Quando un importante trafficante di marijuana decide di vendere il suo impero, i suoi acquirenti scatenano una serie di sabotaggi, ricatti e corruzioni nel tentativo di impossessarsene al prezzo più vantaggioso possibile.
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Dopo aver girato per la Disney il remake live-action di Aladdin (2019), il britannico Guy Ritchie torna alla regia di un lungometraggio scrivendo e dirigendo The Gentlemen, gangster movie difficilmente inquadrabile in un genere cinematografico ben definito. All'apparenza il film sembra infatti essere costruito come un thriller tendente all'action, ma in più di una circostanza la sceneggiatura presenta toni da commedia, mediante il ricorso a frequenti battute, purtroppo spesso inopportune e poco efficaci.
L'impressione generale è che Guy Ritchie voglia a tutti i costi stupire lo spettatore, cercando di sconcertarlo più sul piano narrativo che su quello visivo. Non sempre riesce nel suo intento. Ad ogni modo, è in tal senso che vanno inquadrate le due caratteristiche fondamentali della sceneggiatura: la prima consiste in una struttura del racconto che si dipana tramite flashback continui, che in modo originale e convincente attingono esplicitamente la loro essenza dal linguaggio metacinematografico; la seconda è invece rappresentata dal malcostruito triplo colpo di scena finale, che sfocia con tutta evidenza in un sensazionalismo forzato e fine a se stesso.
Ciò nonostante il film può essere considerato un accettabile prodotto d'intrattenimento, sebbene semanticamente vacuo e privo di elementi effettivamente innovativi.
Il soggetto consiste infatti in una banale storia criminale; la scrittura dei personaggi è superficiale e la messa in scena manieristica. Lapalissiani risultano i goffi e disperati tentativi di rifarsi al cinema di Quentin Tarantino, ricorrendo sovente a musiche pop e a un umorismo divertente solo nelle intenzioni. Persino dal punto di vista visivo Ritchie sembra volersi rifare al Maestro del pulp, utilizzando un paio di trunk-shot (ripresa dal bagagliaio), tipico marchio di fabbrica del regista americano. Ciò nonostante, la rappresentazione del conflitto tra la criminalità d'alto bordo e quella di strada delle nuove generazioni risulta appagante in termini di mero intrattenimento.
Dal punto di vista strettamente tecnico, la pellicola presenta un montaggio frenetico, che ricorre continuamente al campo e controcampo nelle discussioni, risultando funzionale al racconto, seppur visivamente non sempre impeccabile. La regia di Ritchie è per lo più derivativa, presentando movimenti di macchina sì rapidi, ma nel complesso semplici e accademici. Soddisfacente la fotografia, che sfrutta bene i punti luce, ma che delude quando non cavalca il discorso metacinematografico ben sviluppato sul piano narrativo: presentare i flashback con un filtro o un formato diverso rispetto al presente (come accennato in principio di narrazione), avrebbe probabilmente giovato in termini di godibilità visiva. Di buon livello risultano infine le interpretazioni del cast, su cui spiccano i nomi di Matthew McConaughey e Colin Farrell, con il primo protagonista indiscusso della scena e il secondo un po' più ai margini del racconto. Nota a margine da segnalare è il pessimo doppiaggio, elemento certamente estraneo alla responsabilità di Ritchie, ma comunque da rilevare al pubblico italiano.
In definitiva, The Gentlemen risulta un film senza troppe pretese, in grado di offrire un discreto intrattenimento, ma poco altro.
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