Un gruppo di antieroi viene incaricato di compiere una missione suicida per conto del governo americano.
Un gruppo di antieroi viene incaricato di compiere una missione suicida per conto del governo americano.
Dopo il disastroso esito di Suicide Squad (2016) di David Hayer e la parziale rivincita del personaggio di Harley Quinn in Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn (2019) di Cathy Yan, la DC Extended Universe spinge l'acceleratore verso la chiave meta-ironica e trash, affidando regia e sceneggiatura a James Gunn (Guardiani della galassia, 2014). Il risultato stavolta è nettamente superiore, dando vita ad una frenetica, divertente e divertita epopea picaresca dove l'elemento comico si coniuga felicemente con l'azione, il genere militaresco con quello fantascientifico e il cinema con i toni iperrealisti del fumetto. Il nuovo Suicide Squad è innanzitutto un manifesto di accusa al politicamente corretto, all'americanismo e alle tendenze family-friendly di Disney e Marvel. Lungi dal voler rappresentare valori civili costituiti, i personaggi DC sono volgari e squilibrati, fumano, bevono e uccidono senza remore e allo stesso tempo rappresentano alla perfezione il motto pronunciato da Taika Waititi nel cameo finale del film, secondo cui «anche i reietti hanno momenti di dignità». Suicide Squad, nel contesto americano, è soprattutto una riflessione indiretta sugli Stati Uniti della presidenza Trump, mai citata direttamente ma incarnata nel personaggio di Peacemaker, paradossale fin dal proprio soprannome. Al sospiro di sollievo dello spettatore, che finalmente si trova davanti un film dai toni liberatori, segue tuttavia il rammarico che la DC non riesca a eguagliare la propria rivale storica nella continuità e nella qualità costante dei prodotti.
A funzionare è innanzitutto la sceneggiatura rapida e dinamica, che non lascia possibilità di annoiarsi malgrado le oltre due ore di film. Lineare e a tratti volutamente sconclusionata, la narrazione si prende gioco dello spettatore giocando con i cliché, ora evidenziandoli fino al paradosso, ora ribaltandoli completamente, e gioca con le aspettative: fra i vari espedienti narrativi in questo senso, si segnalano per riuscita comica la falsa partenza con protagonisti diversi da quelli effettivi è il sanguinolento assalto all'accampamento dei ribelli, che si scoprono alleati soltanto a carneficina conclusa. Gli stessi personaggi, quando viene loro affidata una sequenza ironica, risultano funzionali: l'imbranato King Shark e gli eccessi volitivi di Harley Quinn sono un ottimo contraltare al parodistico americanismo spinto all'eccesso di Peacemaker. Meno efficaci sono tuttavia i ritratti psicologici dei singoli che appaiono fin troppo sopra le righe, forse trascinati dalla frenesia generale del film. La stessa Harley Quinn, probabilmente il personaggio più amato dal pubblico fra quelli presenti, risulta meno approfondita addirittura rispetto al primo Suicide Squad, il cui unico pregio era proprio la presenza dell'antieroina interpretata da Margot Robbie.
La regia strizza l'occhio a Quentin Tarantino e, fra movimenti di macchina scattanti, carrellate frenetiche e scene di combattimento coreografiche, non rinuncia alla meta-cinematografia dei titoli di divisione all'interno della narrazione stessa e degli inserti animati a contornare le sequenze d'azione.
Il gusto del pastiche si nota soprattutto nelle scelte musicali, composte da una commistione di brani non originali legati dalla colonna sonora di John Murphy (28 giorni dopo, 2002).
Il montaggio è di Fred Raskin, collaboratore fisso di Tarantino da Django Unchained (2012), e assieme alla fotografia satura di colori ed esplosioni di Henry Braham (Maleficent, 2019) dà vita a una sgangherata quanto efficace sfilata carnevalesca sottolineata dalla fantasia dei costumi.
Nel montaggio sonoro inesorabilmente il film perde punti dal punto di vista tecnico, con riconoscibili quanti persistenti errori di missaggio e bilanciamento audio. Si tratta di una macchia indelebile per un film altrimenti di buon livello sotto svariati profili. Quanto alle interpretazioni, all'interno di un cast tanto vario quanto ben assortito, si segnala nuovamente il tono caotico e spinto delle rese dei personaggi, che per quanto esagerate non stonano con la resa generale del film. In definitiva, Suicide Squad è una felice rivalsa della DC che, senza raggiungere la perfezione riesce tuttavia nello scopo di intrattenere. Un altro cinema di supereroi è possibile, e malgrado limiti e difetti Suicide Squad sembra indicarne la direzione con disimpegno e scanzonata ironia.
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