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Alfonso Cuarón

Roma | Recensione | Unpolitical Reviews

Scheda:

poster di Roma
Titolo Originale:
Roma
Regia:
Alfonso Cuarón
Uscita:
30 agosto 2018
(prima: 25/08/2018)
Lingua Originale:
es
Durata:
135 minuti
Genere:
Dramma
Soggetto:
Sceneggiatura:
Alfonso Cuarón
Fotografia:
Alfonso Cuarón
Montaggio:
Alfonso Cuarón
Adam Gough
Scenografia:
Barbara Enriquez
Musica:
Steven Price
Produzione:
Alfonso Cuarón
Nicolás Celis
Gabriela Rodríguez
Produzione Esecutiva:
Jonathan King
Jeff Skoll
David Linde
Casa di Produzione:
Participant
Esperanto Filmoj
Budget:
$15 milioni
Botteghino:
$1 milioni
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Redazione

7

Pubblico

Redazione
Pubblico

Cast:

Cleodegaria "Cleo" Gutiérrez
Yalitza Aparicio
Sofía
Marina de Tavira
Toño
Diego Cortina Autrey
Paco
Carlos Peralta
Pepe
Marco Graf
Sofi
Daniela Demesa
Adela
Nancy García García
Teresa
Verónica García
Antonio
Fernando Grediaga
Fermín
Jorge Antonio Guerrero
Ramón
José Manuel Guerrero Mendoza
Ignacio
Andy Cortés
Profesor Zovek
Victor Manuel Resendiz Ruiz
Dra. Velez
Zarela Lizbeth Chinolla Arellano
Pediatra
José Luis López Gómez
Médico Residente
Edwin Mendoza Ramírez
Benita
Clementina Guadarrama
Político
Enoc Leaño
Beto Pardo
Nicolás Peréz Taylor Félix
Ove Larsen
Kjartan Halvorsen

Trama:

Anticipazione

Trama Completa

Il film segue le vicende di una famiglia benestante messicana negli anni '70, nel quartiere ‘Roma'.

Recensione:

Dopo Gravity (2013), vincitore di sette statuette agli Academy Awards del 2013 tra cui migliori effetti speciali, Alfonso Cuarón decide di capovolgere tutte le aspettative che avremmo potuto avere per il suo prossimo lavoro con Roma, film premiato con il Leone d'oro al 75° Festival di Venezia e con tre premi oscar: Miglior Regia, Miglior Film Straniero e Miglior Fotografia.

Ed è proprio la visione fotografica della pellicola a rendere questo film così intimo e viscerale:


guardandolo è come se sfogliassimo un vecchio album di famiglia, dove ci vengono mostrate gioie, dolori, risate, grida ma anche tanto affetto e ci facciamo trascinare da onde di bianco e di nero all'interno di un nucleo famigliare che potrebbe essere il nostro.


Roma è un viaggio nei ricordi del regista al quartiere omonimo, nella Città del Messico, dove Cuarón è nato e cresciuto.

Centotrentacinque minuti di film, tra cui quattro di titoli iniziali, completamente in bianco e nero, scelta stilistica che, insieme alla regia lenta e quasi statica, può risultare un'aggravante alla lunghezza del film ma che ci mette nella mentalità del ‘ritratto di famiglia', di qualcosa di passato e intimo.

Proprio parlando di passato, all'interno del film possiamo trovare alcune citazioni ai vecchi film d'epoca come la scena in cui Cleo (Yalitza Aparicio) va a prendere il piccolo Pepe all'asilo e la camera è fissa e statica sul portone aperto, richiamando ‘La Sortie de l'usine' (1885) dei fratelli Lumierè, sottolineando ancora una volta la fotografia di attività giornaliere.

Il film gioca molto sulla crescita emotiva dei personaggi: la gravidanza e la perdita del bambino di Cleo e l'accettazione della fine del matrimonio di Sofia (Marina de Tavira), questa crescita si trasmette anche tramite la ripetizione e trasformazione di alcune scene, partendo dalla primissima scena in cui scorrono i titoli iniziali in cui si vede nella pozzanghera , sul pavimento un aereo che vola e la scritta ‘Roma', scritta che ricompare anche alla fine del film, poco prima di rivedere l' aereo nel cielo. E ancora quando Antonio parte, sulla strada inizia a suonare una banda e Sofia sta ferma immobile come a estraniarsi dal contesto di musica e festa, banda che suona, sulla stessa strada, quando Sofia, Cleo e i bambini tornano dalla loro gita, gioiosi e felici.

Per passare alla scena in cui Sofia cerca a tutti i costi di far entrare la Galaxy nel portico, sfiancandola e rovinandola, scena ripresa quando la donna parcheggia, nello stesso posto, una macchina decisamente più piccola e maneggevole.

Il tema centrale della pellicola è quindi la crescita, personale e famigliare delle due donne, fulcro della famiglia.

Siamo sole. Non importa quello che ti dicono, noi donne siamo sempre sole' sono queste le testuali parole di Sofia durante un crollo nervoso, ferita dall'abbandono del marito a Cleo, ma è proprio nel momento di totale abbandono, per Sofia la separazione e per Cleo la morte del suo bambino, che si trovano insieme e unite come famiglia.

L'ambiente domestico è parte integrante del film, poche scene sono girate in luoghi aperti e con questa chiusura spaziale ci sembra quasi che tutto quello succede fuori si annulli, tanto che quasi si dimentica la situazione in Messico negli anni '70; l'unica scena in cui si percepisce il contesto storico del film è quando Cleo è a comprare la culla per il suo futuro bambino e per strada scoppia uno scontro tra manifestanti e il gruppo paramilitare degli Los Halcones.

Pur trattandosi di una storia intima e personale la regia risulta essere molto tecnica, quasi documentaristica, che non riesce a emozionare fino in fondo o a coinvolgere in tutto e per tutto lo spettatore che osserva le vicende da fuori senza percepire un coinvolgimento emotivo.

Lo stesso discorso vale anche per la fotografia che funziona per quanto riguarda la ricreazione dell'ambiente famigliare ma non fa rimanere a bocca aperta, come di solito è in grado di fare Cuarón.

La narrazione risultata a tratti esageratamente lenta, per poi prendere un ritmo più dinamico, verso la fine del film, dopo la dimissione di Cleo dall'ospedale.

Il film si presenta come una sofisticata e intima ode alle origini del regista, in un periodo storico in cui concetti come ‘famiglia', ‘origini', ‘appartenenza' sono al centro di argomentazioni politiche, Roma è tutto ciò che il cinema richiede oggi: sicurezza, tecnica, unità in un mondo dove, soprattutto quest'ultima, sta andando a scomparire.

A cura di Linda Giulio.
Pubblicato il 5 marzo 2019.

Pro:

  • Regia tecnicamente notevole.
  • Fotografia azzardata, ma con un ottimo risultato.
  • Realismo fuori dal comune.

Contro:

  • Sceneggiatura impegnativa, forse troppo lenta.
  • Preferita la tecnica all'arte.
  • Nel complesso ci si aspettava un maggiore coinvolgimento emotivo.

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