Un uomo viene trasferito in un manicomio fingendo una condizione psichiatrica particolare per sfuggire al carcere.
Un uomo viene trasferito in un manicomio fingendo una condizione psichiatrica particolare per sfuggire al carcere.
Tratto dall'omonimo romanzo di Ken Kesey, pubblicato nel 1962 da cui ispirata anche la serie TV Ratched (Netflix, 2020), il film Qualcuno volò sul nido del cuculo ha segnato di certo la storia del cinema, sia per il clamoroso successo di critica e pubblico, sia per la trattazione di temi delicati come la malattia mentale, i diritti individuali, gli handicap, e molti altri. C'è da sottolineare che il gigantesco apprezzamento è stato, ed è tuttora, ampiamente determinato dal valore politico e sociale che la pellicola racchiude in sé, ignorando integralmente alcune delle sue mancanze. Nel tentativo di analizzarla con quanta più oggettività possibile, occorre cominciare dal dettaglio più evidente: il titolo. In sé è racchiuso il significato del film: il cuculo (allegoria della società) non costruisce nidi propri ed è solito utilizzare il nido di altri uccelli (il manicomio) per deporre le sue uova (pazienti).
A volare su questo nido è Randle McMuprhy (Jack Nicholson), la cui presenza mette in evidenza il carattere repressivo e carcerario dell'istituzione.
A questo proposito, la sceneggiatura è in grado di coadiuvare ottimamente il nobile messaggio sociale con una precisa caratterizzazione psicologica di ogni personaggio (lodevole considerando la quantità di quest'ultimi).
Il personaggio di McMurphy rappresenta una vera e propria cometa nel reparto psichiatrico, che intraprende volontariamente una dura lotta contro il sistema, incoraggiando i pazienti, le vittime principali, a fuoriuscire dal recinto mentale nel quale sono stati rinchiusi e a vivere. L'infermiera capo sala è esattamente l'opposto: donna autoritaria, fortemente legata ai suoi principi e incapace di empatizzare con gli altri. L'intera pellicola gioca con le due personalità contrastanti, evidenziando allegoricamente quanto sia deleterio concedere un potere così esteso (il controllo sul diritto individuale) al governo (come succedeva nel capolavoro di fantascienza firmato Terry Gilliam, Brazil, 1985). La scelta di ambientare l'intera vicenda in un solo luogo, l'istituto psichiatrico, non denota una monotonia narrativa, anzi, evidenzia come i soli personaggi, all'interno di una scenografia minimale ma efficace, riescano ad intrattenere sufficientemente lo spettatore senza l'utilizzo di congegni narrativi particolari. Stona infatti la gita fuori porta nel quale, per assurdo, i pazienti si reinventano pescatori; scene aggiunte solo successivamente in sceneggiatura per paura che lo spettatore medio si annoiasse con le sole sedute psicologiche di gruppo.
Visivamente la pellicola risulta abbastanza ordinaria, sicuramente positiva, ma senza alcuno spunto particolare. Regia e montaggio sono le componenti riuscite maggiormente: la prima, di ottima fattura, con interessanti zoom in avanti, il secondo per i continui stacchi sulle soggettive dei vari pazienti interpellati. La fotografia invece è coerente, ma non regala immagini sorprendenti, né campi lunghi rilevanti (per ovvie ragioni scenografiche).
Ben più rilevanti sono le prestazioni attoriali. Jack Nicholson (Chinatown, 1974; Batman,1989) regala una delle migliori interpretazioni della sua carriera, premiata agli Academy Awards e seconda solo all'altra grande impresa che 5 anni dopo lo vedrà di nuovo protagonista: Shining (1980). Plauso doveroso anche a Louise Fletcher (L'esorcista II – L'eretico, 1977) nel ruolo della dispotica Mildred Ratched, in grado di tener testa alla magnifica performance del suo collega. In ultimo, anche la colonna sonora di “Jack” Nitzsche (Ufficiale e gentiluomo, 1982; Stand by Me, 1986) collabora nella riuscita di questa pellicola, malinconica e fedele alle vicende trattate.
Qualcuno volò sul nido del cuculo è un ottimo film, tecnicamente discreto, che accoglie con sé una forte critica politica dal valore inestimabile e che ha regalato al cinema una delle migliori interpretazioni attoriali mai concepite da uno dei migliori attori viventi. Va tuttavia evidenziato che le virtù sociali proposte, per quanto sincere, nascondono limiti tecnici non indifferenti, ingigantiti se messi a confronto, per esempio, con le qualità di un altro film, Barry Lyndon (1975), inspiegabilmente surclassato nelle categorie comuni dei maggiori premi cinematografici dell'anno 1976, proprio da questa stessa pellicola.
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