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Niki Caro

Mulan | Recensione | Unpolitical Reviews

Scheda:

poster di Mulan
Titolo Originale:
Mulan
Regia:
Niki Caro
Uscita:
4 settembre 2020
(prima: 4/09/2020)
Lingua Originale:
en
Durata:
115 minuti
Genere:
Avventura
Fantasy
Dramma
Azione
Soggetto:
Sceneggiatura:
Rick Jaffa
Amanda Silver
Lauren Hynek
Elizabeth Martin
Fotografia:
Mandy Walker
Montaggio:
David Coulson
Scenografia:
Anne Kuljian
Amber Richards
Musica:
Harry Gregson-Williams
Produzione:
Chris Bender
J.C. Spink
Jake Weiner
Jason Reed
Tendo Nagenda
Produzione Esecutiva:
Casa di Produzione:
Walt Disney Pictures
China Film Group Corporation
Good Fear
Jason T. Reed Productions
Budget:
$200 milioni
Botteghino:
$66 milioni
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Redazione

4-

Pubblico

Redazione
Pubblico

Cast:

Hua Mulan/花木兰
Liu Yifei
Commander Tung
Donnie Yen
Xian Niang
Gong Li
The Emperor
Jet Li
Böri Khan
Jason Scott Lee
Chen Honghui
Yoson An
Hua Zhou
Tzi Ma
Hua Li
Rosalind Chao
The Matchmaker
Cheng Pei-pei
Esteemed Guest
Ming-Na Wen
Hua Xiu
Xana Tang
Sergeant Qiang
Ron Yuan
Cricket
Jun Yu
Yao
Chen Tang
Po
Doua Moua
Ling
Jimmy Wong
The Chancellor
Nelson Lee
Village Magistrate
Hoon Lee
Young Mulan
Crystal Rao
Young Xiu
Elena Askin

Trama:

Anticipazione

Trama Completa

Una giovane donna cinese finge di essere un uomo per arruolarsi nell'esercito al posto del padre anziano e malato.

Recensione:

Dopo i recenti insuccessi di Maleficent – Signora del male (Joachim Ronning, 2019) e Lilli e il vagabondo (Charlie Bean, 2019), l'ultimo live action targato Disney è dedicato a Mulan, la celebre ragazza guerriera di un'antica leggenda popolare cinese, che già a partire dall'omonimo lungometraggio d'animazione del 1998 combatte gli unni e l'imperante maschilismo di fondo della società. Dopo aver tentato invano di affidare il progetto ad un regista asiatico (tra i rifiuti illustri si annovera quello del 2016 di Ang Lee), la Disney ha infine ingaggiato la neozelandese Niki Caro (McFarland, USA, 2015; La signora dello zoo di Varsavia, 2017), mettendole a disposizione un budget vicino ai $300 milioni. Difficile immaginare come una somma tanto rilevante potesse essere spesa peggio di così.


In prima analisi, occorre precisare che sebbene il soggetto originale sia autonomamente dotato di una semantica profondamente femminista, la pellicola in esame sembra voler a tutti i costi ampliarne ulteriormente gli orizzonti.


A dimostrazione di ciò, non vi è solo il cambiamento del finale (differentemente dalla Mulan del 1998, infatti, quella del 2020 non si fidanza ufficialmente e dopo essere tornata a casa accetta di buon grado di entrare nella guardia imperiale), ma anche l'inserimento di una strega costretta al male solo perché lasciata ai margini di una società incapace di riconoscere in una donna capacità superiori all'ordinario. Non deve quindi stupire se ancora una volta i veri villain sono solo i personaggi maschili, nel migliore dei casi dei buoni a nulla tutto fumo e niente arrosto rispetto alla superiorità fisica e valoriale di quelli femminili. Ad ogni modo, non scopriamo con Mulan questa deriva estremista di politicamente corretto, che ci limitiamo solo a riportare per dovere di cronaca, senza entrare nel merito. Dal punto di vista narrativo, ciò che più sorprende e perplime è invece la banalità della sceneggiatura. I dialoghi risultano così didascalici da generare imbarazzo (si pensi ad esempio a Bori Khan che senza apparente motivo ricorda alla strega la storia della sua infanzia al solo scopo di informare lo spettatore, oppure al padre di Mulan, l'unico uomo che nel momento in cui va a prendere il suo dispaccio inizia un monologo infinito sul chi è e perché è lì, differentemente da tutti gli altri, rigorosamente silenti nel compiere il loro dovere). Pessima risulta inoltre la scelta di rinunciare al drago Mushu e al grillo Cri Cri, tanto più se nessuna scena offre alcuna parvenza di verosimiglianza (nelle fasi maggiormente action i personaggi si muovono incuranti di qualsiasi legge fisica e di tanto in tanto si intravede nel cielo una fenice, simbolo peraltro della cultura araba ed egizia, non cinese). Nemmeno il cast riesce a risollevare la situazione, offrendo prove attoriali complessivamente anonime e dimenticabili.

Anche dal punto di vista strettamente tecnico il film è disastroso. A salvarsi sono solo i costumi, la scenografia e il color grading della fotografia, componenti filmiche profondamente artefatte e innaturali, ma che possono essere considerate accettabili se inserite in un contesto fiabesco come quello in esame. Il resto lascia a desiderare: la regia di Caro è estremamente confusa, specie nelle fasi di combattimento più concitate, dove si fatica a capire cosa stia accadendo a chi; poco efficace in tal senso l'estenuante ricorso a riprese ribaltate, visivamente caotico e nauseante. Di pessima fattura risulta inoltre il montaggio, a dir poco dilettantesco: i tagli sono continui ed estremamente invasivi; questi non solo finiscono per vanificare qualsiasi eventuale pregio registico, ma impediscono anche allo spettatore di assimilare l'immagine; spesso non si fa in tempo a posare gli occhi su un fotogramma, che ne sono già cambiati tre. Poco convincenti, seppur meno disturbanti, si dimostrano invece le musiche; la nostalgia per le splendide canzoni del film d'animazione del ‘98 è inevitabilmente tanta e viene solo parzialmente compensata dal timido richiamo di alcuni dei motivi più celebri. Pesa invece la poca centralità delle percussioni, vero punto di forza del cartone animato. Gravemente insufficiente risultano infine gli effetti speciali, soprattutto se si considere l'ingente budget messo a disposizione per la loro realizzazione. La CGI è infatti sempre troppo evidente ed usata molto più del necessario. Inoltre, le frecce schivate con la tipica mossa in stile Matrix (Lana e Lilly Wachowski, 1999), le passeggiate sulle mura a mo' di Prince of Persia (1989) – al punto che ci si chiede a cosa possano servire se vengono così agevolmente scalate – e la sforbiciata finale alla Holly e Benji (1986) con cui Mulan trafigge Bori Khan, sono espedienti complessivamente mal realizzati ed estremamente datati, già visti altrove.

Inspiegabile come un film tanto costoso, prodotto per la sala cinematografica, risulti tecnicamente tanto scadente. Come se non bastasse, nel luglio del 2020 è stato annunciato lo sviluppo di un sequel. Insomma, è probabile che il peggio debba ancora venire.

A cura di Mattia Liberatore.
Pubblicato il 14 dicembre 2020.

Pro:

  • Costumi, scenografia e color grading del tutto innaturali, ma accettabili in un contesto fiabesco come quello di specie.

Contro:

  • Sceneggiatura banale e lacunosa.
  • Regia e montaggio quasi amatoriali.
  • Effetti speciali tanto sgradevoli quanto costosi.

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