Il film narra le origini di Wonder Woman, celebre eroina dei fumetti che intervenendo nel primo conflitto mondiale salva le sorti dell'umanità.
Il film narra le origini di Wonder Woman, celebre eroina dei fumetti che intervenendo nel primo conflitto mondiale salva le sorti dell'umanità.
Dopo aver fatto la sua prima comparsa nel DC Extended Universe in Batman v Superman: Dawn of Justice (2016), Wonder Woman torna sul grande schermo con una pellicola a lei interamente dedicata. Il film consiste infatti in un lunghissimo flashback, attraverso cui la celebre eroina dei fumetti ripercorre le sue origini, dall'infanzia sull'isola di Themyscira alla prima missione in difesa dell'umanità nel corso della Grande Guerra, scenario ben diverso rispetto al secondo conflitto bellico rappresentato nei fumetti, ma comunque richiamato più volte dalla trama. Come dichiarato da Patty Jenkins (Monster, 2003), regista del film al suo secondo lungometraggio, la scelta di preferire la Prima guerra mondiale alla Seconda sarebbe dovuta a un contesto storico più fertile per far nascere il personaggio di Diana, sia per motivi semantici (donne ancora sprovviste del diritto di voto), sia per valorizzare alcuni espedienti scenografici (presenza di trincee, mitragliatrici e gas tossici). Ciò nonostante, l'impressione è che l'obiettivo non sia stato perseguito fino in fondo: da una parte, perché i tedeschi vengono tratteggiati più come nazisti che come soldati del Secondo Reich, dall'altra perché in questo modo diventa difficile giustificare lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Detto in altri termini, se Wonder Woman ha sconfitto Ares nella Grande Guerra portando la pace nell'umanità, come si giunge alle follie di Hitler del 1939? E, ancora, come si giustifica un conflitto così lungo (ben sei anni) con Diana Prince ormai stabilmente in difesa dell'umanità?
Ad ogni modo, mettendo da parte disquisizioni estemporanee e meramente teoriche che poco hanno a che fare con il film in esame (essendo piuttosto rivolte alla coerenza dell'Universo Esteso DC), passiamo ad analizzare in modo più specifico la pellicola, che pur avendo riscosso un discreto riscontro da critica e pubblico non risulta esente da grossi difetti.
In primo luogo occorre soffermarsi sulla sceneggiatura, il cui unico pregio sembra essere la linearità della narrazione. Per il resto, ogni personaggio è scritto in modo approssimativo, presentando una caratterizzazione banale e prevedibile. I dialoghi, inoltre, risultano per lo più scontati e quasi mai divertenti; la linea comica della protagonista, frutto della sua aria costantemente spaesata, si dimostra alla lunga ripetitiva, stancando lo spettatore del suo continuo stupirsi per (quasi) ogni cosa (Diana non ha mai visto un orologio, né sa cosa sia un matrimonio, ma accetta senza alcuna meraviglia di farsi una foto). La durata superiore alle due ore risulta quindi spropositata per un film dal soggetto sviluppato in modo tanto scontato e dozzinale.
Dal punto di vista strettamente tecnico purtroppo le cose non migliorano. La regia risulta estremamente videoludica, tentando di distinguersi solo con qualche virtuosismo fine a se stesso. Anche il montaggio presenta diversi errori, mostrando qualche scavalcamento di campo di troppo (come quello, incomprensibile, della scena del ballo), ma riesce ad accelerare il giusto nelle fasi action, senza diventare eccessivamente frenetico (cosa che ad esempio è stata constatata nel caso di Mulan, 2020). La fotografia del film è mediocre, spesso troppo patinata, e la scenografia, seppur talvolta affascinante, si dimostra nel complesso poco originale, non riuscendo ad evitare qualche timida imitazione dell'universo Marvel.
A destare più perplessità sono tuttavia gli effetti speciali, estremamente invasivi e tecnicamente mal realizzati.
La CGI risulta evidentissima, non riuscendo sempre a camuffare i tantissimi green screen impiegati sul set ed esasperando fino all'inverosimile il ricorso al fast motion (soprattutto nell'aberrante finale). A completare il quadro sono musiche anonime e in alcuni frangenti in pieno stile James Bond (banalissimo riferimento al fatto che il capitano Steve Trevor sia una spia americana). A salvarsi del tutto sono soltanto il sonoro e i costumi. Questi ultimi, pur non essendo eccelsi, riproducono abbastanza fedelmente le uniformi dei soldati in guerra e conferiscono alla protagonista un fascino vicino a quello del fumetto. Non altrettanto convincenti risultano tuttavia le interpretazioni del cast: nonostante l'indiscussa bellezza, Gal Gadot è sempre inespressiva, mantenendo la medesima espressione facciale e la stessa intensità di movimenti, prescindendo dalla situazione; parlare con l'amato Steve o con il temibile Ares non sembra che per lei faccia una così grande differenza. Poco convincenti infine sia Chris Pine, mai in parte, sia David Thewlis, non molto credibile nei panni del crudele Ares.
In definitiva, Wonder Woman è un film fallimentare, che oltre a non essere in grado di intrattenere a lungo lo spettatore, finisce anche per offrire un prodotto visivamente scadente, non riuscendo a sfruttare l'enorme budget messo a sua disposizione (ben 150 milioni di dollari).
Caricamento modulo