Ruben, batterista di un duo metal, si trova a dover affrontare la dolorosa e improvvisa perdita dell'udito.
Ruben, batterista di un duo metal, si trova a dover affrontare la dolorosa e improvvisa perdita dell'udito.
Film d'esordio di Darius Marder ma concepito da Derek Cianfrance (Blue Valentine, 2010; Come un tuono, 2012, co-sceneggiato dallo stesso Marder), Sound of Metal è, insieme Quella notte a Miami… (Regina King, 2020) e a Borat – Seguito di film cinema (Jason Woliner, 2020), il primo prodotto distribuito in esclusiva dagli Amazon Studios a raggiungere la stessa eco mediatica che i film del “rivale” Netflix ottengono da un paio d'anni. Il debutto di Marder, dopo essere stato relativamente snobbato ai Golden Globe, ha ricevuto ben sei candidature agli Academy Awards 2021, comprese quelle per miglior film, migliore sceneggiatura originale, miglior attore protagonista a Riz Ahmed e miglior attore non protagonista al poco più che esordiente Paul Raci.
Sound of Metal si apre con un incipit affascinante, realizzato in modo impeccabile e subito in grado di catturare lo spettatore; il primo totale che segue l'incipit è a sua volta molto bello e, anche se in modo sottile, ha il merito di presentare subito quello che si può sicuramente definire l'aspetto più notevole del film, ovvero l'equivalenza del sonoro e del visivo come mezzi espressivi. Il contrasto tra il metal iniziale e il delicato blues sulle cui note Ruben sveglia Lou riprende infatti la contrapposizione tra la fotografia scura dell'incipit e quella luminosa della scena successiva ed entrambi i piani, sonoro e visivo, esteriorizzano l'armonia del rapporto della coppia.
Nei momenti più riusciti del film è addirittura il visivo a sottostare al sonoro e in particolare l'immedesimazione con il protagonista, aspetto fondamentale dell'opera, è resa possibile proprio dal sonoro.
L'uso dell'udito come mezzo per creare empatia, oltre che originale, risulta estremamente efficace, tanto che la fruizione del film è a tratti quasi dolorosa e il primo episodio di sordità di Ruben è avvertito dallo spettatore con gli stessi sentimenti di angoscia e alienazione che prova il protagonista. La fotografia rimarca questo ricorrente senso di alienazione con il diverso utilizzo della messa a fuoco, che varia a seconda dell'interiorità di Ruben: molto pronunciata nei momenti di solitudine, più tendente alla profondità di campo quando il protagonista riesce a comunicare e dunque a mettersi sullo stesso piano di chi gli sta intorno. Analogamente la regia alterna in modo molto efficace, anche se a tratti ripetitivo, campi lunghi con sonoro “normale” a primissimi piani in quelle che sono a tutti gli effetti soggettive acustiche.
Una scelta audace sarebbe stata quella di realizzare tutto il film utilizzando questa praticamente inedita modalità della soggettiva acustica, ma per evitare una fruizione troppo faticosa il regista ha preferito “strizzare l'occhio” allo spettatore medio. Un aspetto negativo che si potrebbe imputare al film è in generale un tentativo troppo marcato, a tratti melenso, di sensibilizzazione nei confronti di una condizione che, a parte rari casi (per esempio Figli di un dio minore, Randa Haines, 1986), non è stata quasi mai trattata sul grande schermo.
A questo proposito, con l'emergere della tematica della dipendenza – l'altra colonna portante dell'opera insieme alla sperimentazione sonora, la posizione del film rispetto alla condizione della sordità si fa ambigua: se infatti ha perfettamente senso porre sullo stesso piano la dipendenza di Ruben dall'eroina e da Lou (la nascita della storia d'amore tra i due è coincisa con la disintossicazione del protagonista ed è noto che durante il primo anno di recupero le relazioni sono vietate in quanto sostitutivo della sostanza), presentare il desiderio di recuperare l'udito come il tentativo di un tossicodipendente di non fare a meno di quanto ha bisogno appare eccessivo, se non addirittura ingiusto nei confronti di coloro che vogliono fare di tutto per sovvertire la propria condizione di sordità. Questo aspetto non intacca comunque in modo pesante il valore dell'opera, che oltre all'interessantissimo sonoro vanta un comparto visivo solido quando non sopra la media e un'intensa prova attoriale da parte di Riz Ahmed.
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