Andrew, batterista di una prestigiosa scuola musicale, dà tutto se stesso per farsi notare e diventare il migliore nel suo campo. Ben presto però, dovrà fare i conti con uno spietato maestro e l'agguerrita concorrenza di chi lo circonda.
Andrew, batterista di una prestigiosa scuola musicale, dà tutto se stesso per farsi notare e diventare il migliore nel suo campo. Ben presto però, dovrà fare i conti con uno spietato maestro e l'agguerrita concorrenza di chi lo circonda.
A metà tra quello che potrebbe essere un tipico racconto di formazione e un film sportivo che si delimita nello schema limite-allenamento-gara finale, Whiplash si configura come un lavoro di genere atipico, che inizia il filone del regista Damien Chazelle (La La Land 2016; First Man – Il Primo Uomo, 2018) di visione critica dei concetti (tipicamente americani) di vittoria e sacrificio.
La sceneggiatura, seppur partendo da un soggetto semplice, riesce a costruire un'ottima tensione emotiva con dei colpi di scena distribuiti nel corso della narrazione in ottima maniera.
Sebbene gli eventi a tratti risultino evidentemente romanzati, colpiscono per il realismo con cui vengono narrati.
Interessante anche il lavoro sui dialoghi, primi tra tutti quelli tra il maestro e l'allievo, in cui vengono distrutti i soliti perbenismi competitivi a favore di una più spietata, e reale, concezione della sfida.
L'ottimo lavoro di scrittura prosegue anche per i personaggi, a partire da Andrew che rappresenta un protagonista né buono né cattivo ma ambizioso, e che si impegna con tutto sé stesso per raggiungere il suo scopo e, come è giusto alla sua età, sbaglia e paga i suoi errori che lo porteranno a una crescita emotiva e personale. Grazie alla costruzione di questo personaggio lo spettatore è facilmente coinvolto nella pellicola e riesce a immedesimarsi nel protagonista.
Fletcher invece, personaggio controverso ed enigmatico, riprende piuttosto esplicitamente alcune delle caratteristiche del celeberrimo colonnello Hartman di Full Metal Jacket (esplicativo in tal senso anche il richiamo a “Palla di Lardo”, lo sfortunato grassottello di turno bullizzato dalla compagnia).
Il lavoro di regia si concentra molto sulla figura gravitazionale dell'insegnante, le inquadrature riescono a dare austerità al suo personaggio, con primi piani che risaltano tutta l'abilità di rappresentare J.K. Simmons (Spiderman, 2002; Juno, 2007) un ruolo complesso, in cui si correva il rischio di banalizzare il personaggio, cadendo in facili stereotipi.
La regia cura inoltre molti dettagli sulle prospettive e introspettive dei protagonisti e regala dei buoni stacchi a tempo di musica, aumentando il concetto generale della musicalità della narrazione.
Protagonista sottintesa è ovviamente la musica, i brani jazz che pervadono la pellicola sono il punto di convergenza del film, che oltre all'accompagnamento regalano alla pellicola ritmo e tensione, lavorando così sul crescendo di suspense narrativa.
La bravura di Justin Hurwitz, fidato collaboratore di Chazelle, risiede nella capacità riarrangiare e creare pezzi Jazz in modo che risultino apprezzabili anche all'orecchio meno esperto.
Infine, il montaggio sonoro. È eccezionale, soprattutto se si considera la difficoltà del genere. Quando si registrano concerti da inserire in un film, infatti, occorre una certa dimestichezza, ad esempio, tra le inquadrature dei singoli strumenti, che devono quindi risaltare rispetto agli altri, e il resto della composizione musicale. In Whiplash, il lavoro svolto in tal senso è ottimo.
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