Scheda:
Uscita:
11 novembre 2013
(prima: 18/12/2013)
Genere:
Romance
Fantascienza
Dramma
Sceneggiatura:
Spike Jonze
Fotografia:
Hoyte van Hoytema
Montaggio:
Jeff Buchanan
Eric Zumbrunnen
Scenografia:
Gene Serdena
Musica:
Owen Pallett
Will Butler
Produzione:
Spike Jonze
Vincent Landay
Megan Ellison
Produzione Esecutiva:
Daniel Lupi
Natalie Farrey
Chelsea Barnard
Casa di Produzione:
Annapurna Pictures
Warner Bros. Pictures
Ascot Elite - Ascot Life!
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Cast:
Trama:
Anticipazione
Trama Completa
Un impiegato introverso e sensibile, con il dono della scrittura, si innamora del proprio sistema operativo: un'intelligenza artificiale di nome Samantha.
Nella Los Angeles di un prossimo futuro, Theodore Twombly (Joaquin Phoenix) è un impiegato introverso e solitario: il suo lavoro consiste nello scrivere lettere d'amore, particolarmente sensibile, per conto d'altri. Reduce dalla separazione dalla moglie Catherine (Rooney Mara), con cui non ha ancora ufficializzato il divorzio, decide di acquistare un nuovo sistema operativo che, tramite l'intelligenza artificiale, riesce a intavolare relazioni e dialoghi con il proprietario. Samantha (Scarlett Johansson), questo il nome del sistema, dimostra grande comprensione e capacità interattiva con Theodore: le loro conversazioni diventano sempre più intime e complesse.
Intano l'amica Amy (Amy Adams) organizza a Theodore un appuntamento per distrarlo dai suoi dubbi sentimentali: l'incontro ha esito negativo, ma Samantha si dimostra sempre più un supporto morale e una confidente, sviluppando una spiccata emotività. Fra Theodore e l'intelligenza artificiale nasce finalmente l'amore. Amore platonico, si intende, ma anche erotico: basta loro la simulazione vocale dell'amplesso per essere felici. Quello di Theodore non è però un caso isolato: sempre più persone, Amy compresa, sembrano trovare nel proprio sistema operativo un'anima gemella.
Theodore si decide così ad affrontare Catherine e firmare le carte per il divorzio ufficiale: durante l'incontro con la ex-moglie, questa lo accusa di non saper gestire relazioni umane reali.
Ciò provoca in Samantha un sentimento di gelosia: le manca il corpo di una donna normale. Convince così Theodore a sperimentare il sesso con Isabella (Portia Doubleday), una ragazza disposta a prestare il proprio corpo per conto di Samantha: Theodore, irretito, si rifiuta e ciò provoca nuovi dissapori con Samantha.
Fra discussioni e gesti d'affetto, convergenze e divergenze, la loro storia continua però in modo quasi perfetto. Samantha arriva pure a far pubblicare, di nascosto da Theodore, le sue lettere scritte per lavoro. Ne esce una raccolta che diventa un caso editoriale. Theodore è finalmente un vero scrittore e, per festeggiare, porta la compagna virtuale in vacanza in montagna. È qui però che Samantha rivela di sentirsi contemporaneamente con un altro sistema operativo: Theodore inizia a provare gelosia per quanto Samantha conduce nel proprio etere, indipendentemente da lui.
L'apice viene raggiunto quando Samantha non risponde più per ore a Theodore: riconnessasi, lei gli rivela di aver effettuato, assieme ad altri sistemi operativi, una sorta di aggiornamento evolutivo. Ciò le permette di sentirsi e di amarsi con centinaia, migliaia di esseri umani contemporaneamente: pur non smettendo di amare Teodore, non riesce più a limitarsi a lui soltanto. Theodore, prostrato dai propri limiti umani, la lascia. Da tale esperienza, però, lo scrittore si decide a inviare una lettera affettuosa di scuse Catherine e raggiunge infine Amy, appena abbandonata a sua volta dal proprio sistema.
Recensione:
Spike Jonze (Essere John Malkovich, 1999; Il ladro di orchidee, 2002) firma regia, soggetto e sceneggiatura di una delicata storia d'amore per i tempi prossimi venturi e, perché no, anche per i nostri. All'analisi delle dinamiche sentimentali comuni e universali, infatti, viene accostato l'elemento dell'intelligenza artificiale, del suo rapporto con l'uomo, delle sue potenzialità. Sembra naturale il paragone con quel tipo di narrativa distopica a cui ormai ci ha abituati Black Mirror: eppure qui non vi è l'intento esplicito di inquietare, o di fare una satira feroce del mondo post-umano.
Piuttosto, a rendere Lei un piccolo capolavoro è il senso di sconfinata umanità, attribuita sia al protagonista che, nei limiti del personaggio, alla sua compagna virtuale: è un film sulla solitudine, sul bisogno comune a tutti di amare ed essere amati, sull'incapacità del poeta a estrinsecarsi. Vi è, ovviamente, un accenno critico esplicito al ruolo della tecnologia nell'esistenza dell'uomo, ma non risulta il vero focus del film.
Il soggetto, soprattutto con il passare del tempo, non è dei più originali: si potrebbe risalire a vecchi cult come Blade runner (1982), se non alla fantascienza primitiva, per trovare tematiche simili. Così lo sviluppo strutturale non aggiunge, di per sé, nulla che non sia già stato detto: un amore che nasce fra due individui soli, si consuma con l'intensità e la velocità di un fiammifero e finisce.
A rendere però speciale lo storytelling è tutto ciò che vi sta attorno: a partire dai dialoghi raffinati, conditi ora con l'ironia romantica di Woody Allen, ora con il gusto estetico della Nouvelle vague.
La semplicità estrema della storia è, dopotutto, funzionale alla tipologia di racconto: che non vuole fare altro che parlarci, come da secoli si fa e per secoli si farà, di una storia d'amore come tante ma, a suo modo, unica. Tutto sembra così seguire l'andamento degli scritti di un poeta, quale il protagonista: dalla rinuncia alla completa linearità della storia alla valorizzazione delle componenti sensoriali, come Proust insegna. I molti colori, valorizzati dalla fotografia di Hoyte van Hoytema (Interstellar, 2014; Spectre, 2015) hanno infatti la funzione di coinvolgimento emotivo fra spettatore e personaggio, amalgamati fra la scenografia futurista, ma non lontana da noi, di K. K. Barrett e i costumi di Casey Storm.
Le musiche, degli Arcade Fire, sono un discreto accompagnamento: non incisivo, ma nemmeno disturbante.
Tutto insomma va nella direzione del racconto quotidiano e straordinario assieme: ironico e straziante, forse più francese che americano.
L'ultima menzione va alle interpretazioni. Phoenix, con dei baffi che ne accentuano la mimica comica alla Groucho Marx è quella malinconica da intellettuale disadattato, è perfetto nel dare volto al senso di solitudine e inadeguatezza che è il centro del racconto. Lodevole, poi, come riesca a mantenere da solo quasi tutto il film. La sua comprimaria, Johansonn, colmare solo come mera voce: eppure, è diventata una delle voci più iconiche e incisive del cinema recente.
A cura di Michele Piatti.
Pubblicato il 20 giugno 2019.
Pro:
- Profondità del racconto.
- Ottime interpretazioni.
- Reparto visivo che coinvolge i sensi.
Contro:
- Relativa semplicità della storia. Ma in tal caso è lungi dall'essere un vero difetto.
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