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Clint Eastwood

Mystic River | Recensione | Unpolitical Reviews

Scheda:

poster di Mystic River
Titolo Originale:
Mystic River
Regia:
Clint Eastwood
Uscita:
24 ottobre 2003
(prima: 20/02/2003)
Lingua Originale:
en
Durata:
137 minuti
Genere:
Thriller
Crime
Dramma
Mistero
Soggetto:
Sceneggiatura:
Brian Helgeland
Fotografia:
Tom Stern
Montaggio:
Joel Cox
Scenografia:
Richard C. Goddard
Musica:
Clint Eastwood
Produzione:
Clint Eastwood
Judie Hoyt
Robert Lorenz
Produzione Esecutiva:
Bruce Berman
Casa di Produzione:
Warner Bros. Pictures
Village Roadshow Pictures
NPV Entertainment
Malpaso Productions
Budget:
$25 milioni
Botteghino:
$156 milioni
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Redazione

7

Pubblico

Redazione
Pubblico

Cast:

Jimmy Markum
Sean Penn
Dave Boyle
Tim Robbins
Sean Devine
Kevin Bacon
Sergeant Whitey Powers
Laurence Fishburne
Celeste Boyle
Marcia Gay Harden
Annabeth Markum
Laura Linney
Val Savage
Kevin Chapman
Brendan Harris
Tom Guiry
Katie Markum
Emmy Rossum
Silent Ray Harris
Spencer Treat Clark
John O'Shea
Andrew Mackin
Nick Savage
Adam Nelson
Kevin Savage
Robert Wahlberg
Esther Harris
Jenny O'Hara
Driver
John Doman
Young Dave
Cameron Bowen
Young Jimmy
Jason Kelly
Young Sean
Connor Paolo
Jimmy's Father
T. Bruce Page
Sean's Father
Miles Herter

Trama:

Anticipazione

Trama Completa

L'omicidio di una ragazza riunisce, a distanza di venticinque anni, tre vecchi amici , tutti coinvolti per motivi differenti. Un avvenimento traumatico della loro infanzia e alcuni controversi trascorsi pesano sulle loro coscienze e sulle indagini.

Recensione:

Tratto dal romanzo di Dennis Lehane La morte non dimentica (2001), Mystic river è un thriller dalla sceneggiatura un po' orchestrata che si risolleva nel colpo di scena finale. Grande successo all'epoca dell'uscita, oggi questo film di Clint Eastwood (Gli spietati, 1992; I ponti di Madison County, 1995), pur rimanendo un prodotto di discreta fattura, ha i suoi limiti soprattutto nell'approccio freddo e lievemente sommario alla vicenda raccontata: la sceneggiatura di Brian Helgeland (premio Oscar 1998 per L.A. Confidential) ricostruisce a dovere gli snodi logici del racconto, con un buon utilizzo dei flashback, ma dedica all'approfondimento dei personaggi minore spazio. Se alcuni monologhi sono molto interessanti, come le riflessioni di Jimmy o il delirio in cui Dave ricostruisce in forma di favola l'antica violenza nei propri confronti, altrove i dialoghi non lasciano trasparire sufficienti approfondimenti. A parte i due citati, gli altri personaggi sono sacrificati anche a livello di economia della trama: ciò si sente per i secondari, in particolare per il fratello di Brendon, e per Sean, i cui rapporti con la moglie sono giusto accennati con dei dialoghi al telefono piuttosto superflui. Manca, e qui si rinviene il secondo motivo di freddezza del film, una descrizione ambientale approfondita: quanto alla vita di quartiere, alle dinamiche della piccola malavita e ai luoghi di ritrovo, si lascia intuire una materia narrativa che resta però sepolta e perlopiù inespressa.

Un vero peccato, considerando che il cast riesce a integrare alla perfezione parti altrimenti deboli. Le interpretazioni di Penn e Robbins son ottime ed energiche, forse il pregio maggiore del film; meno, anche per i motivi legati al personaggio di cui sopra, quella di Kevin Bacon. Si segnalano, in veste uno di personaggio secondario e l'altro come comparsa, il sempre carismatico Fishburne e il caratterista Wallach, coprotagonista di avventure dello stesso Eastwood nei vecchi film di Sergio Leone e che qui dimostra di non aver perso la vena istrionica. Interpretazioni femminili più deboli, esattamente come lo spazio loro riservato in sceneggiatura.

Decisamente meglio, invece, il comparto visivo del film. Eastwood, seppur con una regia che altrove è stata più magniloquente, sa muovere la macchina da presa a seconda dell'approccio al personaggio: camera ferma per i poliziotti, movimenti lenti e instabili per la famiglia di Dave, contro-plongée per Jimmy.


Le scene in notturna sono ottime, ma a rendere iconica la mano di Eastwood in quest'opera sono le riprese dall'alto a fini drammatici:


l'urlo di dolore di Jimmy trattenuto dai poliziotti, in una sequenza di dinamismo plastico, è la cinepresa che sorvola il luogo di ritrovamento del cadavere sono da manuale di storia del cinema. Giusto nei minuti finali la regia sembra perdere colpi, quasi sentisse l'imbarazzo di un finale affrettato: le panoramiche sul fiume Mystic, che ha dato nome al film ma sembra esserne il protagonista solo nell'ultimo quarto d'ora, risultano abbastanza convenzionali.

Fotografia di Tom Stern (collaboratore abituale di Eastwood) efficace nelle suddette sequenze e molto abile a cogliere i contrasti d'ombra. Di contro, l'insistenza sui toni freddi, se da un lato ben comunica l'atmosfera che si vuole conferire al film, dall'altro risulta un po' didascalica e monotona. Stessa sorte per il montaggio di Joel Cox (Oscar per Gli spietati), che alterna momenti felici e drammatici ad altri davvero scontati: su tutti, per tornare ai famigerati minuti finali, le dissolvenze fra panorama cittadino e lastra di cemento solidificato. Musiche, di Eastwood stesso con il figlio Kyle, dimenticabili e datate, poco adatte al tipo di dramma urbano che viene narrato.

In definitiva, Mystic River è un film di grande impatto immediato, dovuto a ottimi interpreti e regia solida, ma che tende a rimanere nella mente dello spettatore per poco tempo. Convenzionale e didascalico dove poteva osare di più, resta in ogni caso un thriller in cui il ritorno narrativo costante gioca a proprio favore.

A cura di Michele Piatti.
Pubblicato il 25 settembre 2020.

Pro:

  • Interpretazioni ottime, soprattutto Penn e Robbins.
  • Regia in più punti, soprattutto nella gestione della macchina da presa, espressiva ed eloquente.

Contro:

  • Sceneggiatura poco approfondita quanto ad ambiente e personaggi.
  • Tendenza didascalica e fredda comune a narrazione e visivo.
  • Musiche dimenticabili e inadatte.

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