L'infanzia, l'adolescenza e l'inizio della vita adulta di J.R., un ragazzo con la passione per la scrittura, con un rapporto inesistente con il padre e con uno zio che sarà sua ispirazione e guida fidata.
L'infanzia, l'adolescenza e l'inizio della vita adulta di J.R., un ragazzo con la passione per la scrittura, con un rapporto inesistente con il padre e con uno zio che sarà sua ispirazione e guida fidata.
The Tender Bar è l'adattamento cinematografico, diretto da George Clooney (The Midnight Sky, 2020), del libro di memorie dello stesso J.R. Moehringer “Il bar delle grandi speranze”, opera prima in cui l'autore ripercorre alcune tappe della sua vita per diventare uomo e scrittore. Il film è quindi un coming of age autobiografico, dal sapore country e old school, in cui il protagonista insegue il sogno americano di riscatto e successo, avendo alle spalle una famiglia alquanto disfunzionale.
Quello di J.R. è un percorso di formazione ed esplorazione del suo essere: il suo nome infatti sta per Junior ma lui non conosce davvero suo padre, il “senior”, e non sa come rispondere quando tutti gli chiedono di spiegarne l'origine. È centrale il tema dell'assenza della figura genitoriale e della costante ricerca di un padre che in realtà non vuole esserlo davvero.
L'inizio della pellicola risulta promettente, concentrandosi soprattutto sulla descrizione della vita familiare e sull'instaurarsi del profondo rapporto zio-nipote, mentre non convince pienamente lo sviluppo della trama che si disperde con la crescita del protagonista. Si viene infatti catapultati dall'università a casa Moehringer, senza mai capire il vero percorso di J.R. e la narrazione si fa macchinosa, perdendo energia e originalità.
La regia di Clooney è prettamente accademica e basica mentre la sceneggiatura, curata da William Monahan, (premio Oscar per Miglior sceneggiatura per "The Departed") presenta dialoghi ben strutturati, con dinamiche realistiche e mai esasperate, ma che non riescono a compensare la fragilità della scrittura nella seconda parte del film. Il personaggio di J.R. sembra spesso mancare di pathos ed è abbastanza passivo verso gli eventi che lo coinvolgono, come la malattia della madre, la sua entrata nel mondo del giornalismo e il confronto finale con il padre, momento che perde la sua potenziale forza e sembra essere al pari di una scena transitoria. Poco approfondito è anche l'aspetto relazionale della vicenda amorosa con Sydney: la formazione sentimentale del protagonista appare quindi debole e piatta. Ben costruita e caratterizzata è invece la figura di Charlie, interpretata da un ottimo e convincente Ben Affleck (candidato ai Golden Globe com miglior attore non protagonista), uno zio sempre presente, esuberante ma dotato di grande saggezza ed empatia, con molta influenza sul protagonista a cui regala insegnamenti di vita importanti.
Il comparto attoriale, ad eccezione di Affleck, risulta un po' sottotono, con performance nella media e poco memorabili. Salta all'occhio inoltre la mancata somiglianza fisica, soprattutto per tratti e colori del viso, tra J.R. bambino e J.R. adolescente. La fotografia ha una patina vintage dove predomina il colore giallo che sembra funzionare abbastanza nelle scenografie interne, come nella casa per rendere caldo l'ambiente familiare, ma che diventa fin troppo evidente nelle scene esterne alla luce naturale. Il soundtrack è composto da canzoni variegate che ben si adattano a ricreare l'atmosfera degli anni settanta e ottanta, come l'iconica “It's your thing” dei The Isley Brothers.
In conclusione, The Tender Bar è una corsa verso il sogno americano, forse poco emozionante e coinvolgente perché fa sperare allo spettatore l'arrivo di quel qualcosa in più che però non arriva mai. La pellicola non presenta particolari errori ma manca di linfa, non lascia quel segno forte e riconoscibile e non riesce a trovare una sua vera identità in mezzo ad altri film dello stesso genere.
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