Home
Recensioni
Chi Siamo
Guillermo del Toro

La fiera delle illusioni - Nightmare Alley | Recensione | Unpolitical Reviews

Scheda:

poster di La fiera delle illusioni - Nightmare Alley
Titolo Originale:
Nightmare Alley
Regia:
Guillermo del Toro
Uscita:
27 gennaio 2022
(prima: 2/12/2021)
Lingua Originale:
en
Durata:
150 minuti
Genere:
Thriller
Soggetto:
Sceneggiatura:
Guillermo del Toro
Kim Morgan
Fotografia:
Dan Laustsen
Montaggio:
Cam McLauchlin
Scenografia:
Shane Vieau
Musica:
Nathan Johnson
Produzione:
Guillermo del Toro
J. Miles Dale
Bradley Cooper
Produzione Esecutiva:
Casa di Produzione:
Searchlight Pictures
Double Dare You Productions
Budget:
$60 milioni
Botteghino:
$39 milioni
Carica Altro

Redazione

6

Pubblico

Redazione
Pubblico

Cast:

Stanton 'Stan' Carlisle
Bradley Cooper
Mary Margaret 'Molly' Cahill
Rooney Mara
Dr. Lilith Ritter
Cate Blanchett
Zeena 'Zeena the Seer' Krumbein
Toni Collette
Ezra Grindle
Richard Jenkins
Clement 'Clem' Hoatley
Willem Dafoe
Pete
David Strathairn
Bruno
Ron Perlman
Anderson
Holt McCallany
Mrs. Kimball
Mary Steenburgen
Judge Kimball
Peter MacNeill
The Major
Mark Povinelli
Sheriff Jedediah Judd
Jim Beaver
Carny Boss
Tim Blake Nelson
Funhouse Jack
Clifton Collins Jr.
Geek #1
Paul Anderson
Louise Hoatley
Lara Jean Chorostecki
Dr. Elrood
David Hewlett
Abigail
Sarah Mennell
Dogboy Jojo
Mike Hill

Trama:

Anticipazione

Trama Completa

Stanton "Stan" Carlisle (Bradley Cooper) accetta il lavoro di giostraio in una fiera, portando con sè un misterioso passato e un altrettanto inquietante futuro.

Recensione:

Dopo l'Oscar per La Forma dell'Acqua - The Shape of the Water (2017), Guillermo del Toro torna alla regia con La Fiera delle Illusioni - Nightmare Alley, tratto dall'omonimo libro di William Lindsay Greshman, già portato sullo schermo nel 1947.

Del Toro abbandona la sua predilezione del fantastico per dedicarsi a una pellicola volutamente noir nel genere e nell'estetica; nuovamente in collaborazione con Dan Lausten, già direttore della fotografia per La forma dell'Acqua e Crimson Peak (2015), il regista cerca di conferire alla pellicola i toni gotici che contraddistinguono da sempre la sua carriera, e se nella figurazione ci riesce regalando anche qualche scena splatter, nella sceneggiatura e nello sviluppo, il gotico sembra soffocato una gestione di tempi e di personaggi sbagliata.

Partendo dal principio infatti, un'atmosfera di mistero sembra avvolgere il protagonista Stan, che silenziosamente si fa avanti nel mondo del Circo, assetato di un potere che sembra presagire il famigerato Sogno Americano che proprio in quegli anni si affermerà come ideologia sognante dell'intera nazione.

Il primo atto, seppur pieno di simbolismo (di cui il gotico e il decadentismo si fanno padroni), risulta eccessivamente dilatato, sbilanciando completamente i tempi di narrazione e portando avanti alcune storyline che superano il livello introduttivo ma che non apportano nulla di effettivo alla storia.


Laddove quindi la sceneggiatura pecca, i simboli e le metafore ci presagiscono ciò che avverrà nel corso della pellicola: dal bizzarro neonato con il terzo occhio, al simbolismo puro dei Tarocchi, fino a piccole sottigliezze con cui il regista rendere partecipe lo spettatore, che non vuole ingannare ma che piuttosto, vuole coinvolgere nella fiera.


Con il salto temporale di due anni e con l'introduzione di nuovi personaggi, il secondo atto non riesce a sopperire alle mancanze di scrittura già presenti nella prima parte e neanche l'aiuto dei sopraccitati simbolismi aiuta i buchi di trama e i mancati approfondimenti psicologici.

Incontriamo, per esempio, la dottoressa Lilith Ritter, che rappresenta l'altra donna della narrazione: glaciale, sensuale, quasi hitchcockiana nei modi tanto sinuosi quanto calcolati, in contrapposizione alla tenera e innocente Molly (di cui si esplicita la verginità). Personaggio chiave nello svolgimento della narrazione, ancora una volta viene dato un piccolo indizio proprio a partire dal nome: Lilith con cui nella religione mesopotamica si identificava il demone femminile associata alla tempesta (portatrice di disgrazie) per poi diventare, in seguito alla religione cristiana, simbolo femminile che non si soggetta al potere maschile.

L'esplicita nominativa del personaggio però, non basta a soddisfare le motivazioni che spingono la dottoressa, personaggio chiave, nelle sue scelte e il proseguimento della sceneggiatura lascia completamente il personaggio senza un movente.

L'epilogo chiude però in maniera buona la storia, seppur tralasciando buchi di trama come sopraccitat; una nuova e ultima metafora circoscrive la storia di Stan, che diventa metafora stessa del sogno americano - fallito, agli albori della Seconda Guerra Mondiale, antropormorfizzando la situazione sociale e storica degli Stati Uniti degli anni '40.

Ad arricchire la scadente sceneggiatura è il reparto visivo, la bellezza de La Fiera delle Illusioni infatti, e per fortuna, è la messa in scena. A partire dai costumi, stravaganti e pretenziosi nel circo ed elegantissimi e raffinati nella seconda parte, fino alle stupende scenografie curate da Tamara Deverell. Non solo accurate nel contesto storico ma immersive nelle scene, importantissimo per esempio lo studio della dottoressa Ritter, quasi labirintico e maestoso in cui la neve non cessa mai cadere.

Per gli occhi meno attenti, piccoli dettagli sono regalati anche dall'ottimo sonoro e missaggio, che oltre alla resa ambientale suggestionano lo spettatore, come con la soggettiva del ticchettio dell'orologio, oggetto fondamentale per il passato di Stan.

Per concludere, La Fiera delle Illusioni non si può considerare il film più suggestivo di Del Toro (malgrado le potenzialità del soggetto narrativo) che, per l'appunto, brilla agli occhi, ma cede all'osseratura, nella scrittura, ma grazie a un'estetica curata, a indizi nascosti e un cast di altissimo livello, la visione - al cinema - vale il costo del biglietto.

A cura di Linda Giulio.
Pubblicato il 1 febbraio 2022.

Pro:

  • Reparto visivo, in particolare costumi e scenografia.
  • Simbolismi e metafore che arricchiscono la visione e l'andamento progressivo della pellicola.

Contro:

  • sceneggiatura spesso debole e con buchi di trama rilevanti.
  • Mancato approfondimento psicologico dei personaggi.
  • Cast Attoriale.

Commenti:


Caricamento modulo