Adattamento cinematografico del grande classico di Charles Dickens, incentrato sulle tumultuose vicende di David Copperfield.
Adattamento cinematografico del grande classico di Charles Dickens, incentrato sulle tumultuose vicende di David Copperfield.
Pellicola scritta e diretta da Armando Iannucci (In the Loop, 2009 e Morto Stalin se ne fa un altro, 2017), regista scozzese di origini italiane che riadatta per il grande schermo David Copperfield, celeberrimo romanzo di Charles Dickens pubblicato mensilmente tra il 1849 e il 1850. Il film in esame, se da una parte decide di mantenersi complessivamente fedele all'impianto del soggetto originario da cui è tratto, basandosi su una trama che ricalca le vicende e i personaggi principali dell'opera di Dickens, dall'altra sembra volerlo stravolgere, puntando su un cast estremamente multietnico, difficilmente credibile in un contesto storico come quello dell'Inghilterra del XIX secolo. A creare questo effetto straniante però, non è solo la scelta di collocare donne e uomini neri o asiatici in posizioni di potere, ma anche il fatto che fra di loro vi sono inverosimili discendenze di sangue: l'asiatico signor Wickfield è dunque padre dell'afroamericana Agnes e l'afroamericana Mrs. Steerforth è madre del caucasico James.
Dinanzi a stravolgimenti di questo tipo, appare evidente come la scelta del cast, per quanto intimamente legata alla solita esasperazione dell'oggi imperante “politicamente corretto”, ricopra qui anche e soprattutto una funzione di rottura del contesto originario, utile ad astrarre lo spettatore dalla grigia Londra vittoriana e a catapultarlo in un mondo colorato e stravagante, in armonia con l'eccentricità e la multietnicità dei vari personaggi.
Ad incrementare questa sensazione sono inoltre scenografie artefatte e fiabesche, la cui costruzione sembra appartenere più alla fantasia di un bambino che alla realtà dei fatti. Non è un caso che il narratore sia un David Copperfield sì adulto, ma i cui scritti si basano sui suoi ricordi infantili. In tal senso la sceneggiatura può dirsi assolutamente riuscita, in quanto ricca di espedienti originali che catalizzano l'attenzione del pubblico, immediatamente immerso nella mente del protagonista. Molto meno accurato risulta invece lo studio dei personaggi, per lo più sprovvisti di qualsivoglia evoluzione o introspezione psicologica, e la scrittura delle battute, solo raramente divertenti (anche a causa del doppiaggio, suo malgrado costretto a tradurre giochi di parole pienamente comprensibili solo in lingua originale).
Dal punto di vista strettamente tecnico il film non eccelle. Se il comparto scenico risulta più che soddisfacente, incrementando anche mediante fotografia, trucco e costumi l'effetto piacevolmente straniante di cui si è già detto, lo stesso non può dirsi per quanto attiene regia e montaggio. La scelta dei punti macchina appare spesso rivedibile e la maggior parte delle inquadrature manca dell'eleganza che era lecito attendersi dal pittoresco contesto scenico di riferimento. Il montaggio risulta inoltre eccessivamente confuso e frenetico, impedendo allo spettatore un'adeguata sedimentazione e metabolizzazione dell'immagine. Complessivamente di buon livello risulta infine il cast, soprattutto grazie alle prove della sempre ottima Tilda Swinton e di Hugh Laurie, abile a calarsi nei panni dello stravagante Mr. Dick. Meno convincente invece Dev Patel, talvolta fuori ruolo nei momenti più frenetici, in cui sembra soffrire i rapidi stacchi di battute.
La Vita Straordinaria di David Copperfield risulta per tutti questi motivi un film tecnicamente limitato e con qualche problema di scrittura. Ciò nonostante, grazie soprattutto ai colori e all'originalità del suo comparto scenico, merita più di una possibilità.
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