Janet, neoeletta ministra della Salute, organizza una festa con tre coppie di amici. La serata, però, si tramuta man mano in un dramma relazionale inaspettato.
Janet, neoeletta ministra della Salute, organizza una festa con tre coppie di amici. La serata, però, si tramuta man mano in un dramma relazionale inaspettato.
L'industria cinematografica anglosassone è spesso considerata intellettualmente e stilisticamente superiore a quella hollywoodiana, complice sicuramente la loro meticolosità nel produrre, mediamente, pellicole sempre sufficienti. Una realtà che negli anni è rimasta tale, e che forse ha reso lo stesso cinema inglese schiavo della propria virtù.
Sally Potter, londinese doc, nota agli appassionati per Orlando (1992), scrive e dirige The Party: una commedia nera esasperata che con british humour offre una discreta parodia dell'alta borghesia inglese. Le vicende ruotano attorno a Janet (Kristine Scott Thomas), neoeletta ministra, che organizza una piccola festa in casa propria per celebrare il successo lavorativo. Il teatrino bizzarro dei personaggi all'interno della sola scenografia della casa risulta eccessivamente forzato; maschere insensate prive di profondità che dialogano tra loro. Tuttavia,
questa approssimazione caratteriale è intrinseca nel genere stesso della pellicola: una spiritosa e folle satira politica, che si fa portatrice di critiche importanti analizzando volutamente numerose realtà sociali con genericità.
Nel complesso i temi trattati sono molteplici: il dibattito sui generi, il femminismo, l'europeismo fintamente idealista. Argomenti delicati decisamente poco approfonditi.
Il paragone con Carnage (2011), di Roman Polanski (L'ufficiale e la spia, 2019), verrebbe spontaneo a qualunque spettatore, e ovviamente è un confronto che vede The Party perdente. C'è da sottolineare però che l'intera pellicola in questione porta con sé uno humour e un'atmosfera particolarmente conforme con la cultura anglosassone, e per questo non tutti i dialoghi potrebbero aver presa su un pubblico differente.
Le componenti visive del film sono realizzate ottimamente, e nonostante una scenografia particolarmente scarna, la resa finale è buona. Grande punto interrogativo è la fotografia in bianco e nero. Il malumore sociale della pellicola o l'omaggio al cinema libero britannico degli anni '60 non giustificano sicuramente il B/N proposto. Per quanto ben conseguito infatti, appare una scelta poco artistica, piuttosto un fanatico e sofisticato esercizio di stile.
L'unico reale pregio della pellicola è la scelta delle musiche, diegetiche, che propone realisticamente generi e sensazioni differenti a seconda dei momenti cruciali della storia. Infine, ottime tutte le interpretazioni, con particolare riguardo ai personaggi di Cillian Murphy (Dunkirk, 2017) e Patricia Clarkson (Dogville, 2003), supportati da una sceneggiatura più clemente nei loro confronti.
The Party è un'opera satirica leggera e intelligente che intrattiene lo spettatore grazie alle proprie esasperazioni narrative, e che fa della festa (party, in inglese) al centro della vicenda, una grande e divertente caricatura del partito (party) politico laburista contemporaneo.
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