Un agente dell'Interpol tenta di dare la caccia al ladro di opere d'arte più ricercato al Mondo e si trova a dover collaborare con un altro criminale rivale.
Un agente dell'Interpol tenta di dare la caccia al ladro di opere d'arte più ricercato al Mondo e si trova a dover collaborare con un altro criminale rivale.
Ad oggi ritenuta la più costosa produzione di Netflix, Red Notice non ha goduto alla sua uscita di particolare clamore, venendo forse eccessivamente bistrattato dalle prime reazioni degli utenti. Si tratta in realtà di un discreto buddy movie ambientato nel mondo dei furti d'arte: senza particolari pretese ma ideato unicamente per intrattenere, il film bilancia azione, avventura e commedia a netto favore dell'ultima. A conti fatti, l'intento di parodiare ora James Bond, ora quell'Indiana Jones che da I predatori dell'arca perduta (1981) ha stabilito i canoni del film d'avventura contemporaneo. Il riferimento al più celebre archeologo del cinema è nel personaggio di Booth che ne fischietta la sigla, nell'immancabile e surreale fascinazione, tutta americana, per la fantastoria nazista e soprattutto nell'inseguimento in miniera, direttamente ripreso da Indiana Jones e il Tempio Maledetto (1984). Dell'agente 007, di cui recentemente è uscito l'atto finale No Time to Die (2021) sono propri invece l'irrinunciabile presenza di una femme fatale e l'esotismo delle svariate ambientazioni, sempre a cavallo fra Sud del Mondo ed Europa e tutte decorate di stereotipi talora pittoreschi, talora fastidiosi. Nulla di nuovo, quindi, per un prodotto che mira semplicemente a strappare un sorriso anche a costo di ricadere in cliché.
La sceneggiatura di Rawson Marshall Thurber (Una spia e mezzo, 2016), anche regista del film, sopravvive in quanto ricamata sugli interpreti e sulle molteplici citazioni a classici quali i summenzionati. La sottotrama amicale fra Booth e Hartley funziona discretamente, anche grazie ad una buona dose di demenzialità, mentre quella sentimentale fra Hartley e Black è approssimativa e scontata. I colpi di scena e i flashback, che tentano di animare una narrazione di per sé piuttosto lineare, sono telefonati e non riescono a sorprendere. Lo stesso elemento comico alle volte è fin troppo evidenziato e fuori luogo. Se quindi la struttura del racconto, così come la raffazzonata intelaiatura di contesto storico, appaiono forzate, si deve però riconoscere che tale estrema e dichiarata semplicità consente almeno di fruire del film senza troppe aspettative e, di conseguenza, con limitate delusioni. La regia si attesta su un livello discreto e accademico, così come la semplice fotografia di Markus Förderer e il montaggio di Michael L. Sale. Più irritanti, proprio per la palese scontatezza, sono le musiche di Steve Jablonsky (Avatar, 2009) che si limitano a citare classici temi di repertorio del genere avventuroso.
Il film, si è detto, si regge sugli interpreti principali.
A loro va la discolpa di essersi interfacciati con personaggi piuttosto piatti dal punto di vista della scrittura, e il merito di aver creato una discreta alchimia a tre: si è ben lontani dai modelli di Lupin III, Jigen e Fujiko, ma tato basta a condurre il film alla conclusione senza appesantirlo. Gale Gadot appare svantaggiata da un ruolo praticamente fuori tempo, per il quale lo sceneggiatore deve essersi dimenticato come la novità di una femme fatale che sia anche abile nelle scene d'azione sia stata già introdotta da qualche decennio. Migliori sono i risultati di Reynolds, facilitato dalla componente comica del proprio personaggio. Quanto a Johnson, il suo interpretare se stesso in qualsiasi film lo avvantaggia in quanto lo rende dotato di un lieve, ma godibile carisma da icona sportiva prestata al cinema: la scena di Hartley miracolosamente illeso dopo essere stato travolto da un toro in un'arena spagnola riassume bene quale sia il livello di credibilità, e di ironia, da aspettarsi. Quanto ai personaggi secondari, si assiste a una semplice sfilata di stereotipi in carne ed ossa, dal trafficante d'armi ispanico e dongiovanni al miliardario orientale opulento e corrotto. Menzione d'onore, infine, per il cantautore Ed Sheeran in un cameo talmente improbabile da lasciare spiazzati.
Red Notice non richiede troppo e proprio per questo riesce a lasciare allo spettatore quasi due ore di discreto intrattenimento. Netflix ha avuto nel proprio arsenale ben altri capolavori e instant cult, così come prodotti decisamente peggiori. La confezione anonima, ma almeno di mestiere, del film lo rende un buon passatempo che, in vari momenti e senza prenderlo troppo sul serio, risulta anche godibile.
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