La notte del 25 febbraio 1964, dopo essere stato confermato campione del mondo dei pesi massimi, Cassius Clay passa una notte in una stanza d'hotel a discutere dei problemi della comunità afroamericana con Sam Cooke, Malcolm X e Jim Brown.
La notte del 25 febbraio 1964, dopo essere stato confermato campione del mondo dei pesi massimi, Cassius Clay passa una notte in una stanza d'hotel a discutere dei problemi della comunità afroamericana con Sam Cooke, Malcolm X e Jim Brown.
Tratto dall'omonima pièce teatrale di Kemp Powers, che partendo da circostanze reali descrive un'ipotetica discussione tra Muhammad Ali, Malcolm X, Sam Cooke e Jim Brown, Quella notte a Miami… segna il debutto dietro la macchina da presa dell'attrice Regina King (Jerry Maguire, Cameron Crowe, 1996; Se la strada potesse parlare, Barry Jenkins, 2018), che grazie al suo esordio registico ha ottenuto una candidatura ai Golden Globe 2021.
La regia è effettivamente molto buona, anche se non perfetta – totalmente estemporanee, per esempio, le reiterate inquadrature dall'alto, tuttavia il montaggio, mai discontinuo ma costantemente spezzato da tagli in molti casi evitabili, spesso disturba e rasenta a tratti l'amatoriale. La fotografia si distingue nell'intento di realizzare un effetto quasi flou che restituisca in modo fedele un'estetica vintage, ma l'uso della profondità di campo e delle messe a fuoco è molto banale. L'utilizzo dei colori, in ogni caso, dopo un inizio non esaltante, risulta molto convincente in quasi tutte le successive sequenze del film e la presenza del verde è particolarmente originale e gradevole; se Regina King avesse scelto il bianco e nero, come molti suoi colleghi hanno fatto o stanno facendo ultimamente – si pensi ai recentissimi Mank (David Fincher, 2020) o Malcolm & Marie (Sam Levinson, 2021), probabilmente la resa finale si sarebbe discostata in modo interessante dall'effetto visivo estetizzante delle due pellicole citate, ma il ricorso al colore risulta comunque vincente in quanto evita di conferire al film un'eccessiva patinatura finto-storica. La colonna sonora ricrea l'atmosfera dei primi anni '60 ed è in generale molto riuscita, fatta eccezione per lo score sentimentale onnipresente durante i dialoghi tra Malcolm X e la moglie.
La sceneggiatura è serrata e a tratti brillante, soprattutto durante le scene con protagonisti Ali e Cooke, ma cede in altre sequenze, così come i dialoghi, talvolta realistici e immediati ma in più di un caso calanti; il miglioramento dallo spostamento nel motel in poi è marcato e dimostra la maggiore solidità della pièce teatrale rispetto alla scrittura meramente cinematografica. Si nota in generale una forte dispersività nella parte centrale dell'opera che rende ingiustificata la lunghezza di quasi due ore, ma il film nel complesso riesce comunque a risultare godibile e, pur con qualche cedimento, a intrattenere chi sia interessato agli argomenti affrontati.
È interessante l'accostamento di ambientazioni e interazioni realistiche a una trama quasi totalmente fittizia, così come il diverso approccio dei quattro protagonisti alla situazione degli afroamericani.
La questione non è infatti trattata in modo piattamente didascalico ma emerge con intelligenza nella sua complessità, in particolare per quanto riguarda lo scontro di opinioni tra Malcolm X e Sam Cooke, che di fatto non è risolto e lascia allo spettatore un' apprezzabile sospensione del giudizio in favore di una più profonda riflessione sulla responsabilità storica della popolazione afroamericana e sull'obbligo morale a sua volta oppressivo che ne può derivare. A questo proposito, risulta molto efficace nella sua sobrietà la scena in cui a Jim Brown è impedito di entrare nella casa del signor Carlton, un amico bianco che l'aveva in precedenza trattato con cortesia e ammirazione.
Sull'ottimo cast spicca un trascinante Ali, interpretato da Eli Goree, ma è più che convincente anche la performance di Leslie Odom Jr., candidato come miglior attore non protagonista ai Golden Globe, agli Screen Actors Guild Awards e a diversi altri festival. Molto buona anche la prova di Kingsley Ben-Adir (candidato ai Satellite Awards e vincitore del premio al Miglior interprete rivelazione ai Gotham Independent Film Awards), che nell'interpretazione di Malcolm X riesce a reggere l'inevitabile “sfida” con il premio Oscar Denzel Washington (Malcolm X, Spike Lee, 1992).
Caricamento modulo