Dai mari della Liguria a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta, un giovane mostro marino emerge sulla terra ferma per seguire il suo nuovo amico.
Dai mari della Liguria a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta, un giovane mostro marino emerge sulla terra ferma per seguire il suo nuovo amico.
Diretto dal genovese Enrico Casarosa e scritto assieme a Jesse Andrews e Simon Stephenson, Luca prende avvio come favola pedagogica in pieno stile Pixar, con ambientazione e personaggi extra-umani che collidono con il mondo reale, producendo un conflitto di diversità che si risolve con l'accettazione dell'altro. È la formula vincente fin dai tempi di Shrek (2001), opera tutt'oggi insuperata quanto a decostruzione ironica e provocante non solo del costume e dei generi, ma delle stesse norme narratologiche. Vent'anni dopo, Luca punta maggiormente sul piano della ricostruzione, sospesa fra storia, ricordo autobiografico e cartolina, del paesaggio idilliaco e speranzoso dell'Italia provinciale del boom. Quella di Luca è un'Italia rappresentata, come classicamente nei prodotti americani dai tempi di Vacanze Romane (1953) di William Wyler, sulla soglia di un eterno balzo nella contemporaneità: ai pescatori e ai grammofoni si accostano la Vespa e i miti del progresso, agli uomini rudi dalla pelle olivastra e i baffi prominenti , i giovani impegnati a copiare stili e pose delle rock star anglosassoni.
In sé, la rappresentazione stereotipa dell'Italia non sarebbe un problema. Lo diventa però nel momento in cui ne risente la fantasia nella costruzione del mondo narrativo, aspetto come si è detto da sempre fondante per la Pixar. Luca ha infatti i suoi momenti migliori nella descrizione della vita delle creature marine: qui il ribaltamento ironico, dove i pesci sostituiscono le pecore e la tipica famiglia italiana è trasfigurata in una tribù di creature anfibie, riesce alla perfezione e segue il solco delle macchine che diventano uomini (Cars, 2006), i robot provano sentimenti (Wall-E, 2008) e l'Iperuranio platonico diventa un centro di formazione e collocamento (Soul, 2020).
Quando però la trama di Luca si trasferisce in quello che dovrebbe essere il mondo reale, la fantasia e l'ironia cedono il posto a un affastellamento di luoghi comuni che, se nei primi minuti strappa qualche sorriso, alla lunga diventa eccessivo e banale.
L'insistenza in tal senso, con conseguente mancanza di una ricerca di originalità, ha effetti anche sul comparto del montaggio musicale e del doppiaggio. Il secondo, nella versione originale, ricorre con esasperante ripetizione all'inflessione italiana della parlata, con frequente utilizzo di espressioni inesistenti in un grammelot abbastanza infantile (non si comprende, ammesso esista come intercalare, perché un ligure debba continuamente esclamare «Santa mozzarella»). Quanto alla colonna sonora, esclusi i dimenticabili brani originali di Dan Romer, il repertorio abbraccia Gianni Morandi ed Edoardo Bennato, il Quartetto Cetra e la lirica: un collage pop anacronistico che, di nuovo, potrebbe riuscire se solo non diventasse la trave portante del film.
La sceneggiatura, al netto dei difetti già esposti, non brilla in originalità per quanto riguarda lo scheletro narrativo e gli snodi. Va però lodata la delicatezza, a tratti non scontata e tutt'altro che banale, con cui viene descritto il rapporto prima fra Alberto e Luca, e poi con Giulia. Alcune scelte non mancano di coraggio, e forse è proprio l'atmosfera idilliaca e artefatta a smorzarle (critica fatta, a suo tempo, a Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino). Tuttavia è proprio questo l'elemento che risolleva in parte il film, cogliendo anche con l'uso di abili metafore i passaggi critici dell'adolescenza, della scoperta della propria identità e dell'accettazione. Concorrono animazioni e fotografie forse meno accurate che in altri prodotti Pixar, ma di livello più che buono.
Luca ha forse sofferto, a livello promozionale, di un'attesa troppo alta rispetto alla riuscita effettiva. Nei suoi errori, allontanandosi parzialmente dallo stile Pixar, ne conferma però la qualità generale del marchio che, quando rimane fedele a sé stesso e alla sua missione di rinnovamento del cinema per famiglie, produce veri e propri instant-cult dell'animazione occidentale.
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