Un mercenario viene incaricato di salvare il figlio di un noto signore della droga di Dacca, Bangladesh.
Un mercenario viene incaricato di salvare il figlio di un noto signore della droga di Dacca, Bangladesh.
A seguito dell'enorme successo mediatico e cinematografico che la Marvel aveva e stava riscuotendo in tutto il mondo, lo stuntman e regista Sam Hargrave viene incaricato, al suo primo lungometraggio, di dirigere un film d'azione basato sulla sceneggiatura di Joe Russo, ora ben noto per la codirezione di Avengers – Endgame. È quindi evidente che la scelta di assegnare il ruolo del protagonista a Chris Hemsworth non sia stata casuale, bensì una chiara decisione commerciale della produzione (nel quale compaiono proprio i fratelli Russo).
Il soggetto di base, delineato sostanzialmente dall'uomo americano (questa volta australiano) devastato dal proprio passato, che con fare invincibile elimina ogni altro uomo che gli si pone davanti, è piuttosto banale; e optare per un racconto prevalentemente basato su sparatorie, non aiuta il film ad elevarsi dalla restante massa di pellicole dal genere action.
A questo proposito è la sceneggiatura che si prende le colpe maggiori per questo totale fallimento. Al di là dell'estrema convenzionalità della trama, riassunta più correttamente nel titolo originale Extraction (estrazione), il film è cosparso assiduamente da mere banalità narrative e da dialoghi sciocchi (uno tra i tantissimi, quando il ragazzo afferma di vederlo più come un Brad, che come Tyler), che però non risultano funzionali a nessun preciso evento, come invece spesso accade. Se, per esempio, in Fight Club e Arrival, pellicole completamente distanti da questo preso in considerazione, mostrare la sequenza finale ha uno scopo di ciclicità narrativa (e simbolica) considerevole, in Tyler Rake questo impiego non ha nessun fine preciso, se non quello di convincere lo spettatore che fino alla scena palesata, il nostro protagonista sicuramente non può morire. In aggiunta il paradosso per cui gli indiani parlino alternatamente in indiano e in inglese per non gravare (presumibilmente) allo spettatore il carico di leggere i sottotitoli, non ha senso.
Una delle poche componenti che permettono al film di non affondare nel completo disastro è l'eccezionalità delle scene d'azione. Una sola in particolare, dalla durata di circa 11 minuti, prevede un mirabolante finto piano sequenza caratterizzato da rapidi movimenti di macchina, che valorizzano sia gli spazi ridotti dei palazzi che le strade affollate di Dacca. La presenza di Sam Hargrave in regia, stimato stuntman hollywoodiano, regala allo spettatore una sequenza unica nel suo genere, che ricorda solamente in parte i film di un altro stuntman che negli ultimi anni si è dedicato alla professione di regista, Chad Stahelski (John Wick, 2014; Bird of Prey – E la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn, 2019).
È un peccato però che sia l'unica scena propriamente innovativa; inoltre, la fotografia, insufficiente, e che non sembra variare nel corso della pellicola, offre soltanto una monocromia costante e fastidiosa.
Se tutto ciò non fosse abbastanza, le interpretazioni di certo non brillano. Chris Hemsworth (Avengers – Endgame, 2019; Men in Black – International, 2019), a metà tra l'invincibile Thor e l'ubriacone dell'ultimo capitolo degli Avengers, sembra irrimediabilmente vittima del suo personaggio. Anche gli attori secondari più noti, quali Golshifteh Farahani (Nessuna verità, 2016; Paterson, 2016) e David Harbour (I segreti di Brokeback Mountain, 2005; Hellboy, 2019), non trovano la quadra, penalizzati certamente da una sceneggiatura ridicola.
Buono il trucco ma pessime le musiche, che con soliti archi in sustain cercano di replicare (ancora una volta) i soliti temi dei film action senza aggiungere nessuna personalità, inserendo la classica base-line della drum machine Roland TR-808 senza trattamento dell'attacco e della dinamica.
L'errore di aver curato maggiormente il reparto della regia, tralasciando in questo modo le restanti componenti del film, non paga assolutamente. Una sceneggiatura più studiata e accurata avrebbe sicuramente aiutato la pellicola ad emergere dall'immensa quantità di film azione che Netflix annualmente propone: un'opportunità sprecata.
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