologia dei personaggi degli adattamenti di Stephen King se ne era già parlato in modo più approfondito nel film Pet Semetary.
Nelle due ore e quarantacinque minuti di film, sarebbe stato dunque opportuno soffermarsi di più su alcuni aspetti solamente accennati, come il matrimonio di Eddie, ancora chiaramente legato morbosamente alla figura materna, o a quello di Bev, che si trova di nuovo accanto un uomo violento o all'incapacità di Bill di saper scrivere finali appropriati. Anche dal punto di vista vero e proprio dell'azione, le tempistiche sono quasi completamente sbagliate; il centro di narrazione del film è sconfiggere It, ma tutto ciò si progetta e avviene nell'ultima mezz'ora di film con un finale che, proprio come quelli scritti da Bill, risulta discutibile, sia a livello di narrazione che a livello tecnico, di CGI.
Senza parlare dell'inutilità del personaggio di Henry Bowers, di cui l'arco narrativo poteva benissimo finire nel primo film.
Chiudendo con una nota positiva, la tematica del bullismo è stata l'anima centrale di questi due capitoli, ma ha trovato piena espressione in quest'ultimo film. Fatta eccezione per la prima scena in cui i due ragazzi (di cui uno era il regista Xavier Dolan) vengono malmenati e la scena della violenza domestica a casa di Bev, che risultano forzate, probabilmente a causa di un cattivo lavoro di sceneggiatura, la tematica della violenza, soprattutto quella psicologica, è anche la chiave per distruggere il vero mostro, cioè Pennywise.
I cinque ragazzi dopo anni di sofferenze, di abusi, di botte riescono a sconfiggere il vero bullo, quello che li perseguitava di notte, che conosceva nelle viscere le loro paura e che ha sempre cercato di farli cadere ma che in realtà è sempre stato tanto piccolo quanto debole.
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