La giovane Eloise, aspirante stilista, una volta giunta a Londra scopre di avere una misteriosa e inquietante connessione con una ragazza uccisa negli anni '60.
La giovane Eloise, aspirante stilista, una volta giunta a Londra scopre di avere una misteriosa e inquietante connessione con una ragazza uccisa negli anni '60.
Presentato fuori concorso alla 78esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, Ultima Notte a Soho segna il ritorno alla regia di Egdar Wright dopo il successo di Baby Driver (2017). La Londra odierna e la Londra degli anni sessanta si intrecciano in un thriller avvincente che prende ispirazione dai grandi classici dell'orrore, di cui il regista stesso si è dichiarato grande estimatore, tra cui Dario Argento (Profondo Rosso, 1975; Suspiria, 1977), Alfred Hitchcock (La Donna che visse due volte, 1958; Psycho, 1960) e Mario Bava (La Maschera del Demonio, 1960; Cani Arrabbiati, 1974).
L'effimera bellezza della Swinging London è attrazione fatale per la giovane Eloise, che tentando di scappare dalla soffocante realtà in cui si trova, si adagia nel suo viaggio spiritico in compagnia di Sandie. Ma si sa che non è tutto oro ciò che luccica e ben presto le luci scintillanti si trasformano in psichedelici incubi e con lo stesso processo anche la pellicola sembra perdere lo smalto iniziale per soccombere in una seconda parte che non è all'altezza della prima, e che per lo più si perde in clichè e in jump scare.
I primi atti della narrazione raggiungono un alto livello su tutti i fronti, a partire dall'aspetto visivo, non solo la regia di Wright si rende riconoscibile nello stile e nei dettagli (come l'espediente degli specchi) ma è in grado di dare alle sue scene un'attrattiva visiva rara, merito anche della fotografia curata da Chung Chung - hoon che già ha avuto ampia esperienza nel genere con il regista Park Chan - wook (Old Boy, 2003; Stoker, 2013).
La ricostruzione della Londra degli anni '60, tanto glamour quanto sporca, si articola su più fronti, dall'uso di luoghi reali come il famoso Cafè de Paris, fino al superbo lavoro sui costumi, che assumono un'importante posizione nella narrazione, sia su Sandie, che perde progressivamente i suoi sogni e la sua innocenza come indossa vestiti sempre più succinti, sia su Eloise, che letteralmente veste i panni - i vestiti - di Sandie.
Doveroso anche citare la colonna sonora, tra cui le due reinterpretazioni di Downtown e You're My world di Anya Taylor - Joy.
L'accuratezza e l'attenzione ai dettagli non si limitano solamente al reparto tecnico - visivo, ma si estendono anche nell'azzeccatissimo lavoro di casting. A partire da Thomasin McKenzie (Jojo Rabbit, 2019; Old, 2021) che incarna perfettamente Ellie in tutte le sue sfumatura, da quelle più dolci e disilluse, fino al traumatico cambiamento a cui deve obbligatoriamente sottoporsi con l'avanzare della narrazione. Magnetica e fatalmente incantevole Anya Taylor Joy (The Witch, 2015; Emma, 2020) in una delle performance migliori di quest'anno e menzione d'onore anche a Matt Smith (Doctor Who, 2010 - 2014; The Crown, 2016 - 2017), malgrado il tempo sullo schermo ridotto.
Avanzando verso la seconda parte del film, e come già citato, la sceneggiatura sembra disperdersi sia per quel che riguarda gli intenti della narrazione che proprio nel genere stesso. La curata pellicola perde lo splendore iniziale per lasciare spazio a una vena eccessivamente horror che stona con quanto narrato fino a quel momento, forse accelerando troppo prematuramente il finale, insistendo con quell'idea di spavento che sembra troppo artificiosa per i toni precedentemente utilizzati. Ultima Notte a Soho poteva quindi essere uno dei migliori film di questa annata cinematografica, ma la decadenza nella narrazione accompagnata dall'abbandono dell'estetica iniziale e una serie di incertezze nelle sceneggiatura fanno perdere tanta della meraviglia creata nella prima parte.
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