L'epopea di Luke Skywalker, addestrato per padroneggiare i poteri della Forza, e della Ribellione all'Impero prosegue, di pianeta in pianeta e fra tradimenti e battaglie.
L'epopea di Luke Skywalker, addestrato per padroneggiare i poteri della Forza, e della Ribellione all'Impero prosegue, di pianeta in pianeta e fra tradimenti e battaglie.
Secondo capitolo in ordine di realizzazione della saga, dopo Star Wars – Una nuova speranza, il film ha innanzitutto il grande merito di sviluppare sapientemente gli elementi già presenti nel precedente, ampliandone l'universo e le sfumature dei personaggi. La trama, su sceneggiatura di Leigh Brackett e Lawrence Kasdan su soggetto di George Lucas, si orienta su uno sviluppo parallelo di più linee narrative, dando più respiro alle interazioni fra personaggi. Aumenta anche la gamma di contaminazioni di genere: oltre ai già presenti innesti western e fantasy, gli aspetti da racconto di guerra e spionaggio si fanno più presenti, così come il legame archetipico con la tragedia greca, esplicitata nell'edipico (e sconvolgente) plot-twist finale.
Quanto appunto alla gestione degli archetipi, L'impero colpisce ancora prosegue la propria aderenza ai canoni del viaggio dell'eroe. Luke, protagonista assoluto del film e tuttavia capace di non assolutizzare la scena, affronta il lutto, l'addestramento a un'antica sapienza cui è già destinato(e che coincide con la riscoperta di se stesso) e infine combatte con la propria nemesi fimo a confondersi con essa, diventando l'uno ombra dell'altro.
Classico nella scrittura, contemporaneo nella propria messa in dubbio di sé, Il personaggio viene interpretato in modo lodevole da Hamill, qui in una prova decisamente più adulta rispetto al primo capitolo.
Attorno al protagonista ruotano personaggi nuovamente archetipici, ma mai troppo scontati: su tutti, l'iconico Yota, che viene introdotto in questo capitolo e diventerà uno degli elementi più riconoscibili e popolari dell'intera saga (anche a livello extra-filmico è commerciale). L'operazione di recupero del mito e della fiaba in favore della fantascienza si può dire quindi riuscita, anche nella varietà e nell'esotismo delle ambientazioni, le cui scenografie sono curate dalla squadra di Norman Reynolds.
A livello visivo, la regia di Irvin Kershner e la fotografia di Wolfgang Suschitzky (The Rocky Horror Picture Show, 1975; Il pasto nudo, 1991) collaborano nel variare i toni della favola ideata da Lucas, rendendola talvolta anche più cupa a sottolinearne l'avanzamento. Da sottolineare anche gli effetti speciali della Industrial Light & Magic, che beneficia del tempo trascorso e del successo accumulato dal precedente per realizzare effetti visivi decisamente più spettacolari e verosimili, mai finita se stessi ma sempre orientati a una narrazione senza dubbio popolare, ma di ottima fattura. A fare però da padrona nella riuscita tecnica e sensoriale del film è senza dubbio la colonna sonora di John Williams, che sviluppa ulteriormente il ricorso ai leitmotiv e alla musica come elemento narrativo connotativo: preponderante diventa qui il nuovo tema della Marcia Imperiale che, confrontandosi con Wagner e Prokof'ev, oggi rimane fra i più celebri dell'intera storia del cinema.
L'impero colpisce ancora, per quanto, essendo il secondo capitolo di una trilogia, sia inevitabilmente sottoposto alla dipendenza dal seguito, è fra i migliori capitoli dell'intera saga di Guerre Stellari e fra i prodotti più rappresentativi di un regime filmico capace di coniugare intrattenimento, epica e lavoro artistico.
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